Brescia Photo Festival. Un Grand Tour sulle tracce della romanitas

La quarta edizione del Brescia Photo Festival è dedicata ai “Patrimoni”. Nel ricchissimo palinsesto di mostre ed eventi, ne abbiamo selezionate tre da non mancare.

Patrimoni è la matrice della riflessione proposta dalla quarta edizione del Brescia Photo Festival, la kermesse curata da Renato Corsini e promossa dal Comune di Brescia e da Fondazione Brescia Musei in partnership con Macof – Centro della fotografia italiana. Una nuova stagione di appuntamenti inaugurata sotto l’egida della Vittoria Alata – capolavoro in bronzo di età romana (del I sec. d.C.) conservato presso il Capitolium – nell’anno delle celebrazioni per la sua restituzione alla città in seguito a un delicato intervento di restauro presso l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze.
Nel segno della memoria e dell’identità storica e culturale si sviluppa la narrativa visuale di artisti e fotografi contemporanei, attraverso stili e approcci differenti, lungo un percorso espositivo che, a partire dai rinnovati spazi del Museo di Santa Giulia, il cosiddetto Quadrilatero rinascimentale, coinvolge altre sedi e gallerie cittadine, tra cui il MO.CA.

‒ Domenico Carelli

bresciaphotofestival.it

L’IMPERIUM ROMANUM DI ALFRED SEILAND

Brescia Photo Festival. Museo di Santa Giulia. Alfred Seiland

Brescia Photo Festival. Museo di Santa Giulia. Alfred Seiland

Un ritrovato desiderio di bellezza anima l’osservatore che, come un viaggiatore di altri tempi, intraprende il Grand Tour: è questo lo spirito della retrospettiva Alfred Seiland. Imperivm Romanvm, la prima in Italia del noto fotografo austriaco, con la curatela di Filippo Maggia e Francesca Morandini, in scena al primo piano del Museo di Santa Giulia.
Si tratta di un progetto realizzato dal 2005 al 2020 che accoglie un corpus di 136 fotografie di grande formato, in analogico e a colori, tra cui venti inedite (sei di queste scattate proprio a Brescia). Sulla rotta di antiche vestigia romane, dal Mediterraneo al Medio Oriente, architetture e monumenti di quaranta Paesi – con le loro mutazioni e rivisitazioni – finiscono nel mirino del fotografo-collezionista che, con un velo di ironia, documenta, realizzando un singolare atlante corredato da ricche didascalie, “un racconto esteso”, sottolinea Francesca Morandini, “con una modalità di storytelling anomala per un progetto fotografico”. Ne emerge, secondo Francesca Bazoli e Stefano Karadjov, rispettivamente presidente e direttore di Fondazione Brescia Musei, “il nuovo significato dell’ambizioso concetto di integrazione paneuropea che l’impero romano aveva avviato e realizzato per l’arco della sua durata e che le vicende storico-culturali dei vari paesi hanno modificato, distrutto e adeguato”.
È di Skira, coproduttore dell’evento, il prezioso catalogo bilingue (italiano e inglese) a corredo della mostra.

DALLE ROVINE AL DESERTO. FOTOGRAFIE DI ELIO CIOL E DONATA PIZZI

Brescia Photo Festival. Museo di Santa Giulia. Elio CiolAncora al Museo di Santa Giulia si segnalano i due progetti curati da Renato Corsini. Nell’ordine, Palmira. Una memoria negata, un reportage in bianco e nero firmato dal fotografo friulano Elio Ciol, che innesca una riflessione sulla fragilità del tempo attraverso una selezione di venti fotografie precedenti l’abbattersi della furia distruttiva dell’Isis in Siria (2015) su monumenti iconici come il Tempio di Baal.
L’avventura continua con l’affascinante itinerario racchiuso nei ventinove scatti di Roma in Africa: un viaggio fotografico proposto da Donata Pizzi, che, “per tradurre in immagine intima quella luce, quelle immense distanze e quelle grandezze”, osserva il curatore, “ha tentato di ridurre il mezzo fotografico al minimo, utilizzando una piccola macchina panoramica, con un semplice obiettivo standard, come se guardasse attraverso la fessura del turbante dei Tuareg”.

EROS E PATHOS, VARIAZIONI SUL TEMA NEGLI SCATTI DI BRUNO CATTANI

Brescia Photo Festival. Museo di Santa Giulia. Bruno Cattani

Brescia Photo Festival. Museo di Santa Giulia. Bruno Cattani

Di forte impatto emotivo è la serie Eros del fotogiornalista Bruno Cattani, frutto di un lungo lavoro di ricerca condotto da questo straordinario interprete dell’arte scultorea nei suoi luoghi di culto per eccellenza, come il Musée du Louvre o il Musée Rodin. Decontestualizzati dall’opera di riferimento, attraverso pose audaci oppure caste, seni, torsi e singoli arti, come nudi modernissimi, sembrano pulsare di vita svelando i segreti del desiderio, “quel sentimento”, annota Benedetta Donato nel testo critico che accompagna la mostra a cura di Clelia Belgrado, “capace di suscitare un’intensa emozione e una totale partecipazione sul piano estetico ed emotivo. L’arte scultorea, ripresa in alcune delle sue più alte rappresentazioni, diviene il pretesto per restituire un’inedita interpretazione dell’intenso rapporto tra bellezza ed erotismo, matericità ed astrazione, vero e falso, affinità e distinzioni, conducendo lo spettatore ad una contemplazione empatica e visionaria, che scaturisce dalla sorprendente umanizzazione dell’oggetto plastico così restituito”.

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