A Milano c’è una mostra accompagnata dalle voci dei detenuti di Vigevano
La Fondazione Arnaldo Pomodoro ospita una mostra che parla di corpo e assenza. Mescolando alle opere degli artisti Nevine Mahmoud, Margherita Raso e Derek MF Di Fabio le parole dei detenuti della Casa di Reclusione di Vigevano.
Come esporre la presenza, quando questa viene meno? Ecco la domanda che fa eco ai lavori di Nevine Mahmoud, Margherita Raso e Derek MF Di Fabio. Così Rosa in mano presenta un assemblage di sensualità mista a erotismo, in cui la figura umana assume una nuova forma di libertà.
LA MOSTRA ROSA IN MANO
Viaggio sinestetico tra corpi danzanti, Rosa in mano è un inno alla vitalità. In un gioco tra presenze e assenze, i lavori presentati per questo secondo appuntamento di Project Room tentano di ripensare al corpo nell’era della sua scomparsa.
Così le silhouette intrecciate di Margherita Raso sembrano inscenare una danza vorticosa, dove le figure, irriconoscibili, si abbandonano al flusso della leggerezza sul drappo da lei ricamato. Il tessuto, largo oltre 3 metri, cambia la percezione degli spazi, fino a formare un confine oltre il quale non è più possibile scrutare. Difatti lo sguardo sembra rimanere incastrato tra le pareti della Fondazione, che a loro volta si animano grazie alle sculture di Nevine Mahmoud.
L’artista londinese presenta una lingua marmorea, che fronteggia il tessuto di Raso. Il muro diviene un’estensione dell’organo, come a indicare che lo stesso spazio può prendere vita. Ad accompagnare la scultura del gusto, i seni in alabastro e vetro. Ecco che la poetica della seduzione di Mahmoud è esaltata e contraddetta dagli stessi materiali.
L’AUDIOGUIDA REALIZZATA DAI DETENUTI DI VIGEVANO
A “espandere” la mostra pensa la collezione di dialoghi realizzati da Derek MF Di Fabio, che si è occupato del display narrativo. Da sempre interessato all’ascolto e all’interpretazione delle situazioni, l’artista ha ideato un audioguida sui generis. Prende il nome di Cuscini la raccolta di idee, pensieri e citazioni che i detenuti della Casa di Reclusione di Vigevano hanno raccontato dopo aver visto, in anteprima, le immagini di questa mostra.
L’insieme delle loro parole ha dato vita a sei tracce musicate, interpretate da lettori italiani e internazionali e pensate per essere ascoltate in cuffia all’interno della Fondazione. L’intimità di questi suoni non solo modella le forme nello spazio, ma assume anche le sembianze di un invito a uscire da una condizione di reclusione per godere della libertà. Di fatto Cuscini è diventata un’opera a sé stante, pronta a essere ascoltata ovunque.
IL WORKSHOP NELLA CASA DI RECLUSIONE
Nato a febbraio 2020, il workshop di Derek MF Di Fabio ha avuto una vita molto breve, subendo le conseguenze della pandemia.
Facendo di necessità virtù, l’artista ha pensato di trasformare il workshop in presenza nella Casa di Reclusione in un epistolario di lettere ed email che ha scambiato con i detenuti per tutti questi mesi. Attraverso la scrittura ha cercato di indagare la sfera intima di ciascun partecipante, sfidando i limiti burocratici ‒ dati dalla lentezza della comunicazione ‒ e quelli personali ‒ dettati dalla riservatezza che ognuno di loro ha dovuto vincere.
‒ Vittoria Mascellaro
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