Best practice dell’industria culturale. È in Spagna e si chiama Sonar
Con le sue 19 edizioni in Spagna e le numerose edizioni in giro per il mondo a partire dal 2002, il Sonar è diventata una delle più note vetrine europee di riferimento per i professionisti e gli amanti del mondo della musica avanzata e delle nuove tecnologie applicate alla creazione artistica.
Quanto a internazionalizzazione, il Sonar non ha proprio nulla da invidiare alle grandi manifestazioni a cadenza periodica del sistema dell’arte contemporanea, che siano Art Basel, Frieze o le varie biennali. Non solo si ripete un tipico loop dell’industria culturale, quello delle scelte mirate nell’esportazione di un evento-marca fuori dai confini nazionali, ma anche la nascita di una serie di eventi satellite – non ufficiali – e facenti riferimento sempre allo stesso sistema culturale.
Anche rispetto al grande pubblico, possiamo dire che il Sonar stabilisca, con i suoi record d’affluenza, un metro di riferimento fondamentale per gli eventi culturali dedicati alle varie interazioni e declinazioni della musica elettronica. Per quest’edizione del festival si attendevano oltre 80mila visitatori in tre giorni, il 90% dell’offerta alberghiera di Barcellona al completo, e gli italiani sono da diverse edizioni il terzo pubblico più presente dopo quello spagnolo e francese.
Siamo di fronte ad uno dei pochi casi europei in cui, messe da parte le logiche del marketing e del branding, la dialettica tra produzione e bisogni culturali ha saputo perfettamente dare forma a una domanda di beni di consumo culturale latente, coprendo sinora quasi tutti i continenti. Al Sonar manca solo l’Australia.
Il paragone con il grande sistema dell’arte sorge spontaneo, tanto quando parliamo di cifre che di format, ma forse ancor più quando il vincolo tra musica e arte si celebra da vent’anni nello stesso museo e centro d’arte contemporanea. Tanto vale citare location come il MACBA e il CCCB di Barcellona quanto il più recente Design Indaba di Cape Town. Il Sonar ha sempre vantato una speciale commistione con il mondo dell’arte e della cultura contemporanea “ufficiale”. Musei e centri di cultura che si trasformano per alcuni giorni in importanti vetrine per formati artistici e musicali votati all’estrema contemporaneità dei nuovi media.
Quanto alle numerose esperienze culturali che nascono dall’incontro tra spazi consacrati al contemporaneo e la musica elettronica con le sue varie declinazioni, vale la pena ricordare un altro evento che sta riscuotendo enorme successo, il Warm up Summer Music Series organizzato dalla fondazione MoMA PS1 di New York. Grande esito è stato anche ottenuto con un dj set d’eccezione durante Monumenta 2011, quando Anish Kapoor ha invitato Richie Hawtin per offrire al pubblico un’esperienza irripetibile all’interno della gigantesca scultura al Grand Palais di Parigi.
Il fronte delle arti e della musica new media del Sonar 2012 è stato come di consueto accompagnato da concerti, esposizioni, conferenze, proiezioni, design e dalla fiera multimediale, dove non solo si sono potuti scoprire gli ultimi ritrovati dalla tecnologia applicata all’industria creativa, ma anche i numerosi addetti ai lavori provenienti da 900 imprese dell’industria musicale e audio-visuale di oltre 50 Paesi del mondo.
Quanto alle presenze chiamate a rappresentare il meglio della musica elettronica italiana emergente, il Sonar ha invitato a tener d’occhio l’eclettismo e il citazionismo techno, rock e psichedelico di Esperanza, della nota etichetta Gomma, e le note della new disco pop di Giovanni e Giacomo di Discodromo, una produzione Prins Thomas (Internasjonal).
I festival di musica elettronica, laddove contano sull’appoggio delle istituzioni locali e su scelte curatoriali di ampie vedute, possono ottenere una funzione fortemente catalizzante e moltiplicatrice del pubblico, del turismo, nonché rivitalizzante per la cultura contemporanea e per le città, e lo si vede bene nel caso di Barcellona. Ci auguriamo che accada lo stesso per il progetto Club to Club di Torino, che ha già avuto le sue prime esperienze internazionali approdando a Istambul. Che resti viva la lezione di Giorgio Mortari, il visionario ideatore del festival Dissonanze di Roma: una manifestazione che aveva tutte le carte in regola per diventare una vetrina di pulsione culturale e internazionale come lo sono Barcellona e il suo Sonar.
Enrichetta Cardinale Ciccotti
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