Restauro Tempio di Alatri a Roma. Prima ricostruzione immersiva e didattica di un bene culturale
Edificato alla fine dell’Ottocento, è uno dei primi esempi al mondo di ricostruzione per fini didattici e divulgativi. Ora diventerà uno spazio immersivo digitale. Il racconto dal cantiere e il commento del direttore di Villa Giulia Valentino Nizzo
Un tempio costruito alla fine dell’800 sul modello dell’originale etrusco, ormai usato come deposito, è in corso di restauro e, a breve, diverrà uno spazio immersivo digitale. Si tratta del Tempio di Alatri, eretto tra il 1889 e il 1891 in uno dei giardini dello splendido complesso cinquecentesco dell’ETRU Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, a Roma. I lavori sono iniziati lo scorso 14 aprile e dovrebbero terminare a novembre 2021; l’obiettivo è il ripristino strutturale degli elementi danneggiati, restituendo, così, dignità ad un edificio che rappresenta uno dei primi esempi di musei “open air”, realizzato per fini didattici ed educativi.
IL TEMPIO DI ALATRI A VILLA GIULIA
La storia del Tempio inizia nel 1882 ad Alatri (Frosinone), quando l’archeologo e architetto Adolfo Cozza, insieme al tedesco Hermann Winnefeld, rinviene la pianta e alcuni resti dei fregi di un tempietto etrusco risalente al III-II secolo avanti Cristo. Queste poche ma preziose testimonianze danno il via alla ricostruzione dell’edificio sacro all’interno del giardino di Villa Giulia. Il Tempio di Alatri aprirà i battenti nel 1891, due anni dopo l’inaugurazione del Museo Etrusco, entrambi voluti fortemente dal direttore del museo, Felice Barnabei. Spiega l’attuale direttore dell’ETRU, Valentino Nizzo: “Barnabei cercò di contenere l’atteggiamento predatorio degli archeologi stranieri, evitando che portassero i reperti all’estero, anche grazie all’amicizia con Margherita di Savoia. Non a caso, in quel periodo furono varate le prime leggi per la tutela dei beni culturali in Italia”.
IL TEMPIO DI ALATRI A VILLA GIULIA: I COSTI DEL RESTAURO
Il cantiere attuale si avvale dei fondi della legge di stabilità del 2015 che, dopo varie interruzioni dovute ai cambi di vertice al Ministero della Cultura, quest’anno sono arrivati a destinazione. L’importo è di poco più di 300mila euro per 210 giorni di lavori. Un altro milione di euro giungerà a breve grazie al progetto Lazio Innova, promosso dalla Regione; questi fondi saranno destinati alla riconversione del sito in una “Macchina del tempio”, uno spazio immersivo digitale che consentirà ai visitatori di spostarsi con una passerella scorrevole verso l’interno del monumento, dove vivranno un’esperienza a 360 gradi, con proiezioni sulle pareti. Nell’ambito di questo finanziamento, un altro hot spot verrà allestito nel cortile centrale del Museo Etrusco (qui l’8 luglio si terrà la cerimonia finale del Premio Strega) ed altri due poli digitali sorgeranno all’interno del Museo civico di Alatri (dove sono conservati parte dei reperti originali del Tempio) e del Parco Archeologico etrusco di Vulci (Viterbo).
IL CANTIERE DEL TEMPIO DI ALATRI A VILLA GIULIA
Siamo saliti all’ultimo piano all’interno del cantiere, dove, in cima al tetto spiovente, è rimasta una lastra di metallo, inserita maldestramente come copertura in uno dei vari restauri che si sono susseguiti nel corso del secolo passato: 1909, anni ’40, anni ’70. Quest’ultimo intervento è stato operato da un discendente di Adolfo Cozza, l’archeologo Lucos Cozza. Racconta il direttore Nizzo: “Il nipote di Cozza portava con sé al cantiere i figli bambini, i quali lo aiutavano a dipingere le tegole. Nelle settimane scorse è venuta a trovarci la figlia Lavinia, mostrandoci i colori che usavano”. Adolfo Cozza era un innovatore con una cura maniacale dei reperti. L’architetto Angela Laganà, direttrice dei lavori, mostra un frammento autentico del tempio etrusco, inserito nella pavimentazione da Cozza quasi a creare un legame autentico fra l’originale e la riproduzione, tutta realizzata in legno e terracotta proprio come secoli addietro. “Anche il Tempio romano della Triade Capitolina originariamente era fatto con questi materiali”, spiega Nizzo. Poi il direttore dell’ETRU entra nel merito del progetto innovativo che coinvolgerà tutto il Museo Nazionale Etrusco: “Oltre all’hot spot digitale, nel cortile centrale della Villa, realizzeremo un impianto di illuminazione artistica in collaborazione con un importante gestore di elettricità e, entro il 2022, vogliamo completare l’accessibilità, in particolare per l’ingresso al Ninfeo. Inoltre abbiamo già iniziato i lavori di riqualificazione della caffetteria, chiusa da una decina d’anni, per la quale abbiamo in mente una gestione orientata culturalmente. Ma già dall’estate 2021 avremo una caffetteria all’aperto nell’arancera”. Nizzo parla di un programma di innovazione della struttura museale fino al 2025, con il ripristino delle ex concerie Riganti dell’adiacente Villa Poniatowski e nuove aree per esposizioni e spazi polifunzionali; primo step previsto, la terrazza e la manica lunga della Villa, destinate a mostre e attività ricreative.
-Letizia Riccio
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