L’architettura transdisciplinare di Counterspace
Attinge dalle arti visive, dalla performance e del cinema lo studio di architettura guidato da Sumayya Vally, che ha progettato il Serpentine Pavilion 2020-21 a Londra.
Lo scorso anno l’annuncio che Sumayya Vally sarebbe stata l’autrice del 20esimo Serpentine Pavilion ha destato non poco stupore. Non solo perché, a soli 29 anni, l’architetta sudafricana sarebbe stata la più giovane progettista di sempre a misurarsi col prestigioso incarico, ma anche per l’abilità del suo studio di travalicare le forme tradizionali dell’architettura. Nel portfolio dello studio Counterspace, infatti, oltre ai canonici progetti figurano anche ricerche artistiche, installazioni, film e performance. Una sorprendente attitudine transdisciplinare che ha origine dalla biografia della sua autrice.
LA STORIA DI SUMAYYA VALLY
Cresciuta fra la township di Laudium e il negozio del nonno nel cuore di Johannesburg, Vally sviluppa fin da bambina il desiderio di “lavorare nella città, unendo le sue diverse parti in un unico mondo”. Ancora studentessa, inizia quindi a esplorare i margini della megalopoli sudafricana, testando velocità, scale e media in grado di mettere in relazione “territori, persone e luoghi”. Così la tesi di laurea sulle discariche minerarie della città si traduce in mostra in occasione della prima Biennale di Chicago, poi in un’installazione di specchi che catturano le alterazioni delle polveri iridescenti e infine in un edificio a uso misto nell’area delle Crown Mines. Mentre Conversation Rooms, performance sulle piattaforme per la discussione, si sviluppa prima in un kit per allestire spazi di incontro e poi nel progetto per la moschea di Brixton, in cui ere, culture e lingue diverse si incontrano in un mix di geometrie di varie provenienze.
IL SERPENTINE PAVILION DI COUNTERSPACE
Dopo soli quattro anni di attività, l’incarico per il padiglione londinese catapulta Vally sotto i riflettori internazionali, al punto da essere menzionata da Time fra i 100 leader del futuro. Esplorando Londra e visitando i suoi archivi, l’architetta va alla ricerca dei luoghi della città più significativi per le comunità di migranti. Attraverso un processo di sovrapposizione, addizione e sottrazione, i mercati, i luoghi di culto, i negozi e le librerie selezionati dalla progettista si traducono nel padiglione in un’articolata composizione di nicchie e sedute. Racchiuso da una copertura circolare di 10 metri di diametro e 7 di altezza, il paesaggio di frammenti incoraggia diverse modalità di incontro, dall’individuale al gruppo, dal casuale al programmato. Un monumento alla socialità, che, dopo il rinvio di un anno dovuto alla pandemia, finalmente dallo scorso giugno anima l’estate nei Kensington Gardens. E mentre nel Serpentine Pavilion installazioni sonore restituiscono voci e suoni dei quartieri di Londra, per la prima volta il padiglione si estende nella città, con quattro frammenti installati in altrettanti luoghi che hanno ispirato il progetto. Da Notting Hill a Barking, passando per Finsbury Park e Deptford, sedute, leggii e scaffali sono pronti ad accogliere nuove voci e storie.
‒ Marta Atzeni
https://counterspace-studio.com/
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #61
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