Ci sono artisti che, anche se trascorrono tutta la vita lontano dai propri luoghi d’origine, conservano nella propria arte gli archetipi della cultura nativa. La condizione dell’artista emigrante diventa così quella di un pioniere che esplora nuovi territori armato di un sapere antico. Ha quel sapore l’esperienza dello scultore, muralista e designer, Costantino Nivola, nato in Sardegna nel 1911 e vissuto per cinquant’anni a New York dove, dopo una carriera ricca di incarichi prestigiosi, è stato oggi quasi del tutto dimenticato da una storia dell’arte che spesso trascura l’arte pubblica.
La sua produzione americana è oggetto della mostra in corso fino al 10 gennaio da Magazzino Italian Art, museo di arte italiana con sede a Cold Spring, nella Hudson Valley, che di recente si era già occupato di artisti italiani immigrati a New York, con il progetto Homemade, organizzato durante il lockdown. Se quello era uno sguardo al presente, quello su Nivola, sardo come Giorgio Spanu, fondatore del museo insieme alla moglie Nancy Olnick, è uno sguardo sul passato, sul periodo del Dopoguerra, quando l’America era la terra delle possibilità, mentre l’Italia era ancora ben radicata nelle sue tradizioni ancestrali. Attraverso una selezione di circa 50 opere, molte delle quali provenienti dalla collezione della famiglia dell’artista e mai esposte prima, la mostra ripercorre il periodo tra i primi Anni Cinquanta e i Settanta, quando Nivola sviluppò e perfezionò la tecnica del sand casting.
LA STORIA DI NIVOLA
Arrivato a New York insieme alla moglie di origini ebraiche, Ruth Guggenheim, per sfuggire al fascismo nel 1939, Nivola si portò dietro un approccio all’arte permeato di idee umanistiche: per lui artisti e architetti avevano il dovere di creare bellezza negli spazi urbani perché nel bello la società umana prospera. Seguendo questa filosofia, negli anni successivi Nivola collaborò con diversi architetti e realizzò decine di lavori di arte pubblica negli Stati Uniti. Nivola non tornò mai stabilmente in Italia, ma, dopo la nascita dei due figli, in cerca di uno stile di vita più vicino a quello della sua nativa Sardegna, negli Anni Cinquanta si spostò con la famiglia a Long Island, dove acquistò una villa sul mare che trasformò in studio e laboratorio. Fu lì che l’artista, figlio di muratore, sviluppò la tecnica del sand casting, che consisteva nel creare stampi di sabbia che riempiva poi con un impasto di gesso o cemento. Le opere così realizzate hanno una qualità materica primitiva che l’artista accentua con pattern e figure che ricordano il folklore sardo e allo stesso tempo esprimono una forte componente modernista.
La mostra è allestita all’interno dello spazio dedicato ai progetti speciali che il museo ha creato dopo la riapertura post-pandemia. Sulle pareti bianche della galleria illuminata dall’alto attraverso un tetto vetrato, i sand casting di Nivola sono disposti in modo arioso e geometrico, creando nello spettatore l’impressione di entrare in un tempio classico. Anche i motivi decorativi scelti dall’artista giocano con la tradizione classica, incorporando però al tempo stesso elementi della cultura contemporanea cui Nivola era esposto nella metropoli. Tra le opere in mostra, alcune conservano il colore naturale del materiale utilizzato, altre si arricchiscono di una vivace palette di colori che accentuano le geometrie e i volumi delle figure rappresentate.
L’ARTE DI NIVOLA
Nivola si muove disinvoltamente su una linea di confine fluida tra astrazione e figurazione, creando un universo di forme e figure antropomorfe e zoomorfe che, se da una parte sembrano tendere all’universale, dall’altra compongono piccole narrazioni da cui affiora l’eco delle leggende sarde e delle rappresentazioni sacre. Osservando da vicino le sue opere, si scopre una molteplicità di personaggi e segni che, un po’ come geroglifici, sembrano creare un codice, un linguaggio visivo attraverso cui l’artista sardo raccontava all’America storie della sua terra nativa, mentre offriva un commentario della società contemporanea. Un linguaggio che è fatto anche di materia: l’essenzialità delle figure è diretta emanazione della semplicità dei materiali, il colore affonda nella ruvidezza delle superfici e l’estetica che ne deriva ha un che di tribale e destrutturato.
In mostra ci sono pezzi realizzati per importanti progetti di arte pubblica come le sedi del Bridgeport Post e della Janesville Gazette, il Bolling Federal Building di Kansas City e la William E. Grady Vocational High School di Brooklyn. Tra gli altri, una maquette del 1953 realizzata per lo showroom Olivetti su Fifth Avenue e rinvenuta dai curatori della mostra nei magazzini della Addison Gallery of American Art della Phillips Academy di Andover (Massachusetts), cui era stata donata nel 1974. Al tempo quello showroom aveva fatto scalpore: uno sfavillante esempio di design italiano nella Grande Mela passato alla storia.
LA MOSTRA DA MAGAZZINO ITALIAN ART
La mostra prosegue nello spazio di ingresso, vicino alla reception, dove sono esposte una decina di sculture in cemento che arricchiscono ulteriormente quell’universo di figure primitive che popolano la produzione di Nivola. Nello stesso spazio, un video racconta la figura dell’artista, personaggio ruvido e al tempo stesso gioviale, spontaneo e gentile. La mostra è curata da Teresa Kittler, ricercatrice in residenza a Magazzino, insieme a Chiara Mannarino, ed è organizzata in collaborazione con la Fondazione Nivola, con il patrocinio dell’Ambasciata Italiana a Washington. Non è la prima mostra dedicata a Nivola da questa parte dell’Atlantico: nei primi mesi del 2020, la Cooper Union di New York aveva organizzato Nivola in New York. Figure in Field, che raccontava le collaborazioni dell’artista sardo con gli architetti americani. Se quella era stata un’importante finestra sulla carriera americana di un artista italiano dimenticato, questa riconnette il lavoro di Nivola con le sue origini, tracciando una linea di sabbia tra la Sardegna e Long Island.
‒ Maurita Cardone
Cold Spring // fino al 10 gennaio 2022
Nivola: Sandscapes
MAGAZZINO ITALIAN ART
2700 Route 9
www.magazzino.art
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