Otto gallerie espongono in un antico palazzo nobiliare di Lecce
In occasione della non-fiera Palai, che riunisce oltre quaranta artisti selezionati da otto gallerie internazionali, abbiamo intervistato Nerina Ciaccia, della galleria Ciaccia Levi di Parigi che, insieme ad Antoine Levi e Balice Hertling, ha dato il via alla collettiva estiva nel centro storico di Lecce, tra le sale del Palazzo Tamborno Cezzi.
A fine luglio Lecce e il Salento si sono risvegliati nel bel mezzo della settimana dell’arte, un evento raro da queste parti vista l’assenza totale di un circuito istituzionale e pubblico che regoli l’andamento e le temperature di un comparto che in altre città è già rodato da anni.
La “non fiera” di Palai, che vuol dire “palazzo” in griko ‒ e dunque non in dialetto salentino, perché il griko riguarda solo gli undici comuni di origine ellenica situati nell’entroterra meridionale del territorio ‒, è un progetto espositivo che ha chiamato a raccolta alcuni delle gallerie più rilevanti su scala globale: Antenna Space (Shanghai), Blum & Poe (Los Angeles, New York, Tokyo), Sadie Coles HQ (Londra), Bill Cournoyer / The Meeting (New York), LAYR (Vienna, Roma), LC Queisser (Tbilisi) e per l’Italia Veda (Firenze) e Zero… (Milano). Questo inedito rendez-vous, voluto da Ciaccia Levi Galerie e Balice Hertling, si svolge, fino a settembre, negli spazi cinquecenteschi dell’antica dimora aristocratica Tamborino Cezzi, situata nel centro storico, ed è in pieno work in progress sulla programmazione degli eventi nei prossimi mesi. Per il settore dell’arte contemporanea a Lecce l’occasione è da non perdere, abbiamo la possibilità di ripartire dal basso guardano agli artisti emergenti del territorio, offrendo loro delle opportunità lavorative e contrattuali oneste, costruendo dei bandi su misura che possano far lavorare insieme artisti, curatori, fotografi, comunicatori, grafici, giornalisti e mediatori culturali, le fondazioni bancarie potrebbero istituire un premio e delle residenze favorendo la costruzione di una collezione museale e cittadina che riapra e riempia le vuote stanze delle numerose strutture di proprietà del Comune di Lecce, non con le mostre importate, ma con dei progetti ragionati insieme ai professionisti del settore. Palai è una bella sfida e le possibilità per vincerla ci sono tutte.
L’ALLESTIMENTO DI PALAI
Tra il cortile, le scuderie e il piano nobile della residenza privata è di scena fino al 15 settembre la collettiva di Palai, un’ampia selezione di opere tra sculture, installazioni e tanta pittura, che in queste occasioni veste sempre i panni di prima donna. All’interno del palazzo, tuttora abitato e vissuto, i proprietari hanno destinato all’esposizione parte dello spazio domestico come interi saloni affrescati, cucine, biblioteche, corridoi a grottesche, stanze con carta da parati e grandi ambienti arredati.
In questi luoghi le opere dei tanti artisti in mostra (tra i quali pochissimi italiani) hanno assunto un carattere eclettico, con una visione scenografica d’insieme tutto sommato bilanciata, barocca quanto basta e composta.
L’INTERVISTA A NERINA CIACCIA
Come nasce Palai e perché in Puglia?
Il progetto nasce da una serie di conversazioni avute nel corso degli anni insieme a Daniele [Balice, N.d.R.], e ultimamente anche durante il periodo della pandemia. Sia io sia Daniele siamo pugliesi, e sono anni che abbiamo il desiderio di realizzare qualcosa in Puglia, con le realtà del territorio, per coinvolgere quella generazione più giovane rispetto alla nostra, perché da quando siamo partiti noi a oggi c’è stato un grande miglioramento. Molte persone hanno studiato fuori e poi sono rientrate nel territorio per creare sinergie importanti, che all’epoca per noi sarebbero state impossibili da immaginare.
Lecce è stata la prima scelta?
La scelta di Lecce non è stata immediata, io sono foggiana, mentre Daniele è barese e il territorio pugliese è variegato e gli aeroporti sono quelli che sono. Le scelte non erano tante, ma Lecce ci sembrava un territorio già accompagnato da tante realtà culturali. Lecce di conseguenza è già educata rispetto a Foggia e Bari e in più vi è anche la presenza di artisti, e questo fa della città un tessuto già avviato all’arte contemporanea che ci avrebbe aiuto a lavorare meglio.
