Art-o-rama: Marsiglia apre la stagione fieristica. Il reportage
Inizia da Marsiglia la stagione 2021-2022 delle fiere d'arte contemporanea. Siamo andati a vedere cosa offre il mercato dopo quasi due anni di restrizioni dovute alla pandemia.
Art-o-rama ha aperto le danze della attesissima stagione fieristica autunnale che vedrà susseguirsi quasi senza interruzioni le fiere annullate e rimandate nell’ultimo anno e mezzo. La 15esima edizione della fiera marsigliese, diretta da Jérôme Pantalacci, si conferma una piccola gemma nel contesto delle grandi kermesse europee. Una manifestazione di dimensioni ridotte, che quest’anno ha accolto 44 gallerie provenienti da 11 Paesi, tra cui Italia, Russia, Spagna, Romania, Germania e naturalmente Francia, selezionate sulla base delle proposte più fresche che si affacciano da poco sul mercato internazionale. Una fiera focalizzata sugli artisti emergenti, dal carattere intimo e rilassato, dove i collezionisti (per lo più locali ma anche internazionali – una buona presenza di italiani, spagnoli e tedeschi) hanno potuto chiacchierare senza fretta con i tanti artisti presenti negli stand.
La fiera permette poi alle gallerie una visibilità internazionale che, come testimoniato da diversi giovani galleristi, apre le porte a manifestazioni più grandi come Arco Madrid o le nostre Artissima e miart. Un passaggio quindi consigliato ai giovani galleristi, quello di Art-o-rama, che concede tempo e spazio per un dialogo approfondito con gli artisti e con le opere.
LE GALLERIE AD ART-O-RAMA
Passeggiando tra gli stand, colpisce la cura degli allestimenti, con una selezione equilibrata di opere e un design studiato per incontrare le esigenze formali dei progetti. Molte le gallerie che hanno scelto di presentare un solo artista, come Nicoletti Contemporary di Londra, diretta da Oswaldo Nicoletti, che si dichiara molto soddisfatto delle vendite già dal primo giorno di apertura. Josefa Ntjam è un’artista giovane, che tuttavia ha già varcato le porte del Palais de Tokyo e i cui collage, creati con una tecnica che mescola l’analogico e il digitale, percorrono con una forma lisergica storie reali e immaginarie di trasformazioni e contaminazioni culturali.
Philipp Von Rosen di Colonia propone la spagnola Anna Malagrida, che ha fotografato le mani dei giocatori d’azzardo che attendono i risultati delle scommesse, creando una sequenza forte e suggestiva, mai didascalica. Dietro immagini poetiche si celano storie di povertà, immigrazione e speranza.
Hubert Winter, storica galleria viennese, propone un interessante dialogo tra le sculture del giovane James Lewis e dipinti astratti di Nancy Haynes, due generazioni e due tecniche a confronto che si incontrano nelle tonalità plumbee e nella forza materica delle forme e dei pigmenti.
Una presentazione completamente diversa per Suprainfinit di Bucarest, che ha allestito una serie di sculture a parete che giocano con forme anatomiche femminili e botaniche: una serie di orchidee in ceramica sensuali e ludiche al contempo, dell’artista tedesca Kirstin Wenzel.
Una presenza discreta ma di qualità anche per la scultura time-based: la galleria In Situ di Parigi si distingue infatti per una proposta originale con le sculture di Vivien Roubaud. Ali di farfalle si muovono impercettibilmente, grazie a un meccanismo, dentro una campana di vetro, e dentro lucidi cilindri di plexiglas l’artista permette di osservare l’esplosione di fuochi d’artificio, mettendo così a nudo le forze nascoste di elementi familiari.
La galleria Berthold Pott di Colonia spicca per la presentazione potente ed elegante delle opere scultoree degli artisti Daniel Boccato, Colin Penno e Johanna Von Monkiewtisch. Di quest’ultima colpisce la delicatezza dei giochi ottici creati con colore su elementi geometrici di cemento, in cui l’apparente semplicità delle forme viene scossa dalle interferenze dell’artista sulla nostra percezione.
