Sbocciare nella reciprocità (II). Cos’è il lavoro collettivo
Secondo capitolo della nuova serie di Christian Caliandro: un taccuino critico dell’esperienza dei “Cantieri Montelupo”, progetto che sta curando per il Museo della ceramica della cittadina toscana.
Biblioteca di Montelupo Fiorentino, 21 giugno 2021. “Cosa sta succedendo? La banalità sale sul carro dell’arte. L’insignificante comincia ad esistere, anzi si impone. La presenza fisica, il comportamento, nel loro essere ed esistere, sono arte. (…) Il cinema, il teatro e le arti visive si pongono come antifinzione, vogliono registrare unicamente la realtà e il presente. Il cinema, vedi Sleep ed Empire di Warhol oppure Melting di Thom Andersen, regredisce alla sua manifestazione più semplice, una singola immagine che si muove. Ritorna ad essere cinema e non diventa film, riproduce l’azione ed il presente, ma non opera nessun montaggio, nessuna collazione intellettuale e soggettiva, non storicizza l’azione” (Germano Celant, Arte povera – IM Spazio, Edizioni Masnata/Trentalance, Genova 1967, pubbl. in Idem, Arte povera. Storia e storie, Mondadori Electa 2011, p. 30).
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ARTE:
SPONTANEA (Jack Kerouac, Spontaneous Prose)
APERTA
LIBERA (Free Jazz)
PRECARIA
FRAGILE
MOBILE
MUTEVOLE
VIVA
SFRANGIATA
“Il problema del mondo è quello di unificarsi. Noi siamo sempre divisi, la nostra mente è divisa dal nostro corpo, il lavoro dal nostro amore, la nostra passione dal nostro intelletto, lo stato dalle masse, la chiesa dallo spirito, niente si accorda insieme, e noi siamo sempre e totalmente in uno stato di guerra, insomma ogni cosa è in guerra con le altre cose; il nostro compito è allora di unificare tutte queste cose” (Living Theatre, da un’intervista apparsa sul Verri, n. 25, 1968, pubbl. in G. Celant, Arte povera. Storia e storie, cit., p. 48).
Che cos’è realmente un lavoro collettivo?
Quali sono (se ci sono) i suoi limiti e i suoi paletti?
Come inizia, dove inizia, e dove finisce?
Come si svolge?
C’è un modo – un metodo – per seguire/regolare il suo svolgersi?
22 giugno 2021. “Esistevano le condizioni per una vita appassionata, ma ho dovuto distruggerle per poterle recuperare” (Alighiero Boetti 1969).
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La ceramica (l’oggetto, l’utensile, il manufatto) è totalmente inserita e integrata nello spazio domestico. È un oggetto intimo e quotidiano.
Quindi, questo vuol dire che – in qualche modo – rappresenta anche la soluzione perfetta, perché risolve in maniera efficace e semplice l’ambiguità e la contraddizione dell’opera all’interno del dispositivo-mostra (dove sta solo per essere adorata). Questo oggetto infatti viene usato, e l’uso è la relazione.
23 giugno 2021.
ARTEFATTO:
INVESTIMENTO / MERCE /
SPETTACOLARITÀ / DIVISMO /
ECCEZIONALITÀ / PERSONAGGIO
INDIVIDUALISMO / MERCATO
ESALTAZIONE / EUFORIA
(SPECULAZIONE)
VALORE ECONOMICO
VALUTAZIONE
ASCESA / SUCCESSO
vs.
VALORE (D’USO) CULTURALE
Ricusare / superare /
oltrepassare / infrangere
I LIMITI.
Che cos’è un lavoro collettivo? (II): intervenire nelle parti degli altri, realizzate dagli altri.
Modificare – alterare – manipolare.
Alternare.
Distruggere.
Distruggere io.
Distruggere l’io.
(E quindi, significa qualcosa di molto delicato e prezioso e difficile…)
24 giugno 2021. Non accadrà… non accadrà, OK? Non ci sarà una replica del passato, né triste né allegra, né euforica né malinconica… E forse è meglio così. Anzi, sicuramente è meglio così.
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MULTISTRATO, MULTILIVELLO, MULTIUSO.
“Voglio difendere qualcosa che nessuno difende… che è frutto dell’opera di un popolo… di individui senza nome…” (Pier Paolo Pasolini ne La forma della città, RAI 1974).
OPERA D’ARTE DI UN AUTORE
vs.
“QUESTO PASSATO ANONIMO, QUESTO PASSATO SENZA NOME, QUESTO PASSATO POPOLARE” (ibidem)
Fornace del Museo, conferenza stampa della mostra “Ceramica dolce”, 25 giugno 2021. Francesco Binfaré: “Quei pensieri che ti vengono alle cinque di mattina – quando ti svegli – per me sono angeli. Poi, nel corso della mattinata, li razionalizzi; ma quando arrivano, ti visitano come angeli”.
Maurizio Galante: “Gli oggetti amici sono gli oggetti con cui passiamo più tempo nella nostra vita. Con il tavolo e la sedia passiamo infatti più tempo che con la persona che amiamo. Questi oggetti fanno sì che le nostre emozioni escano fuori: ci salutano quando usciamo di casa la mattina, e ci accolgono quando torniamo la sera”.
27 giugno 2021. “Mi sembra che l’unica cosa da fare nel mondo sia ‘fare’ qualche cosa. ‘Fare’ è il mondo. Quando realizzo qualcosa faccio solo quello che ho sempre fatto. Non so se ho mai capito o se capirò mai che cos’è la mia attività o perché la faccio. Ma so da altre persone che l’hanno sempre fatto che è una cosa ‘reale’, e sembra che acquisisca un suo posto nel mondo, una volta fatta. Gente che disegnò nelle caverne migliaia di anni fa fece delle cose che tuttora fanno parte del mondo” (Keith Haring, Diari, Mondadori 2001, p. 97).
‒ Christian Caliandro
LE PUNTATE PRECEDENTI
Sbocciare nella reciprocità (I). Il racconto dei Cantieri Montelupo
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