Enrica Borghi – Lost and Found
La nuova mostra personale dell’artista Enrica Borghi, a cura di Marco Tagliaferro.
Comunicato stampa
Inaugura "Lost and Found", la nuova mostra personale dell'artista Enrica Borghi, a cura di Marco Tagliaferro, dal 27 giugno negli spazi del Castello Reale di Govone, residenza sabauda in provincia di Cuneo.
L'esposizione è organizzata da Govone Residenza Sabauda – Govone Arte, Creativamente Roero e Asilo Bianco, con il patrocinio del Comune di Govone e il sostegno di Cavalieri di San Michele del Roero, Heart Pulsazioni Culturali, Centro Culturale Govone e il Castello. Sarà visitabile fino al 29 agosto 2021.
L’idea di ambientare in luoghi storici, fortemente connotati, opere d’arte contemporanea continua dopo che la stessa mostra è stata ospitata presso Villa Borromeo d’Adda ad Arcore negli ultimi mesi. L’esposizione intreccia tre motivi fondamentali da sempre molto presenti nella ricerca di Enrica Borghi: la relazione con l’ambiente circostante e la sua storia, passata e presente, il tema ambientalista e la “questione femminile”. Dove ci aspetteremmo materiali preziosi troviamo oggetti di scarto, packaging, elementi di riciclo strappati dai cestini della raccolta differenziata della plastica. Con una sorprendente eleganza, involucri e materiali che getteremmo via fanno rivivere la storia di un luogo e la riportano nel qui e ora della stringente riflessione contemporanea sul tema del “rifiuto”.
Il critico d’arte Marco Tagliafierro, curatore della mostra, riprende alcuni temi chiave che accompagnano il percorso di Govone e la ricerca dell’artista: “Nel caos dei rifiuti si trovano emozioni, immagini, memorie mescolate tra le mie memorie e memorie più ancestrali. È dentro le tracce che la società abbandona che Enrica Borghi inizia a cercare, quindi è dentro la società stessa che trovo la ragione del suo stesso cercare. Vive un ribaltamento della prospettiva, non è centrale, non ha un punto di fuga nel senso rinascimentale ma il punto di fuga è lo scarto stesso”.
In mostra molti dei lavori e installazioni che hanno accompagnato Enrica Borghi nel suo percorso, metamorfosi dell’artista che si intrecciano ad altre trasformazioni, quelle dei materiali poveri utilizzati per realizzare opere straordinarie. Veneri sinuose ricoperte da unghie finte, arazzi di sacchetti di plastica intrecciati all’uncinetto, mandala ipnotici dove centinaia di tappi e vetri levigati disegnano affascinanti geometrie, meduse tentacolari ricavate da bottiglie dimenticate, muri di carte di cioccolatini.
Insieme a tutto questo, anche opere realizzate negli ultimi anni. La serie di fotografie che l’artista ha composto elaborando nuove visioni e orizzonti: sguardi di plastica, filtri colorati che invece di distorcere la realtà ce la mostrano da nuove e insolite prospettive. Grey Laguna, opera realizzata nell’estate 2020 a Murano presso lo Studio Berengo, fragili fiori di vetro che si intrecciano e avvolgono un grande dispenser di acqua. Corazze di lane grezze e contenitori di detergenti di uso quotidiano, materiali dissonanti uniti in due armature che simulano la protezione di donne guerriere in un progetto realizzato in collaborazione con l’ITS TAM di Biella e le lane etiche di Gomitolorosa.
Ancora, i gioielli creati con il maestro orafo di Valenza Margherita Burgener, ibridi dove la plastica dialoga con un altro materiale inaspettato e lontano, le pietre preziose, e l’installazione ispirata al capolavoro del pittore ottocentesco Federico Faruffini “Toletta antica”, opera nata in occasione della personale ad Arcore nella quale la Borghi ha colto, come elemento specifico e condiviso, l’attenzione particolare per il mondo femminile, utilizzando flaconi di plastica in sinergia con Nuova Mini Plastic.
La mostra di Govone sarà infine l’occasione per presentare i primi passi della collaborazione con le Pietre Trovanti di Tiziana Scaciga. Un singolare dialogo tra pietre di scarto della Val d’Ossola, imperfette e irregolari, marmo, beola e serizzo, e innesti di plastica. Quello della Borghi è un percorso di consapevolezza partito negli anni Novanta che continua tutt’oggi, un viaggio multiforme e magmatico che, in questa occasione, parte e si conclude con il grande ricamo realizzato per il Castello, un’opera site-specific di circa 12 metri, un intreccio ordito grazie alla ditta Orsini di Gallarate in cui si riprende l’idea di rete, non solo fisica ma anche teorica, per dare vita a una ricerca sul tema della sostenibilità a cui il pubblico è chiamato a prendere parte. Ancora Tagliafierro: “Se la rete informatica esprime connessioni tra più computer che sono abilitati a comunicare tra di loro, scambiandosi informazioni, così i fili in un tessuto riferibile a un percorso evoluto di arte tessile si pongono in reciproca contiguità, in rapporto simpatico e simpatetico. […].
La comunicazione negli elaborati tessili è sia sincrona che asincrona, le varie materie intrecciate possono significare una trasmissione sincrona quando le fibre si inviano segnali per sincronizzarsi, asincrona in caso contrario, come internet del resto. In un ordito il filo compare e scompare per riemergere come la comunicazione wireless disturbata. Nel caso del tessuto questo disturbo è positivo, anzi, necessario, perché evidenzia il lost and found di una alternata accelerazione di significato, nella misura in cui ogni comparsa di materia la mostra sempre diversa perché presentata da angolature sempre diverse”.
Un percorso, quello di questa personale, che è anche un cortocircuito dove lo scarto è abbandonato e ritrovato, come ci dice il Lost and Found del titolo, nelle incantevoli sale del Castello di Govone.