Il cippo di Roma e le fondamenta imperiali a Milano. Nuovi ritrovamenti archeologici in città

Le notizie di due importanti rinvenimenti archeologici si sono susseguite l’una a poca distanza dall’altra: a Milano sono emerse le fondamenta di quello che si ipotizza fosse un tempio di culto pagano, mentre in Piazza Augusto Imperatore a Roma è emerso un cippo pomeriale

Un importante ritrovamento archeologico è sempre una buona notizia, tanto più se avvenuto casualmente, nell’ambito dei lavori di ripristino di una piazza. Stiamo parlando di Piazza Augusto Imperatore a Roma, di recente al centro delle cronache per la riapertura, nel marzo scorso, del Mausoleo di Augusto, monumento importantissimo reso di nuovo visitabile dopo decenni. In questo contesto, durante i lavori che proseguono per la rigenerazione dell’area della piazza, è emerso un cippo pomeriale, un blocco di travertino dell’altezza di poco più di 2 metri e risalente al 49 d.C., inequivocabilmente apposto per volontà dell’Imperatore Claudio. Lo testimoniano le incisioni sovrastanti che indicano le cariche dell’imperatore e la facoltà, raramente utilizzata nel corso della storia romana, di modificare il pomerio, ovvero il confine che segnava la distinzione fra l’urbe, all’interno della quale non potevano entrare armi ed essere collocate sepolture, e l’ager (l’agro, il territorio non urbanizzato) circostante. Eppure, osservando il reperto, e ripercorrendo la vicenda, emergono alcune questioni che sarebbero materia per esperti archeologi ed epigrafisti.

Cippo pomeriale Claudiano, ritrovamento(

Cippo pomeriale Claudiano, ritrovamento

IL CIPPO POMERIALE A ROMA, RITROVAMENTO ECCEZIONALE

Tratto in salvo, il reperto è stato collocato orizzontalmente all’interno dell’adiacente Museo dell’Ara Pacis, accanto ad un calco in gesso della statua di Claudio Imperatore, in attesa di essere trasferito nel Mausoleo di Augusto, quando i lavori saranno completati (data prevista, 2024). Anche il direttore dei Musei archeologici e storico-artistici capitolini Claudio Parisi Presicce ha evidenziato l’importanza del ritrovamento, decimo di una serie di cippi pomeriali claudiani, l’ultimo dei quali rivenuto più di 100 anni fa, nel 1909. Dice Presicce: “Claudio voleva riportare Roma all’antica tradizione multiculturale. Il gesto di ampliare il pomerio coincide con la concessione dell’ingresso in Senato dei Galli, suoi concittadini. Un provvedimento molto contrastato dai senatori”. La sovrintendente Daniela Porro rafforza il concetto, parlando perfino di una questione ius soli già all’epoca: “Comunque la si pensi, a quanto pare la storia si ripete”, aggiunge. A Roma non mancano i cippi pomeriali nelle strade della città e nei musei; fra quelli Claudiani, molti romani ne ricordano uno in via del Pellegrino, vicino a Campo de’ Fiori, del quale è rimasta una lastra inserita nel muro, con un’incisione ben leggibile. A Santa Cecilia, a Trastevere, è presente un cippo collocato dall’imperatore Vespasiano, frutto di un ampliamento del pomerio del 75 d.C. Inoltre, diversi cippi pomeriali sono esposti nei musei, uno Claudiano nei Musei Vaticani, altri nel Museo delle Terme di Diocleziano. Secondo il sovrintendente Presicce, solo tre cippi pomeriali, attualmente, permangono nel luogo originario: uno sulla Flaminia, presso Porta del Popolo, un altro a Testaccio e un terzo sulla Salaria.

