Jazz & Image. A Roma ha aperto il jazz club più panoramico del mondo
Un incredibile jazz club ha aperto fino a Roma con panorama sul Colosseo e l'Arco di Costantino. Organizza l'Alexanderplatz, ma purtroppo tutto finirà a settembre
Immagina un palco per il jazz gestito da uno storico jazz club e sospeso davanti al Colosseo, al Tempio di Venere, all’Arco di Costantino, alla chiesa di San Bonaventura, al Palatino e dall’altra parte sotto le pendici del Celio e l’abside della chiesa dei Santi Pietro e Paolo. Ora smetti di immaginare e vai la sera in quel tratto semi abbandonato di Roma che fino a ieri ospitava erbacce e oggi è stato temporaneamente trasformato nel jazz club più sorprendentemente panoramico del mondo.
In questa zona del “Parco del Celio” (in realtà nessun vero e proprio parco purtroppo, ma giardinetti mal tenuti alla moda di Roma, lungo una storica tramvia tra Villa Celimontana e Via di San Gregorio) non si era mai fatto nulla. Nessun evento, nessuna iniziativa, nessun concerto. Eppure parliamo di una sorta di terrazza naturale con una vista incredibile.
IL JAZZ DELL’ALEXANDERPLATZ AL CELIO
Grazie ad un rocambolesco bando a margine della stagione estiva dell’Estate Romana, lo storico jazz club Alexanderplatz ha ottenuto l’autorizzazione di realizzare qui un palco, una stagione di concerti jazz di buon livello che durerà fino a tutto settembre meteo e Covid permettendo e uno scenografico ristorante seguito gastronomicamente da Gastone Pierini del ristorante stellato Moma. L’Alexanderplatz non è nuovo all’organizzazione di festival estivi di successo, non per caso in questi giorni sta seguendo lo svolgimento di rassegne sia a Paestum sia a Orbetello. Tutto molto suggestivo, ma nulla a che vedere con la possibilità unica di godersi un concerto affacciati sul Colosseo e appoggiati sopra l’Arco di Costantino.
OCCASIONE PER VEDERE L’ANTIQUARIUM COMUNALE
Bella occasione anche per sbirciare, seguendo la stradina all’interno del giardino, dentro al recinto dove si trova lo stabile in rovina dell’Antiquarium Comunale Romano. Doveva essere il grande museo archeologico della città, venne praticamente tutto costruito, poi le strutture subirono danni alla fine degli anni Trenta durante la costruzione della attuale Metro B e da quel momento, abbandono. L’edificio progettato da Costantino Sneider e ampliato da Antonio Munoz è divorato dalla vegetazione infestante mentre su piazzale ancora è pieno di reperti d’epoca romana. Ennesimo episodio di sciatteria a fianco di una piccola speranza di rilancio per un’area fino a ieri non valorizzata a dovere. Invece di porre limiti e ostacolare, le Soprintendenze dovrebbero incoraggiare la realizzazione in queste porzioni di territorio di progetti stabili, fissi, concessioni di lunga durata capaci di attirare investimenti strutturali di qualità. Finché le concessioni saranno di un mese e mezzo, come in questo caso, si potrà puntare solo sul mecenatismo e su imprenditori che pur di far qualcosa di buon livello accettano di non guadagnare. Una impostazione miope e non sostenibile delle politiche culturali della città: non è una notizia, ma è un peccato.
– Massimiliano Tonelli
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