Digital immunity: la digitalizzazione solidale in tempi di pandemia
Musei, gallerie, fiere: come hanno affrontato l'emergenza Covid-19? Grazie all'ausilio del digitale. Digital Museum Lab, un progetto didattico che indaga lo stato di digitalizzazione del settore artistico-culturale su scala globale, spiega come.
Digital Immunity riflette sul rapporto tra digitalizzazione e cultura all’interno della comunità, con particolare riferimento all’East Coast statunitense. La pandemia da Covid-19 ha marcato ancora di più la necessità di questa relazione. Grazie al digitale è possibile, infatti, eludere le regole imposte dal distanziamento sociale, a favore di assembramenti digitali, creando community in cui riunirsi per passare del tempo, organizzare degli eventi oppure semplicemente per continuare a lavorare in sicurezza, restando immuni. Musei, fondazioni, case d’asta, gallerie e fiere hanno dimostrato quanto la creazione di una rete solidale che permetta il supporto reciproco sia importante per la collettività.
IL MUSEO ONLINE COME FAVOLA MODERNA
Diversi musei di arte contemporanea della East Coast statunitense si sono rimboccati le maniche e, con l’ausilio delle nuove tecnologie, hanno cercato di rompere queste barriere per arrivare il più vicino possibile al proprio pubblico. Un caso emblematico è quello del Guggenheim di New York che, fin da aprile del 2020, è riuscito a ideare diversi programmi culturali per i più piccoli. Uno di questi è quello che prende il nome di Sketch with Jeff, e si articola come se fosse un cartone animato in cui l’insegnante Jeff Hopkins mostra ai bambini – tramite delle storie e dei disegni – alcune sezioni del museo. Il Guggenheim, inoltre, ha sviluppato un’interessante collaborazione con il Bard Graduate Center, presentando Art Detectives: un progetto dedicato ai ragazzi che si articola in quattro settimane di corso, da remoto, e vede coinvolti esperti e professionisti nel mondo dell’arte. I musei dell’East Coast si sono dimostrati resilienti ad una situazione avversa intercettando i bisogni del pubblico, senza dimenticare i più piccoli.
MUSEO-TELEFONO-CASA: LA REALTÀ AUMENTA DEL MET
Lo scorso gennaio, il Metropolitan Museum of Art di New York si è lanciato in un ambizioso progetto in collaborazione con il colosso delle telecomunicazioni Verizon, utilizzando la tecnologia della realtà aumentata: The Met Unframed. Per una durata di cinque settimane e in un’ottica di sovvertimento delle barriere fisiche nella fruizione delle collezioni, The Met Unframed è stata una esperienza immersiva, uno spazio ibrido in cui il visitatore ha potuto prendere in prestito alcuni capolavori e proiettarli attorno a sé per qualche minuto. L’iniziativa può essere intesa come una forma di democratizzazione dell’arte, ma è davvero inclusiva come sembra essere? Non del tutto, come dimostrano le funzionalità avanzate a cui hanno accesso solo i clienti Verizon. Nonostante ciò, la piattaforma è stata accolta con grande entusiasmo, mostrando come le dinamiche del museo virtuale, inteso come alter ego del museo tradizionale, siano davvero una soluzione vincente per la museologia di domani.
VIRTUAL EXPERIENCE IN BATTAGLIA CONTRO IL COVID-19
Anche le case d’aste sono state costrette a un rapido riadattamento, al fine di preservare il loro business dal rischio di un crollo. Con il Covid- 19, infatti, si è assistito all’erompere del mercato online in tutto il mondo, ma le principali case d’asta statunitensi si sono mostrate anche sensibili alla situazione pandemica portando avanti le aste di beneficenza. Da questo punto di vista, Sotheby’s si è dimostrata molto attenta proponendo un’asta interattiva che ha coinvolto gli offerenti in una serie di eventi irripetibili. L’iniziativa, intitolata May Day Covid-19 Charity Auction, si è tenuta nel maggio 2020 e ha visto anche la collaborazione di Google che, insieme a Sotheby’s, ha fornito supporto al Rescue Committee. La collaborazione tra Google e la casa d’asta ha inoltre proposto esperienze fruibili tramite Google Meet cercando di sfidare i limiti esperienziali che ora condizionano le situazioni sociali. L’asta ha offerto esperienze caratterizzate da incontri virtuali con personaggi di rilevanza mondiale. Il digitale ha quindi potenziato la modalità delle aste, anche se si comincia a sentire la mancanza della carica emanata dall’evento dal vivo.
CYBER ART FAIR
Le grandi fiere d’arte sono state sospese dopo la chiusura anticipata della fiera Tefaf Maastricht. Alcuni luoghi nevralgici dell’arte, come l’East Coast statunitensi, si sono dovuti riadattare a nuove forme di scambi per portare avanti i loro format. Art Basel, ad esempio, per diminuire l’impatto del distanziamento sociale, ha deciso di unire le tre edizioni (Basilea, Hong Kong, Miami) in un unico evento online, lanciando un nuovo format caratterizzato da due sale di visualizzazione online per l’autunno: “OVR: 2020”, dedicata alle opere d’arte realizzate nel 2020 e “OVR: 20c”, con opere create tra il 1900 e il 1999. Lo stesso destino di modalità online è spettato anche a Frieze New York e all’Armory Show, solo per citarne alcune. Tra le iniziative più interessanti ci sono state quelle di NADA (New Art Dealers Alliance) che, nel maggio 2020, ha presentato FAIR, una nuova piattaforma fieristica interamente online che ha agito in modo cooperativo, attraverso crowdfunding, a sostegno della comunità di gallerie, di organizzazioni no-profit e artisti.
PLATFORM: NEW YORK, L’UNIONE FA LA FORZA
Lo scorso anno, in circa meno di un mese, New York, epicentro globale del mercato dell’arte, si è trasformata in una città fantasma con le strade vuote e gli ospedali traboccanti. Per far fronte alla nuova realtà della pandemia le gallerie hanno sperimentato attraverso il digitale nuovi modi per interagire con i collezionisti e le case d’asta. Per colmare il divario tra i collezionisti attivi online e le gallerie più giovani che non hanno avuto la possibilità di orientarsi velocemente verso strategie digitali, nell’aprile del 2020 David Zwirner ha lanciato Platform : New York, una serie di mostre online a sostegno delle piccole e medie gallerie. Avendo sviluppato nel 2017 un’infrastruttura per le viewing online rooms, Zwirner ha aperto il proprio sito, e la propria clientela, a una dozzina di piccole gallerie di New York. Platform ha sicuramente aiutato le gallerie coinvolte a raggiungere più facilmente un pubblico più ampio e internazionale e potrebbe incentivare la collaborazione tra i galleristi in un futuro senza Covid-19.
L’articolo è parte del progetto Digital Museum Lab, realizzato nell’ambito del corso di Laurea Magistrale IULM in Arte, valorizzazione e mercato. Gli studenti, divisi in piccole redazioni, sono stati invitati a compiere una ricerca approfondita sullo stato di digitalizzazione del settore culturale di una specifica area geografica. In seguito, ciascun gruppo ha realizzato un magazine per illustrare i risultati dell’indagine.
Digital Museum Lab è un progetto didattico che indaga lo stato di digitalizzazione del settore artistico-culturale su scala globale.
Prof. Vincenzo Trione. Coordinamento di Camilla Balbi, Anna Calise, Anna Cuomo, Vincenzo Di Rosa, Margherita Fontana, Alessandra Sturiano. Il testo è a cura di Veronica Fanfani, Mattia Maisto, Pietro Bagnai, Elena Magnanelli, Valeria Ricci.
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