e-ATY: la scena culturale di Cina e Giappone nel periodo pandemico
Digital Museum Lab è un progetto didattico che indaga lo stato di digitalizzazione del settore artistico-culturale su scala globale. In questo approfondimento il focus è sulla scena culturale in Cina e Giappone durante la pandemia
Nel 2020, in risposta alla pandemia causata dal Covid, il mondo dell’arte e delle industrie culturali e creative ha messo in atto strategie digitali innovative per riuscire a raggiungere un pubblico costretto a casa e bisognoso di evasione e distrazione. In Cina e in Giappone i musei, le gallerie, le case d’asta, le fiere, i teatri, i cinema e gli eventi musicali hanno fornito originali risposte alternative: ecco alcuni esempi interessanti proposti da questi due paesi; contesti vicini, ma estremamente differenti da un punto di vista storico e culturale. Nel confronto emergono spunti di riflessione sul fenomeno della digitalizzazione dei settori culturali e creativi nei due paesi, contraddistinti da uno sguardo comune verso l’innovazione ma da attitudini progettuali e sistemi di mercato molto diversi.
WECHAT: LE ISTITUZIONI CULTURALI E LA COMUNICAZIONE ISTANTANEA
WeChat è una piattaforma social utilizzatissima in Cina. La sua funzione principale è quella del l’instant messaging, (come il nostro Whatsapp) e consente inoltre di pubblicare storie, momenti e status che vengono visualizzati dai propri contatti (come Instagram e Facebook). Ma WeChat è anche una applicazione molto utilizzata in ambito culturale: le istituzioni museali spesso utilizzano questa app per autopromuoversi. In Cina infatti più della metà dei musei presenti sul territorio nazionale hanno aperto un account WeChat ufficiale, offrendo ai propri visitatori dei contenuti innovativi grazie a questa applicazione. Ad esempio, la Power Station of Art di Shanghai ha invitato artisti e musicisti a condividere contenuti inediti creati per l’occasione, mentre il Museo Guangdong di Canton ha reso possibile l’acquisto di biglietti fino a sette giorni prima attraverso il proprio account WeChat, attraverso il quale era anche possibile fruire il museo online grazie a visite panoramiche a 360 gradi.
I TOUR VIRTUALI NEI MUSEI CINESI E GIAPPONESI
Allo scoppio della pandemia i musei di Cina e Giappone avevano già iniziato a utilizzare i mezzi tecnologici per digitalizzare il proprio patrimonio culturale. A pochi giorni dall’inizio del lockdown la Cina aveva lanciato la Online Museum Exhibition Platform, una mappa interattiva che raccoglie mostre ed iniziative culturali in tutto il territorio nazionale con tanto di geolocalizzazione. I cataloghi disponibili sono in alta risoluzione e presentano schede interattive: ciò permette ai visitatori virtuali di gestire in autonomia il proprio tour. A quest’iniziativa hanno aderito anche i musei e le collezioni private e grazie alla collaborazione tra le diverse istituzioni culturali quest’iniziativa si è rivelata un successo. Questo progetto segue una tendenza già in corso da molti anni che la pandemia ha intensificato.
ART BASEL HONG KONG
Art Basel Hong Kong è stata la prima fra le principali fiere d’arte
contemporanea internazionali a cancellare l’edizione prevista a marzo 2020, a causa della pandemia. Dopo la cancellazione dell’evento fisico, Art Basel HK ha ottenuto un ulteriore primato trasferendosi online e rendendo disponibili le “online viewing rooms” (ricostruzioni virtuali degli stand delle gallerie) alle quali si è potuto accedere tramite app o sito web dal 20 al 25 marzo 2020.
Ogni opera era corredata dal prezzo e questa decisione è stata rivoluzionaria per il mondo delle fiere e del mercato dell’arte: solitamente, infatti, le gallerie non rivelano i prezzi dei prodotti artistici esposti.
Art Basel Hong Kong 2020 ha quindi compiuto un passo rivoluzionario e innovativo per il mondo del mercato dell’arte, permettendo ai collezionisti, nonostante la pandemia da covid-19, di vedere, conoscere e acquistare le opere per la prima volta su una piattaforma digitale.