Come sono state selezionate le gallerie?
Le gallerie sono un po’ gli amici e, quando parlo di amici, parlo di gente con cui condividiamo dei valori e delle visioni dell’arte contemporanea e dell’arte in generale, ma soprattutto sono gallerie che ammiriamo e con le quali abbiamo sempre desiderato confrontarci. Sono artisti e gallerie di un certo calibro e poi è stato bello creare questo mix tra gallerie più affermate come Salide Coles e Blum & Poe e quelle relativamente più giovani tipo Veda di Firenze e LC Queisser. La nostra è stata una scelta geografica molto variegata.
A livello curatoriale, come avete creato il rapporto tra le opere e lo spazio?
In realtà noi abbiamo dato carta bianca alle gallerie di portare le opere che volevano, ovviamente le gallerie erano informate sull’architettura del posto e sul fatto che comunque vi fossero degli affreschi preesistenti. Ci piaceva l’idea di intendere il posto come un ambiente domestico, e non nel senso peggiorativo del termine, ma proprio parlando di arte vissuta nella quotidianità. Ci piaceva che il palazzo fosse abitato dalla famiglia proprietaria e quindi è stato bello creare questo connubio. Io e Antoine [Levi, N.d.R.] siamo i creatori di Paris Internationale e ogni anno scegliamo degli atelier particolari a Parigi, dei posti bellissimi ma disabitati. Questo display è stato creato in maniera naturale, dialogando tra di noi e con gli artisti, giocando anche con le opere nello spazio, senza pensare alle logiche di mercato.
IL DIALOGO CON IL TERRITORIO
In che modo avete immaginato una relazione tra Palai e i curatori e gli artisti del territorio?
Prima di tutto per noi è stato ovvio coinvolgere PIA – scuola per il contemporaneo, perché è una realtà super dinamica e fa cose che in Italia non esistono: creare una scuola in un posto fuori dalle rotte più conosciute è una bellissima idea. Per noi è fondamentale entrare in contatto con realtà e artisti che normalmente non vedremmo.
Siete entrati in contatto anche con altre realtà della città e non solo?
Questo è un evento pilota, e volevamo capire la risposta del territorio. Ci piacerebbe che diventasse un evento annuale e che coinvolgesse sempre di più le realtà locali. Quest’anno abbiamo creato degli itinerari che suggeriremo ai nostri collezionisti e curatori.
Dopo l’inaugurazione, quali sono gli eventi più importanti che guideranno l’agenda di Palai fino a settembre?
Stiamo ancora strutturando tutto man mano, ma contiamo di fare delle visite speciali. Sappiamo per esempio che arriveranno dei curatori dalla Fondazione Louis Vuitton di Parigi e il nostro obiettivo è portarli in giro per il territorio.
Progetti per il prossimo anno?
Noi speriamo che l’anno prossimo si possa organizzare tutto in maniera più strutturata, partendo prima, dialogando meglio con il territorio. Speriamo di poter organizzare delle performance e delle conferenze. Per tutto questo serve tempo, noi siamo partiti con un po’ di ritardo. Stiamo pensando anche di realizzare qualcosa di diffuso nel centro storico, in collaborazione con le dimore storiche. Ovviamente sono solo delle idee, però ci piacerebbe coinvolgere di più l’amministrazione locale e le associazioni come i Lions e il Club Rotary e magari istituire anche un premio e realizzare una residenza.
LA PAGINA ANONIMA SU IG
A pochi giorni dall’inaugurazione di Palai un evento curioso ha caratterizzato la settimana dell’arte in Puglia. A riscuotere un po’ di attenzione tra gli addetti ai lavori è stata la comparsa dell’account anonimo di Instagram Sule, Mare & Arte Contemporanea. La pagina ironizza, in dialetto salentino e in inglese, a colpi di meme e cliché visivi della cultura locale e non, concentrandosi sui protagonisti indiscussi dell’evento più mondano dell’estate, senza tralasciare gli spazi indipendenti, i curatori e gli artisti del tanto famigerato sistema dell’arte contemporanea.
‒ Giuseppe Amedeo Arnesano
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