Presentato a Torino Verso. Fondazione Sandretto e Regione Piemonte insieme per i giovani
Un progetto lungo un anno, rivolto alla fascia d'età 15-29 anni, con l'obiettivo di coinvolgere 100mila giovani torinesi e piemontesi. Vi raccontiamo tutte le iniziative di “Verso”, e giovedì si inizia con la prima mostra.
Se c’è una critica che si può fare alle istituzioni artistiche – siano essere pubbliche, private o “miste” – è l’aver ceduto a una bulimia di eventi digital durante il primo lockdown per poi, dopo l’estate 2020, restare in passiva attesa del ritorno-alla-normalità, senza porsi in maniera radicale una serie di interrogativi per pensare proattivamente il futuro.
VERSO: IL PROGETTO DI FONDAZIONE SANDRETTO RE REBAUDENGO E REGIONE PIEMONTE
Verso, il progetto appena presentato dalla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino, va felicemente controcorrente sin dal suo nome, poetico e performativo (ricordate cosa diceva Austin degli atti linguistici, di come si possano fare cose con le parole?). Un progetto controcorrente perché fa esattamente ciò che dovrebbero fare tutti i soggetti coinvolti nella costruzione di orizzonti di possibilità che non siano la mera ripresa del tran tran pre-Covid – che peraltro era lungi dall’essere uno scenario ideale, nell’ambito dell’arte contemporanea così come in tanti altri settori. Controcorrente innanzitutto perché non snatura la propria esperienza, il proprio know-how, i propri obiettivi. Quindi, nella fattispecie, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo continuerà a produrre e presentare mostre, a fare mediazione culturale e via dicendo. Ma su questa progettualità innesta, per un anno intero (fino a luglio 2022) un progetto curato e prodotto insieme all’Assessorato alle Politiche Giovanili della Regione Piemonte, sviluppato nel quadro del Fondo nazionale per le politiche giovanili. Un progetto declinato in un ventaglio di iniziative, naturalmente tutte correlate fra loro e articolate in mostre, workshop, incontri, visite e conferenze. Fino a qui, tutto “normale”, per così dire, perché sono attività che l’istituzione torinese propone con successo da un paio di decenni. La particolarità è che il target di Verso è specificamente quello dei giovani di età compresa fra i 15 e i 29 anni. L’obiettivo è ambizioso: si punta a coinvolgerne, fra attività in presenza e in remoto, almeno 100mila – sì, esatto: centomila.
I TEMI E IL MODELLO DI PROGETTAZIONE DI VERSO
I motivi di interesse sono molteplici. A partire dal modello produttivo, che anche in questo caso ricalca una best practicedella fondazione torinese, ma approfondendola e adattandola sartorialmente al progetto. Ci riferiamo alla coprogettazione sin dall’origine delle attività, il che significa far lavorare insieme tutti i dipartimenti e gli attori coinvolti, utilizzando in maniera consapevole ed efficace strumenti come i focus group e i brainstorming: ogni proposta di Verso origina dunque da un confronto fra artisti, curatori ed educatori, con il contributo di figure e istituzioni esterne alla fondazione, in primis la Biennale Democrazia. Quanto ai macrotemi fondanti il progetto, sono ambiziosi anch’essi: “L’autonomia e la realizzazione delle generazioni più giovani, la loro partecipazione alla vita sociale e politica, la prevenzione e problematizzazione delle ‘nuove dipendenze’”, snocciola Patrizia Sandretto Re Rebaudengo. Per dirla brutalmente: qui l’arte assolve una funzione, addirittura diventa strumentale – pur nella sua sacrosanta autonomia espressiva. In altre parole ancora, l’arte torna a essere una chiave attivamente interpretativa del reale, assumendo inevitabilmente ed etimologicamente un ruolo politico; e infatti, spiega il curatore Bernardo Follini, “tra le aree di ricerca sarà analizzato il linguaggio, assunto come dispositivo di produzione di opinione e soggettività, l’assemblea come luogo di confronto democratico, il ragionamento politico come arena di messa in discussione del reale, la tecnologia come ambito di costruzione del sé, lo spazio urbano come scenario di emancipazioni e conquista di diritti”.
VERSO: DALLE MOSTRE ALLA COMUNICAZIONE
In pratica, quali saranno le attività proposte? Impossibile qui elencarle tutte, poiché sono davvero innumerevoli. Basti dire innanzitutto che il programma è suddiviso in tre stagioni (ovvio il riferimento alle serie tv), che il display in cui si terranno le attività in presenza è stato pensato dallo studio di architettura Orizzontale e che si parte già questo giovedì 24 giugno con l’inaugurazione della mostra collettiva Burning Speech, curata dallo stesso Follini e da Irene Calderoni, cui seguirà a settembre la personale Neural Swamp di Martine Syms. Anche il public programme, la cui curatela è affidata a Lucrezia Calabrò Visconti, non si farà attendere, visto che il primo appuntamento è fissato per il 30 giugno, con un incontro che si terrà sul canale Instagram di Verso e che vedrà in dialogo Marianna Filandri, Cathy La Torre e Alessandro Sahebi. E ancora, l’8 luglio partirà il programma educativo, articolato nelle tre formule delle visite guidate Lets’Talk, Lets Read e Let’s Lab e nei laboratori Posizionamenti e Tra parentesi – tutti rigorosamente gratuiti. Dulcis in fundo, i workshop e i gruppi di ricerca, pubblicizzati tramite bando sui siti del progetto e della Regione Piemonte, che permetteranno ai giovani in target di fare esperienze in gruppi ristretti e in maniera intensiva. Gratuiti anch’essi? No, nel senso i giovani e le giovani selezionate (saranno cinquanta al termine del progetto) godranno di una borsa di ricerca di 2mila euro. Il primo appuntamento vedrà come tutor Simone Frangi e si svolgerà dal 1° settembre al 30 novembre, con un bando che si apre il 25 giugno. Infine, la comunicazione. A testimoniare ulteriormente l’autonomia del progetto Verso, pur nel solco delle attività consuete della fondazione, c’è il sito web verso.fsrr.org e l’account Instagram @verso.mag, entrambi sviluppati dall’agenzia torinese Genio (non si preoccupino i fan del social media manager Silvio Salvo: i canali della fondazione resteranno ovviamente attivi). In conclusione, un progetto di ampio respiro, senz’altro complesso e con obiettivi importanti. Se funzionerà, come ci auguriamo, avrà l’ulteriore responsabilità di dover creare un modello scalabile e, con i dovuti adattamenti, replicabile in altre città e regioni italiane. E magari europee.
– Marco Enrico Giacomelli
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati