Sassari. La perturbante pittura di una giovane artista
GLI INQUIETANTI RITRATTI DELLA PITTRICE SILVIA MEI NELLA MOSTRA PERSONALE DA ARTECIRCUITO A SASSARI.
Silvia Mei (Cagliari, 1985) è una giovane pittrice sarda che vive a Bergamo. Dopo il Diploma all’Accademia di Belle Arti di Sassari, si trasferisce a Milano specializzandosi in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera e collaborando con lo Studio d’Arte Cannaviello, dove nel 2016 ha tenuto la sua ultima personale, L’odore. Ha partecipato a recenti mostre collettive quali Back_Up. Giovane arte in Sardegna (Museo Nivola, Orani 2020) e RealisticAbstraction (Robert Kananaj Gallery, Toronto 2018).
TRA PITTURA E NEVROSI. LA MOSTRA DI SILVIA MEI A SASSARI
Mei espone per la prima volta le sue opere in una mostra personale da ArteCircuito, associazione culturale che promuove l’arte contemporanea dei giovani artisti e le opere dei maestri del Novecento sardo a Sassari.
All’ingresso, un’imponente tela dove su un fondo rosso sangue compare la scritta “Grazie Matteo ♥” è rappresentato un gruppo di loschi personaggi post apocalittici dall’aria tenera e gradevole: osservano lo spettatore con i loro piccoli occhi e con i loro taglienti sorrisi, tradiscono la propria sofferenza psichica e comunicano ansie, paure, insicurezze, conflittualità interiori di freudiana memoria.
I PERSONAGGI DI SILVIA MEI
Mei raffigura un’umanità alla deriva e sull’orlo del baratro, che vive nelle sue tele dai colori acrilici acidi e psichedelici con inserti di collage, piume, petali, pon pon decorativi, e dove su alcuni volti l’artista modella in rilievo i visi e i nasi con schiuma poliuretanica e pasta acrilica.
I vari personaggi sembrano aver subito mutazioni genetiche, sono sfigurati dalle proprie passioni e dalle difficoltà della vita, sono ritratti come maschere che nascondono il vero Io, sono dipinti in uno stile bad painting con citazioni da Hieronymus Bosch e James Ensor, ostentano alle loro spalle una vegetazione surreale che rasenta l’astrazione o in altri dipinti invece una miriade di piccoli e coloratissimi smile sembrano pastiglie di farmaci ansiolitici, antidepressivi e neurolettici.
Da una sala all’altra, nei dipinti che raffigurano le nevrosi quotidiane, sfilano immagini ambigue; la malattia non solo fisica e il corpo sono i temi delle tele. A uno sguardo poco attento sembrerebbero dipinti ingenui, invece quei visi sono un monito a creare un mondo migliore.
– Alessio Onnis
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati