Con TUM la musica a Torino riparte dall’underground
Dopo un anno di riposo forzato, tornano gli eventi targati TUM, l’ormai consolidato progetto torinese dedicato alla divulgazione delle sperimentazioni musicali a opera degli artisti del territorio. Ecco il report delle prime due serate di workshop e concerti dal titolo “Il rumore e il silenzio” al Bunker di Torino.
Con circa 10 anni di attività alle spalle, l’Associazione Culturale TUM (Turin Underground Music) approfitta di quest’ultimo lento ritorno alle sane ritualità sociali per annunciare un fitto programma di eventi atti a sorprendere il pubblico con iniziative e vibrazioni a dir poco coinvolgenti. E il nome di questo nuovo calcio di inizio la dice lunga.
Il rumore e il silenzio è infatti il titolo scelto dai fondatori di TUM, Alessandro Gambo ed Emiliano Comollo, con l’intento di creare una due giorni di condivisioni interamente dedicate alla produzione e all’ascolto di suoni, tanto impercettibili quanto dirompenti, senza perdere di vista la particolarità del periodo che stiamo vivendo.
Con il supporto di TOurDAYS, e grazie alla stretta collaborazione con alcune realtà locali come l’associazione non profit Fluxlab e il centro culturale Bunker, il 25 e il 26 giugno Torino si è trasformata in un palco pronto a ospitare sia attività laboratoriali che concerti a dir poco deflagranti. Tra i diversi workshop offerti vanno sicuramente ricordati Livecoding con ORCA, promosso da Audio Hacklab e finalizzato alla produzione di musica attraverso il suddetto linguaggio di programmazione esoterico, e Field recording: tecnica, semantica, politica e mappatura sonora, a cura di O.F.F. Studio.
L’INARRESTABILE ATTUALITÀ DEI CCC CNC NCN
Caratterizzata da un’esplorazione viscerale di sonorità ipnotiche non proprio adatte ai timpani più delicati (come ha testimoniato la nevrotica performance harsh noise di Mo_o, nome d’arte di Giorgio Alloatti, sound designer eclettico nonché tra i fondatori dell’Audio Hacklab), la serata inaugurale della rassegna ha sicuramente toccato l’apice con l’esibizione dello storico collettivo CCC CNC NCN (acronimo di Chi C’è C’è, Chi Non C’è, Non Ce N’è).
Attivi dalla metà degli Anni Ottanta, i CCC CNC NCN si sono sempre contraddistinti per la loro capacità di veicolare messaggi impellenti rivendicando un approccio DIY che mette in discussione la stessa nozione di professionalità a opera di un radicale svincolamento da etichette e ruoli predefiniti; come recita il loro stesso statement/mantra: “Non siamo un gruppo musicale. Non siamo artisti e non cerchiamo pubblico. Tutto è un eterno presente, cancella ogni traccia, cancella ogni traccia…”. I CCC CNC NCN non si preoccupano del tempo che li separa da un progetto all’altro, poiché la loro produzione è strettamente legata all’esigenza di esprimersi soltanto quando sentono che è arrivato il momento di dover dire qualcosa che abbia senso in quel tempo preciso.
IL CONCERTO DEI CCC CNC NCN: UN’ESPERIENZA IMMERSIVA
Le loro esibizioni dal vivo, così come è avvenuto anche durante il concerto del 25 giugno scorso, sono delle vere e proprie esperienze immersive dalla forte carica dinamica e scenografica: in ogni momento avviene sempre qualcosa di diverso e vi è costantemente qualcuno che, man mano, prende parte all’intera performance nelle maniere più disparate. Tra barili di benzina suonati come percussioni e smerigliatrici sfavillanti, ogni cosa diviene pretesto per generare dei rumori che, fondamentalmente, sono il semplice suono delle loro idee. Idee e pensieri che vertono sul rigetto del concetto di autorità e sul potere della comunicazione, focalizzandosi su emblemi quali lo slogan (inteso come una parola da guerra, breve e concisa come un mattone che arriva lontano, nel bene e nel male), i proclami o su un medium come la radio. È proprio in quest’ottica che la loro ultima performance ha assunto le sembianze di un incontenibile rito collettivo: così totalmente libero da riuscire a coinvolgere gli spettatori fino a tramutarli sia in esecutori che in interruttori del concerto stesso.
LUNGA VITA AL TUMULTO
Il rumore e il silenzio non è stato però solamente impeto e “violenza” sonora, diversi sono stati i momenti indirizzati verso un ascolto molto più intimo e contemplativo come nel caso dell’esibizione di Black Seed (caratterizzata da ritmi e atmosfere dal sapore mistico e ancestrale) o del live ambient/drone eseguito dal duo Ozmotic insieme alla promettente Senza Tempo Ensemble.
Una menzione speciale va invece a Titta Bogatto che, con le sue modulazioni analogiche, è riuscito a rendere “palpabile” le proprie melodie (sensazione questa che, nel piattume digitale dei tormentoni di TikTok, oggi non è così facile provare), rivelandone una fisicità ben precisa.
Opinioni musicali a parte, Il rumore e il silenzio ha rappresentato un momento importante sia per il pubblico torinese sia per una città abituata da sempre a rimboccarsi le maniche pur di diffondere cultura e intrattenimento di un certo spessore: una consuetudine la cui mancanza – in quest’ultimo anno – è stata particolarmente pesante.
Forte di questo spirito, gli eventi di TUM non finiscono qui: sempre al Bunker, sono infatti previsti i release party dei Movie Star Junkies e degli Indianizer, rispettivamente il 2 e il 23 luglio.
‒ Valerio Veneruso
https://www.facebook.com/TUMtorino/
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