LA MUSICA DAL VIVO E IL DIGITALE: LA RISPOSTA DI PECHINO
Un caso di particolare interesse nel il settore della musica live arriva dalla Cina con il progetto Sonic Cure, lanciato dall’UCCA di Pechino. Partendo dall’idea tradizionale che esista un legame tra musica e guarigione, questo progetto ha coinvolto musicisti cinesi di generi musicali eterogenei per creare delle composizioni originali capaci di mostrare la complessità della musica contemporanea in Cina. Il concerto di apertura è stato trasmesso online e ha visto nove musicisti esibirsi in una sequenza di improvvisazioni con strumenti tradizionali ed elettronici. Le oltre quattro milioni di visualizzazioni hanno portato alla luce il bisogno di arte e cultura durante il lockdown. Il punto di maggior interesse riguarda la scelta della piattaforma utilizzata: per coinvolgere un vasto pubblico, i concerti sono andati in onda su Kuaishou, tra i maggiori social di video brevi in Cina con oltre 300 milioni di utenti attivi quotidianamente.
ANIMAL CROSSING: IL LIVE STREAMING NELLA DIDATTICA MUSEALE
Nel 2020, diversi musei di tutto il mondo hanno deciso di rendere disponibili le loro collezioni all’interno di “Animal Crossing: New Horizons“, il popolarissimo videogame per Nintendo Switch. I musei hanno quindi creato dei codici QR per poter usare alcune delle loro opere come pattern per decorare diversi oggetti all’interno del videogame, giocatissimo dagli utenti durante la pandemia. A dare il via a questo trend è stato M WOODS, un museo privato di arte contemporanea a Pechino, che all’interno del gioco ha riprodotto alcune delle sue mostre passate, di artisti come David Hockney, Andy Warhol, Nicolas Party e Lu Yang. Diversi musei di tutto il mondo hanno seguito il suo esempio, tra cui il J. Paul Getty Museum, il MET Museum e un gran numero di musei Giapponesi, dal momento che il gioco è davvero molto popolare nel Paese del Sol Levante, dove ha venduto quasi 3 milioni di copie nei primi dieci giorni dal lancio. Alcuni utenti hanno usato Animal Crossing anche per ricreare delle opere d’arte famose. Ad esempio Shing Yin Khor, artista malinesiana, ha riprodotto nel gioco la performance di Marina Abramović “The Artist is Present“.
LA CRISI DEL CINEMA GIAPPONESE TRA FESTIVAL E SALE INDIPENDENTI
In Giappone, la crisi del cinema ha colpito particolarmente i minishiata: sale cinematografiche indipendenti diffuse in tutto il paese nelle quali vengono proiettati film sperimentali e d’autore, fondamentali per la diversità culturale e la sperimentazione nel cinema. Anche i festival cinematografici hanno puntato sulle piattaforme internet per trasmettere i film in programma. Tra tutti spicca il caso del Japan Web Fest, un festival dedicato al web cinema. La prima edizione dell’evento si è tenuta nel 2021 su una piattaforma digitale dedicata: l’isola virtuale in cui il festival ha avuto luogo permetteva di accedere alla visione dei film nell’edificio cinema, agli eventi live nel padiglione live events e a una live chat nell’area cafe.
IL TEATRO CERCA DI TORNARE IN PRESENZA
Nel teatro, la compagnia giapponese Moonlight Mobile Theatre ha sperimentato una soluzione che permette la fruizione del teatro in presenza e che può essere applicata anche ad altri ambiti delle arti performative. L’allestimento studiato da questa compagnia prevede la creazione di uno spazio privato in cui lo spettatore può fruire della performance teatrale dal vivo in condizioni di sicurezza: lo stage in cui la performance si svolge si trova al centro di uno spazio circolare, circondato da cubicoli non comunicanti in cui ogni spettatore può seguire l’evento isolato dagli altri. Questa soluzione risulta particolarmente funzionale per il mondo del teatro, data l’impossibilità di riprodurre la peculiarità dell’esperienza teatrale in streaming.
L’articolo presentato è parte del progetto Digital Museum Lab, realizzato nell’ambito del corso di Laurea Magistrale IULM in Arte, valorizzazione e mercato. Gli studenti, divisi in piccole redazioni, sono stati invitati a compiere una ricerca approfondita sullo stato di digitalizzazione del settore culturale di una specifica area geografica. In seguito, ciascun gruppo ha realizzato un magazine per illustrare i risultati dell’indagine.
Prof. Vincenzo Trione. Coordinamento di Camilla Balbi, Anna Calise, Anna Cuomo, Vincenzo Di Rosa, Margherita Fontana, Alessandra Sturiano. Il testo è a cura di Giada Ambrosioni, Ilaria Giorgetti, Sara Giovati, Giulia Pacelli, Francesca Salemi, Eleonora Tonna.
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