Contrappassi danteschi
Mostra collettiva.
Comunicato stampa
È degna di un semionauta, di un navigatore del senso la coincidenza di trovarsi dentro alla Chiesa della Salute di Medicina, per riabitare, con questo percorso di ricerca che si intreccia con l’arte contemporanea, il ventottesimo Canto di Dante sulla separazione, sulle ferite e le divisioni.
Nel canto ventottesimo dell’Inferno di Dante Alighieri ci troviamo nella nona bolgia dell’ottavo cerchio, dove sono puniti i seminatori di discordie.
Si tratta di un canto molto affollato ricco di personaggi e sentimenti diversi. Si apre con la constatazione che la condizione raccapricciante e sanguinosa che essi videro era così forte e orribile da non trovare parole per essere descritta:
“Chi poria mai pur con parole sciolte dicer del sangue e de le piaghe a pieno ch’i’ ora vidi, per narrar più volte?
Ogne lingua per certo verria meno per lo nostro sermone e per la mente c’hanno a tanto comprender poco seno”.
Ed è qui che inizia il percorso di trasduzione visiva del contrappasso, con l’istallazione sonora di Annachiara Failla, con il video di Nicolas Garelli, con la performance video-sonora di Fabrizio Rivola e Petar Stanovic, con l’installazione di Dragoni-Russo, con la scultura di Federico Branchetti.
In questo percorso che trasmuta tempi, luoghi emozioni e sentimenti, resta però forte la vitalità dei testi che si intrecciano, svelando l’eterna contemporaneità di Dante e l’universalità del sentire dilatato fino al contemporaneo, accompagnandoci in una palestra di segni e sensazioni che coinvolgono mente e corpo ricongiungendoci fisicamente e idealmente, dopo questo periodo di lungo isolamento con la percezione del rimettere insieme, e prendersi cura delle ferite.
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