A Monza è in mostra una simbiosi di organismi, materiali e colori
Si intitola “Incontri Sensibili” la doppia mostra personale di Luca Petti e Giulia Fumagalli, artisti classe 1990. È allestita alla galleria Villa Contemporanea di Monza e permette di apprezzare lavorazioni inedite e riflessioni sull'Antropocene.
Entrando a Villa Contemporanea si ha la sensazione d’immergersi in un mondo che ha poco a che fare con la figura dell’essere umano; si tratta piuttosto di un mondo quasi vegetale, colorato e fittizio, in cui regnano forme curve e sfumature pastello.
GIULIA FUMAGALLI E LUCA PETTI: IDENTITÀ E DIFFERENZA
La mostra – a cura di Viviana Costa – è studiata per essere un dialogo tra due artisti che lavorano con tecniche molto diverse tra loro ma che sono accomunati dalla variabilità che contraddistingue le loro opere.
Da una parte Giulia Fumagalli (Carate Brianza, 1990) racconta le relazioni tra individui, l’astronomia, l’impossibilità di cogliere un senso unico nella visione, il tutto derivante dalla sua esperienza personale; dall’altra Luca Petti (Benevento 1990) analizza gli effetti dell’Antropocene, concentrando la sua ricerca sul mondo vegetale e sulla sua incredibile capacità di adattamento nonostante i problemi introdotti dall’essere umano negli ecosistemi globali.
Le opere sono frutto di lavorazioni molto differenti: se Luca Petti sfrutta le tecniche scultoree con rifiniture che comprendono floccatura e tropicalizzazione, dall’altra Giulia Fumagalli assembla e allestisce pezzi di plexiglas colorato e legno per creare set ideali ad accogliere gli scambi emotivi sperimentati dagli spettatori.
GLI SPAZI CONDIVISI DI FUMAGALLI E L’ANTROPOCENE DI PETTI
La sala principale ospita due versioni differenti di monocromi: quelli di Fumagalli riflettono sulla diversità con cui gli occhi umani percepiscono i colori – ad esempio, chi è daltonico li vedrà in maniera totalmente diversa; di fronte, quelli di Petti sono il frutto della casualità con cui un materiale naturale si propaga su una superficie creando forme rese possibili dall’interazione tra più elementi senza l’intromissione della traccia umana. A vegliare sugli spettatori, il carapace di una tartaruga con all’interno una pianta grassa dal titolo Albina Crestata, opera di Luca Petti, che è la rappresentazione dell’adattamento, della continua e perpetua lotta che ogni giorno la natura attua per sopravvivere all’uomo.
Nella sala successiva si ha la possibilità di scoprire se stessi e l’altro addentrandosi nell’installazione di Giulia Fumagalli, un mix di legni e plexiglas fluttuanti che permettono la scoperta e la manipolazione degli elementi per compiere un’analisi sugli spazi condivisi e personali.
Lasciandosi trasportare in questo labirinto di suggestioni colorate e animalesche si ha l’opportunità di riflettere su quanto certi incontri, come quello tra uomo e natura, ancora oggi siano carichi di importanza.
– Lucrezia Arrigoni
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