Il mistero della Gioconda di Leonardo da Vinci al Prado di Madrid
Recenti studi sulla copia della Monna Lisa di Madrid svelano la natura di un’opera nata nel circolo di Leonardo. Una mostra al Prado svela i metodi di lavoro nell’atelier vinciano. Dopo oltre cinquecento anni dalla scomparsa di Leonardo da Vinci (1452-1519), la Gioconda è ancora per molti aspetti un enigma. Altrettanto misteriosa, e di autore sconosciuto, è anche la copia […]
Recenti studi sulla copia della Monna Lisa di Madrid svelano la natura di un’opera nata nel circolo di Leonardo. Una mostra al Prado svela i metodi di lavoro nell’atelier vinciano. Dopo oltre cinquecento anni dalla scomparsa di Leonardo da Vinci (1452-1519), la Gioconda è ancora per molti aspetti un enigma. Altrettanto misteriosa, e di autore sconosciuto, è anche la copia più antica che si conosca del quadro del Louvre, da sempre presente nelle collezioni del Museo del Prado. Dieci anni fa, un accurato restauro ha svelato al mondo le tante similitudini fra il più celebre ritratto della storia della pittura e quella che si credeva solo una copia realizzata in epoca più recente, forse tra Sette e Ottocento. Tra il 2011 e il 2012 le mani sapienti del laboratorio di restauro del Prado eliminarono infatti dalla tavola il fondo nero posticcio che copriva un variopinto paesaggio, di ispirazione lombarda, simile allo sfondo dell’icona del Louvre. L’evento fece in breve il giro del mondo, suscitando l’interesse dei tanti cacciatori di originali di Leonardo e attirando gli sguardi incuriositi dei visitatori al Prado nella sala di pittura italiana del Quattrocento, dove l’opera normalmente si espone.
IL CIRCOLO DI LEONARDO E LE SUE REGOLE
Leonardo e la copia della Monna Lisa. Nuovi approcci sui metodi dell’atelier vinciano non è solo una piccola ma densissima mostra dedicata alla versione di Madrid della Gioconda. È un’ennesima occasione per constatare lo spessore dell’équipe scientifico della grande pinacoteca e la capacità divulgativa delle loro ricerche. Dal 2011 ad oggi, infatti, i conservatori del museo, con il supporto fondamentale dei tecnici di restauro e di documentazione, hanno studiato a fondo l’olio su tavola, scoprendo che non si tratta di una copia “moderna”, bensì di un quadro dipinto nei primi anni del Cinquecento, probabilmente nell’atelier di Milano, e realizzato da uno dei tanti discepoli in contemporanea con il quadro del maestro. Gli studi realizzati in occasione dei 500 anni della morte di Leonardo, celebrati in Italia come in Francia nel 2019, la lettura dei testi di Leonardo e l’analisi tecnica delle opere con i più moderni e sofisticati metodi di indagine (fotocamera agli infrarossi ad alta risoluzione e micro-scanner per l’analisi dei pigmenti), hanno permesso di avere una visione più acuta dell’opera di Madrid e di addentrarsi nella tecnica pittorica che Leonardo, un maestro atipico per l’epoca, trasmise agli artisti che lo circondavano.
NON UNA COPIA CASUALE
“Non si tratta di una copia casuale”, spiega Ana González Mozo, tecnica del Gabinetto di documentazione del museo e curatrice della mostra, “ma rientra nell’ingranaggio del suo atelier, dove spesso le opere del maestro (disegni, cartoni e olii) fungevano da veri e propri prototipi. L’uso di materiali è lo stesso della Gioconda del Louvre, così come le tracce di cambi e pentimenti: ciò significa che fu realizzata più o meno in contemporanea con l’originale. Il metodo di lavoro prevedeva infatti che si copiassero dipinti, cartoni, disegni o anche solo le idee del maestro”. Malgrado siano ben noti i cosiddetti pittori leonardeschi, soprattutto in ambito lombardo, meno nota è la gestione della bottega di Leonardo e i nomi di copisti e imitatori che la frequentavano. “Si sa che ci fu un periodo in cui Leonardo non si sentì di dipingere di propria mano e che i discepoli lo fecero per lui”, spiega Miguel Falomir, direttore del Prado e specialista di pittura italiana del Rinascimento. “Inoltre, in passato, il termine copia non aveva un connotato peggiorativo; anzi, una copia poteva anche essere quotata quanto o più dell’originale; copiare poi era considerato un metodo di apprendimento, come oggi del resto”.
OPERA DI UN ALLIEVO ANONIMO. MA NON C’È LA MANO DI LEONARDO
Per corroborare le tesi degli studiosi spagnoli, in mostra a Madrid sono esposti pochi ma meravigliosi quadri e disegni di artisti, noti o anonimi, che si ispirano a Leonardo e lavorano nel suo circolo artistico. L’intimo San Giovanni Battista con agnello di Andrea del Sarto (Museo del Prado) e il bellissimo Bambin Gesù abbracciato a un agnellino di autore anonimo lombardo, della collezione del Duca d’Alba; ma anche il Salvatore adolescente attribuito a Giovanni Antonio Boltraffio (Museo Lazaro Galdiano, Madrid) a sua volta copia del Salvador Mundi (versione Garay) e la bellissima Leda, una tempera su tavola ispirata a Leonardo, ma di autore anonimo, custodita alla Galleria Borghese di Roma. “Quello che sappiamo oggi”, conclude Falomir, “è che la Monna Lisa del Prado è una copia autorizzata e supervisionata dallo stesso Leonardo, dipinta in simultanea con l’originale da un allievo ancora non identificato. Ciò che invece non possiamo affatto sostenere è che nel dipinto ci sia la mano del maestro”. A Madrid, il quadro giunse nel XVI secolo, probabilmente portato da Pompeo Leoni, celebre scultore ma anche collezionista e mercante d’arte milanese, che proprio a Milano acquisì forse da Francesco Melzi, discepolo di Leonardo, portando con sé in Spagna anche alcuni scritti del genio di Vinci.
-Federica Lonati
Leonardo e la copia della Monna Lisa – Al Museo del Prado, Madrid, fino al 23 gennaio 2022. www.museodelprado.es
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