Un’eccezionale collezione fotografica da vedere in mostra a Lugano
Riunisce duecento immagini presenti nella collezione di Thomas Walther la mostra allestita al MASILugano. Una immersione nella fotografia del secolo scorso in compagnia degli artisti che ne hanno scritto la storia.
È un’occasione straordinaria quella presentata dal MASI di Lugano. È l’attraversamento di uno dei momenti più importanti della storia della fotografia e della cultura del XX secolo, quello del modernismo, attraverso la collezione di Thomas Walther che, a partire dalla fine degli Anni Settanta, ha raccolto con grande acume e conoscenza le opere vintage, realizzate fra il 1900 e il 1940, da coloro che hanno dato vita a un significativo rinnovamento del linguaggio fotografico, in stretta relazione con l’arte. La collezione di Walther è stata poi ceduta al MoMA di New York, che la conserva nel migliore dei modi, ma che non la può, per ovvi motivi legati proprio alla conservazione, tenere esposta.
LA COLLEZIONE DI THOMAS WALTHER IN SVIZZERA
A Lugano sono presentati 200 pezzi della collezione, nella mostra curata da Sarah Hermanson Meister, accompagnata da un volume edito da Silvana Editoriale in collaborazione con il museo americano. Tutto inizia con Camera Work, una delle più intelligenti esperienze editoriali del secolo scorso, una rivista durata una quindicina d’anni in cui le fulgide intelligenze di Alfred Stieglitz ed Edward Steichen, due figli dell’Europa, emigrati bambini negli Stati Uniti, raccolgono saggi, fotografie, anche storiche, e promuovono le opere d’arte delle avanguardie europee. I due avevano anche una galleria sulla Fifth Avenue, la 291, in cui vennero esposte negli Stati Uniti dei primi Anni Dieci le opere di Constantin Brancusi, Paul Cézanne, Henri Matisse, Pablo Picasso, Auguste Rodin, Henri Rousseau e Henri de Toulouse-Lautrec, con un’apertura straordinaria, che avrebbe avuto le conseguenze che tutti conosciamo per lo sviluppo dell’arte americana. “’Camera Work’ colmò il divario fra l’estetica eterea del pittorialismo e la schiettezza del modernismo fotografico nordamericano che ne sarebbe seguito: una trasformazione influenzata dall’incessante ricerca del nuovo da parte di Stieglitz e dalla sua insofferenza per qualsiasi approccio che guardasse al passato”, spiega nel suo saggio la curatrice.
LE FOTOGRAFIE IN MOSTRA A LUGANO
In mostra sono riunite le opere dei protagonisti di quella stagione straordinaria, ma ad apparire interessante è il criterio scientifico e curatoriale con cui le opere sono state raccolte e accomunate. Così ci troviamo di fronte a sezioni come Vita d’artista, in cui Claude Cahun è posta accanto a Florence Henry, ad August Sander, ad André Kertész, a Man Ray, a Lucia Moholy. E quindi la sezione Purismi, con le preziose immagini di Paul Strand, padre di molto di tutto questo, di Edward Weston, ma anche di fotografi meno conosciuti al grande pubblico, nonostante la singolare grandezza, quali Bernard Shea Horne o Jaroslav Rössler. E che dire del ritratto che Stieglitz fa all’amata Georgia O’Keeffe?
E quindi le immagini dedicate alla grande città, con letture che hanno lasciato un’eredità imprescindibile a tutti coloro che si sono occupati in seguito di questo tipo di immagini. Da Walker Evans a Umbo, ancora accoppiamenti giudiziosi, per citare Gadda, che chi scrive trova emozionanti. Immagini poco viste soprattutto nel mondo italiano, come quelle di Alvin Langdon Coburn, Ilse Bing, Albert Renger-Patzsch, maestro della fotografia di industria.
E quindi il mondo moderno e gli straordinari Esperimenti nella forma, con personaggi del calibro di Raoul Hausmann o di Franz Roh. E ancora i Realismi magici con il capolavoro un po’ da prestigiatore d’altri tempi di Herbert Bayer, Umanamente impossibile, autoritratto mozzafiato del 1932, in cui l’artista si scompone.
‒ Angela Madesani
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