Folla e follia secondo Cian McLoughlin. Una mostra a Dublino
Dopo il lockdown più lungo d’Europa, l’Irlanda riapre. Musei, gallerie e street artist hanno finalmente ritrovato il proprio pubblico. Siamo andati a vedere cosa succede a Dublino, in particolare alla Molesworth Gallery, dove è in mostra un talentuoso pittore.
In Irlanda è terminato il lockdown più lungo d’Europa. Ovunque si è diffusa un’atmosfera che ha portato a una rapida riorganizzazione di mostre, festival, residenze per artisti e tanto altro. Tra tutte, Dublino è la città maggiormente coinvolta in questo fermento artistico. Molte sono le gallerie che hanno celebrato la riapertura con nuovi opening.
Un esempio è la Molesworth Gallery che ha presentato il nuovo progetto dell’artista Cian McLoughlin (Dublino, 1977) intitolato Madness and the Cure for Madness.
CIAN MCLOUGHLIN FRA ASTRAZIONE E FIGURAZIONE
Cian McLoughlin è uno dei pittori figurativi più importanti d’Irlanda. Nelle sue opere, dà voce all’esigenza di portare alla luce le ansie e l’incapacità dell’uomo di controllare i propri istinti attraverso la ragione, indagando le profondità più recondite della natura umana.
La sua precedente produzione si è concentrata maggiormente sulla ritrattistica. Il progetto Madness and the Cure for Madness, invece, si focalizza sull’immagine della folla, amplificando il carattere astratto della pittura. Trame di segni, grovigli, grumi di materia pittorica caratterizzano le grandi tele che compongono questo ciclo.
LA PSICOLOGIA DELLA FOLLA TRA ARTE E FILOSOFIA
Il concetto della folla ha da sempre affascinato studiosi e filosofi. Sin dalla fine dell’Ottocento si possono rintracciare varie pubblicazioni sull’argomento. La più famosa è quella dello psicologo francese Gustave Le Bon, La psicologia delle folle. Nel suo libro, Le Bon sottolinea l’accezione negativa della folla. L’“anima collettiva” che si viene a creare è mossa da “moti casuali”, è poco incline al dialogo: perdendo l‘individualità, l’uomo smarrisce anche la propria caratteristica razionale che frena gli istinti.
Sigmund Freud, invece, nega la possibilità che la psicologia delle folle sia differente da quella individuale. Secondo il neurologo austriaco, il comportamento della folla è determinato dal rapporto di identificazione che si stabilisce tra i suoi componenti, da una ricerca di amore e comprensione reciproca. Questo, in seguito, porta alla formazione di un’identità unica.
Le riflessioni di McLoughlin partono invece da un’affermazione dello storico francese George Lefebvre: “Forse è solo tra la folla che le persone abbandonano le loro meschine preoccupazioni quotidiane e diventano soggetti della storia“. L’artista comincia così a esaminare il fenomeno del comportamento della folla e l’istinto di aggregazione e la relazione con gli altri.
Fondamentale diventa la curiosità del contatto fisico, l’unione, la compressione dei corpi che si tramutano in massa, perdendo la propria individualità e i propri contorni. La macchia è l’elemento pittorico che riesce a rendere visive le esplorazioni di McLoughlin, permettendo di creare un gioco di forme indistinte ma definite, casuali ma composte, dense di una forza espressiva ed evocativa.
LA PITTURA A DUE DISTANZE DI CIAN MCLOUGHLIN
McLoughlin combina i suoi lavori in quella che definisce pittura a due distanze: “La prima con il naso appoggiato alla tela, dove la pittura ha una qualità astratta e sensoriale; la seconda vista da lontano, dove la forma e la composizione diventano più coerenti. Penso che la pittura sia il mezzo perfetto per assorbire queste apparenti opposizioni di astrazione e figurazione”. È in questo modo che il quadro nasce e si rivela. Le macchie di colore delle opere si combinano e in lontananza prendono le sembianze di una folla che celebra la propria unione.
LA FOLLA COME METAFORA DELLO SMARRIMENTO
Queste fitte composizioni di colori sembrano suggerire spazi, paesaggi, ambientazioni di eventi in divenire, ma anche una riflessione nostalgica su quell’assenza e vuoto che si è venuto a creare a causa delle inaspettate circostanze dei nostri tempi. McLoughlin afferma che “in questa serie la folla diventa metafora della perdita di sé, sentimento di appartenenza e arena per l’espressione delle nostre emozioni più forti”.
Con questa sua riflessione l’artista sottolinea quella che è anche la dimensione sociale della folla nella vita dell’uomo, e lo smarrimento dovuto ai bruschi cambiamenti dell’ultimo anno. La folla è compatta, confusa, indistinta. È viva, coinvolge, ma allo stesso tempo fa inconsciamente avvertire lo straniamento da quella realtà che tristemente non si riconosce più.
– Michela Sellitto
Dublino // fino al 30 giugno 2021
Cian Mcloughlin – Madness and the Cure for Madness
MOLESWORTH GALLERY
16 Molesworth Street
www.molesworthgallery.com
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