Anche Bombon Projects di Barcellona punta tutto sugli emergenti con una presentazione del lavoro di Josep Mainou e della giovane Anna Dot, il cui lavoro è incentrato sul linguaggio, la comunicazione e la traduzione, lì dove i processi di ascolto, lettura e scrittura portano a una ramificazione di potenziali nuove interpretazioni o fraintendimenti, sia sul piano personale che sociale.
I PREMI DELLA FIERA DI MARSIGLIA
È proprio Anna Dot la vincitrice del nuovo premio di acquisizione Because of many Suns indetto dalla Collezione Taurisano. Il nome del premio è stato ideato dal collettivo Apparatus 22 e vuole far riferimento al premio come un raggio di sole che nutre le giovani pratiche artistiche, rivendicando la necessità di un sistema dell’arte più attivo, e sostenitore, nei confronti degli artisti emergenti. Per la sezione Immaterial Salon ha vinto invece Mary Hurrell, rappresentata da Nicoletti Contemporary. In questo modo la Collezione Taurisano ha voluto sostenere il lavoro svolto da Art-o-rama con la creazione di una originale proposta online, e attivare una riflessione sui media effimeri. La giuria era composta da Sveva Taurisano, Bruno Bulfo (collezionista) e Carolina Ciuti (curatrice indipendente e direttrice artistica di Loop Barcelona). Le opere saranno poi depositate nelle collezioni di istituzioni pubbliche francesi. Anche Region Sud Prize sostiene i giovani artisti appena laureati, e si affianca ai premi Pébéo Prize for painting e Medeo Prize.
MOSTRE ED EVENTI A MARSIGLIA
La fiera contribuisce anche quest’anno a rinforzare la caleidoscopica identità della città, caratterizzata da una storica contaminazione culturale dal bacino del Mediterraneo e dall’Africa, includendo nella programmazione mostre ed eventi collaterali che propongono narrazioni visive sulla diaspora africana e, più in generale, storie collettive e personali di migrazione, integrazione, accoglienza o abbandono.
Il locale FRAC propone infatti le videoinstallazioni di Katia Kameli e Clarisse Hahn – entrambe consegnano delicate storie in forma di documentario, su immigrazione e riscatto sociale. Il complesso de La Friche accoglie due mostre di grande impatto visivo, sonoro e perfino olfattivo. La personale Barzakh della giovane ma ormai affermata sul panorama internazionale Lydia Ourahmane, organizzata da Triangle Asterides e curata da Céline Kopp, è un progetto concepito durante la residenza-quarantena dell’artista a Marsiglia. Presentata in primavera alla Kunsthalle di Basilea, la mostra approda ora a Marsiglia e affronta le tematiche dell’ambiente domestico inteso come spazio liminale tra l’intimità e la socialità, portando alla luce in modo crudo ma poetico le questioni legate alla privacy e alle storie personali che restano dentro gli oggetti personali. Di fatto, l’artista ha trasferito l’interno della sua casa nello spazio espositivo, permettendoci di entrare nella sua vita privata. Infine, Stirring the Pot dell’artista nigeriano Emeka Ogboh occupa i molteplici spazi de La Friche con installazioni fatte di video, profumi, suoni e sapori che tessono i legami tra Marsiglia e i vari porti dell’Africa occidentale, facendo luce sui legami che gli uomini intrecciano con i loro luoghi di vita, con le loro memorie e il loro passato.
Chiude il circuito il Salon de Photographie Contemporaine Polyptiqye, che sonda le attuali tendenze nella fotografia con una mostra, Récits contemporains, a cura della direttrice artistica Magali Avezou. Una proposta interessante e ben curata del lavoro dieci artisti internazionali, in stretta collaborazione con le loro gallerie. Tra le installazioni spicca il progetto Ghost stories di Federico Clavarino (Viastaterna, Milano), che intreccia aneddoti della storia di Marsiglia con i ritratti dei giovani che oggi la attraversano.
– Lucia Longhi
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