27 artisti leggono il presente in una mostra collettiva a Cagliari
Le opere di ventisette artisti della Collezione della Fondazione Bartoli Felter, che da oltre un ventennio promuove giovani talenti, vanno in mostra al Lazzaretto di Cagliari. Mettendo in luce il lato oscuro dell’epoca contemporanea.
La pandemia ha mutato l’umana condizione esistenziale già gravemente compromessa. Afflitto dalle infinite possibilità di eventi catastrofici che incombono sulla sua vita, l’uomo si ritrova in una situazione al limite, dove umori feroci, rabbia incontrollata che sfocia in slanci di violenza inaudita e azioni distruttive nei confronti della natura e dell’esistenza stessa vanno a esasperare quel processo di disumanizzazione alienante che ora appare senza via di scampo.
Nessun Dorma, celebre citazione tratta dalla Turandot, che vuole essere un’esortazione nei confronti dell’indifferenza imperante, è il titolo della mostra che riunisce ventisette opere di forte impatto sociale della Collezione Bartoli Felter selezionate dalla curatrice Alessandra Menesini con l’obiettivo, per quanto difficile, di tirare le somme sul primo quarto del XXI secolo e indurci a guardare in faccia una realtà diventata inaccettabile.
UOMO E CLIMA
La natura si riprende i suoi spazi con irruenza nelle opere di Antonio Bardino e Monica Lugas, per mettere in risalto l’incapacità umana di sfuggire alla propria sorte evitando eventi catastrofici che hanno ripercussioni sull’intero sistema climatico. E una delle conseguenze più lampanti si ritrova nell’ibrido di Niko Straniero: una meravigliosa conchiglia resa irriconoscibile da fili elettrici e rifiuti urbani che la avviluppano. Se Ruben Mureddu rappresenta la miseria umana come povertà spirituale e bassezza d’animo che degrada l’uomo a un numero, Marco Pautasso ci mostra la miseria come povertà assoluta, quella di non disporre dello stretto necessario per vivere dignitosamente.
ARTE E PANDEMIA
Sui diretti effetti della pandemia si concentrano Tiziana Sanna, con il suo drammatico abbraccio nella terra dove tutto ha avuto inizio, ed Elena Franco, con le immagini fotografiche di luoghi abbandonati che ci fanno ripiombare nell’isolamento e nella solitudine del lockdown appena trascorso. La stessa solitudine che si respira nel light box di Marcello Nocera, mentre Elisabetta Lo Greco, con le sue sagome a grandezza naturale, auspica una riappropriazione della vita di ogni giorno. Una chance è proposta anche da Stefano Serusi con i suoi sgabelli nuragici disposti in circolo come nella notte dei tempi, quando ci si riuniva per risolvere controversie e prendere decisioni importanti per tutta la comunità. Per ribaltare una direzione ostinata e ritrovare l’umanità perduta.
‒ Roberta Vanali
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