Oliviero Toscani – Photographs of Andy Warhol
Mostra personale di Oliviero Toscani, a cura di Luca Beatrice, presenta una selezione di foto del tutto inedite.
Comunicato stampa
Nel 1975 Oliviero Toscani è tra i protagonisti della fotografia italiana e internazionale. Poco più che trentenne, ha già firmato la campagna pubblicitaria che lo renderà celebre e discusso. Con Jeans Jesus e i famosi slogan “chi mi ama mi segua”, “non avrai altro jeans all’infuori di me” affronta la prima controversia nella sua lunga carriera da professionista che culminerà, un decennio dopo, nella lunga collaborazione con Benetton segnata da una rivoluzione copernicana nell’immagine pubblicitaria.
In questi stessi anni, mentre pubblica per diverse riviste di moda e di life style, Toscani è a New York. Capelli lunghi da beatnik, baffi, total look denim, soggiorna al Chelsea Hotel, conosce le divinità laiche dell’underground americano, scatta foto da Max’s Kansas City, allo Studio 54 e nel 1974 realizza un’altra immagine molto celebre, il ritratto di Lou Reed in versione superglamour che andrà a comporre l’artwork del live dell’ex leader dei Velvet Underground.
Allora New York voleva dire Andy Warhol. Sopravvissuto all’attentato del 1968, Warhol attraversa una fase di ripensamento del proprio lavoro: si dedica ai ritratti serigrafici su commissione, produce la trilogia sperimentale di Paul Morrissey, Flash, Heat, Trash con Joe Dallesandro, soprattutto si dedica alla sua ultima scoperta, la polaroid, che gli consente di scattare migliaia di foto istantanee a chi viene a trovarlo alla Factory che nel frattempo si è spostata a Union Square.
Tra i frequentatori abituali c’è Oliviero Toscani insieme alla sua macchina fotografica, che coglie il lato vanesio di Warhol utilizzandolo come modello e protagonista di questo ciclo di immagini in bianco e nero, dal taglio ruvido e immediato, senza alcun ritocco né aggiustamento, dove testimoniare la frenesia creativa improvvisata di un luogo che ha mantenuto inalterato il suo fascino.
Per questa mostra Toscani ha personalmente selezionato cinquanta foto, scattate tra il 1971 e il 1975, in gran parte inedite e alcune poco note, che costituiscono sia la testimonianza dei suoi anni newyorkesi, sia un’estetica dall’immediatezza reportagistica, dove al centro della scena ci sono sì i personaggi ma il fulcro è rappresentato proprio dalla macchina fotografica come un’appendice del corpo e uno strumento di indagine.
Vestito come un gentleman nel tempo libero, con la predilezione per le camicie Brooks Brothers, il Warhol di Toscani è più ordinario del solito. Quando non fotografa ordina i provini, telefona, discute con gli amici e solo raramente si mette in posa. Rispetto ai tanti fotografi “ufficiali” della Factory, come Stephen Shore, Billy Name, Nat Finkelstein, lo sguardo di Oliviero Toscani è meno aderente, meno incline a cogliere la “divinità” warholiana; prevale piuttosto la testimonianza di un momento vissuto con molta naturalezza, si direbbe autentico, che non risente affatto dei decenni passati nel frattempo.