Cippo pomeriale Claudiano, esposizione al Museo dell'Ara Pacis

Cippo pomeriale Claudiano, esposizione al Museo dell’Ara Pacis

LA COLLOCAZIONE DEL CIPPO DI PIAZZA AUGUSTO A ROMA

A quanto pare, nel caso del cippo di Piazza Augusto Imperatore non era possibile lasciarlo nel luogo del ritrovamento (avvenuto più o meno un mese e mezzo fa, è stato riferito), poiché situato a fianco di un collettore fognario che dev’essere necessariamente riutilizzato. Aggiunge Presicce: “La localizzazione è stata effettuata con precisione e ne sarà conservata memoria”. Tuttavia, a detta dello stesso Presicce e di molti studiosi, la discussione sulla vera natura del pomerio e soprattutto sul significato politico, religioso e simbolico della sua collocazione è ancora aperta e fonte di continue scoperte. Lo stesso Mausoleo di Augusto era situato, presumibilmente, al di fuori del pomerio, essendo un monumento funebre, ma non ci sono studi recenti a riguardo. Il ritrovamento del cippo pomeriale Claudiano segna forse un cambio di passo nella gestione del rapporto fra cantieri e beni culturali; o perlomeno, salta all’occhio la velocità con cui si è provveduto a estrarre il reperto (che, forse, avrebbe meritato una più attenta valutazione sul luogo e/o una ricollocazione in situ, a lavori ultimati) ed esporlo coricato orizzontalmente, dopo una rapida ripulitura. Al momento, non è previsto alcun restauro, solo la futura esposizione verticale all’interno del Mausoleo e un’illuminazione che consenta di leggere ciò che rimane dell’epigrafe: tre righe e mezza su nove, le altre sono state ricostruite in base ai cippi già noti. Questioni aperte, come dicevamo, per esperti studiosi di archeologia ed epigrafia. Intanto, nel cantiere della tomba monumentale di Augusto sono emersi altri reperti: frammenti di decori architettonici del Mausoleo e parti di iscrizioni legate agli “elogia” della famiglia Augustea.

Gli scavi di Via Rovello a Milano si intravedono dai cantieri del nuovo complesso residenziale

Gli scavi di Via Rovello a Milano si intravedono dai cantieri del nuovo complesso residenziale

LE ROVINE IMPERIALI AFFIORATE DAGLI SCAVI A MILANO

Una vicenda analoga, sotto alcuni aspetti, è accaduta in via Rovello a Milano, una stradina appartata in pieno centro, a pochi minuti a piedi dal Castello Sforzesco, da Cordusio e dal Duomo: qui, al civico 14, durante i lavori per la costruzione del complesso residenziale di Crea (Consolandi real estate assets), sono emerse le fondamenta di un antico palazzo romano, probabilmente legato al culto pagano. “Date le dimensioni non ci sono dubbi che si tratti di un edificio a funzione pubblica”, ha spiegato la professoressa Annamaria Fedeli, funzionaria responsabile dell’area Archeologia della Soprintendenza, al Corriere della Sera. “Stiamo studiando la natura del luogo, ma siamo convinti che abbia una rilevanza particolare rispetto ai ritrovamenti più recenti”. Il cantiere si trova infatti nell’area antica appena all’interno della cinta muraria romana e i reperti potrebbero appartenere a un tempio di presunta età imperiale (tra I e II secolo d.C.), mai registrato dalle testimonianze storiche. Un’ipotesi che potrebbe anche essere avallata dal fatto che a Milano, guardando la mappa romana della città, tutti i principali edifici pubblici sono stati già da tempo individuati: come ad esempio il Foro (piazza San Sepolcro), il Teatro (piazza Affari), l’Anfiteatro (via De Amicis, che si sta ricostruendo a verde), il Palazzo imperiale (piazza Mentana) e così via. Quel che è certo – qui le differenze tra Milano e Roma… – è che i lavori di costruzione del nuovo complesso residenziale non si fermano, anzi si svilupperanno attorno all’area archeologica, la quale dovrà essere valorizzata e messa a disposizione del pubblico, che potrà visitarla. L’archeologia non ferma la progettualità privata e la trasformazione della città bensì proprio grazie alle risorse private si riuscirà a musealizzare quanto rinvenuto.

-Letizia Riccio e Giulia Ronchi 

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Letizia Riccio

Letizia Riccio

Giornalista dal 1997, laureata in Lingue e letterature straniere moderne a La Sapienza di Roma, inizia a scrivere a La Repubblica nel settore della televisione e prosegue, nello stesso campo, con Il Mattino di Napoli, L'Unione Sarda e Il Giornale…

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