Genk Updates: Manifesta top five. Le cinque migliori opere nella miniera di carbone a nostro insindacabile giudizio. Siete d’accordo?
prima posizione – Carlos Amorales. La sua Coal Drowing Machine è l’oggetto più ammaliante di tutta Manifesta. Un grande plotter stampa lunghi drappi di carta con un tratto dal sapore di carboncino. Al di là dell’ennesimo riferimento al carbone, stucchevole perché presente nella stragrande maggioranza delle opere in mostra a Genk, il lavoro innesca dei meccanismi di riflessione in […]
prima posizione – Carlos Amorales. La sua Coal Drowing Machine è l’oggetto più ammaliante di tutta Manifesta. Un grande plotter stampa lunghi drappi di carta con un tratto dal sapore di carboncino. Al di là dell’ennesimo riferimento al carbone, stucchevole perché presente nella stragrande maggioranza delle opere in mostra a Genk, il lavoro innesca dei meccanismi di riflessione in particolare sul rapporto tra l’uomo, la macchina, la creatività. Il risultato estetico è sorprendente, aiutato da un allestimento delle opere a mo’ di labirinto.
seconda posizione – Nemanja Cvijanovic. L’artista (italo)croato, come abbiamo già scritto qualche giorno fa, segna la colonna sonora di questa Manifesta. Il suo The Monument to the Memory of the idea of the Internationale è un carillon appoggiato su un piedistallo, come un piccolo monumento. Da lì invita lo spettatore a interagire semplicemente girando la manovella. Il suono viene amplificato da un sistema di microfoni fino ad uscire con forza dalla grande fabbrica. Ottimo lavoro sullo spazio, ottima analisi politica e sociale senza cadere nella retorica noiosa di molti altri lavori, anzi giocandoci su.
terza posizione – David Hammons. Sfortunatamente troppo legato al tema carbonifero che ha reso eccessivamente compilativa e didascalica tutta Manifesta, ad ogni modo il trenino elettrico di David Hammons non esce dal podio. Bello il paesaggio di code di pianoforte nel quale è costretto ad una gimkana.
quarta posizione – Kuai Shen. Naturale e artificiale, animale e umano, visivo e sonoro. L’installazione dell’artista ecuadoregno riesce a far interagire con estrema scioltezza tutti questi elementi. I movimenti e i suoni prodotti da una colonia di formiche (audio e video-sorvegliate) mettono in moto due giradischi, che scratchano senza sosta, come dj impazziti.
quinta posizione – Magdalena Jitrik. Composito il progetto che l’artista argentina ha presentato a Manifesta in onore degli interscambi tra Lev Trotsky e Victor Serge. Nelle pochissime opere pittoriche in mostra questa spicca non tanto per i contenuti o le qualità dei quadri, quanto per il loro allestimento geometrico in proiezione. Per un’arte volitiva, utopistica.
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