Selezione di 5 progetti in mostra alla Biennale di Monza
La Biennale di Monza si rinnova e in questa edizione, ospitata all’interno del Belvedere della Reggia, abbraccia le contaminazioni sonore della musica, proposte dagli studenti internazionali di dieci Accademie italiane. Ecco la nostra selezione
La nuova edizione della Biennale di Monza, come afferma Marco Colombo, coordinatore della rassegna, nasce per promuovere il rifiorire della cultura dopo la pandemia. Gli spazi del Belvedere, riqualificati dall’architetto Michele De Lucchi, occupano l’ultimo piano della Reggia e si affacciano sull’immenso giardino. In precedenza hanno ospitato la sezione di Design della Triennale di Milano, che nacque nella Reggia di Monza negli Anni Venti del XX secolo. Abbiamo selezionato cinque tra i progetti più riusciti fra quelli che animano questa edizione della Biennale di Monza.
‒ Elena Arzani
ARD&NT INSTITUTE
Le opere proposte dal tutor Roberto Favaro, dell’ARD&NT Institute (Consorzio dell’Accademia di Brera e del Politecnico di Milano) sono il trittico Drops, realizzato da Jessica Moscaritolo, Mădălin Ciucă e Giulia Siniscalchi; Ritratti sonori di Marius Berardinelli e Gianmaria Seveso; Stone balance di Luigi D’Elia e Cristina Angeloro.
L’elemento che le accomuna è l’equilibrio armonico, ricercato attraverso gli elementi naturali, che vibrano con le emozioni e i ricordi dell’essere umano. Se in Drops percepiamo il senso dell’attesa, attraverso le suggestioni del flusso sonoro e delle immagini liquide dei tre diversi video proposti, Tao esamina la vibrazione del ricordo, la forza creatrice dell’immaginazione. Ritratti sonori della città di Monza, che si smaterializza per incarnare la metafora del luogo universale. In Stone balance ritroviamo il senso dell’equilibrio cosmico, grazie al silenzio e alla pietra. Quest’ultima è considerata sacra all’interno della filosofia zen, che in lei identifica la saggezza del creato, la sua permanenza, che si contrappone al vuoto.
ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI VENEZIA
Intense vibrazioni cromatiche saturano le opere pittoriche proposte dal tutor Martino Scavezzon dell’Accademia di Belle Arti di Venezia. Cretaceous utopia di Bogdan Koshevoy è un viaggio nel tempo, che trasporta l’uomo nel periodo più lungo dell’era mesozoica, ossia il Cretaceo. Una reinterpretazione in chiave utopica della storia dell’umanità, in cui il paradiso in terra contempla una pacifica convivenza con i dinosauri. Emoziona la forza dirompente di Una notte di luna udii grida di uccelli preistorici…, acrilico su tela di Chiara Peruch. Un’opera davvero affascinante, in cui il sapiente uso del colore crea suggestioni profonde, quasi sonore. Francesco Ronchi è un manierista che trae ispirazione dall’arte di Jacopo Tintoretto e racconta, nell’olio su tela Le avventure del giovane Francesco Ronchi, scene di vita notturna dalla natura biografica, in cui realtà e finzione di mescolano.
ACCADEMIA CARRARA DI BERGAMO
Cinzia Benigni dell’Accademia di Belle Arti Giacomo Carrara di Bergamo presenta Appunto di Valentina Goretti, Caramelle di Lorenzo Lunghi e Nell’ora più calda ti vedrò brillare di Simon Pellegrini. Le tre opere, diversamente da altri progetti proposti, sono molto differenti tra loro, ciò che le accumuna è la ricerca di ciascuno studente, legata a una profonda riflessione di analisi personale, che si sviluppa in un meticoloso processo creativo. L’installazione di Pellegrini unisce fotografia e scultura, evocando il suono del movimento rapido di una lucertola illuminata dal sole. Lunghi si concentra sulla tecnologia di telecomunicazione contemporanea, sviluppando provocatoriamente un’antenna in caramello, fissata al di sopra dello sguardo, fra le travi del Belvedere, incapace di trasmettere, se non in senso organico all’interno della materia stessa.
La scultura di Goretti raffigura uno sciacallo dorato, l’antenato del cane domestico, come indicato da Konrad Lorenz. Posizionata proprio di fronte al punto in cui il sole tramonta, sembra incendiarsi di vita, mentre le ombre enfatizzano la riflessione concettuale sull’esistenza.
ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI BOLOGNA
Anna de Manicor, tutor dell’Accademia di Belle Arti di Bologna, propone la videoinstallazione The last song, di Mehrnoosh Roshanaei; frame dalla video-performance del progetto HOMECOMING di Agata Torelli; Mante, immagini dell’installazione ambientale di Davide Zulli. Roshanaei presenta una poesia sonora, che ha il sapore di terre lontane. Il canto d’amore dell’ultimo maschio di Kaua’i ‘ō’ō, un volatile delle Hawaii, registrato ‒ in modo analogico ‒ dal Cornell Lab of Ornithology, si sposa con l’evoluzione del Franklinia alatamaha, fiore ricreato in 3D dall’artista, che si smaterializza lentamente davanti ai nostri occhi. Torelli analizza la comfort-zone per antonomasia, la casa, all’interno della quale indaga le emozioni legate al senso di protezione, equilibrio interiore, che si inseriscono nello scandire del tempo, nel ritmo della quotidiana routine e della vita stessa. La riflessione ambientalista caratterizza l’opera di Zulli, che entra con sguardo voyeurista all’interno delle capanne, per affrontare la tematica narrativa del triste destino delle mante, utilizzate dalle aziende farmaceutiche.
ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI FIRENZE
Lia Pantani e Giovanni Surace, tutor dell’Accademia di Belle Arti di Firenze, propongono le opere realizzate da Veronica Greco, Jacopo Buono e Max Mondini. In Niente-Sassi, Greco gioca con l’ossimoro del vuoto-pieno, suggerendo una poetica visuale enfatizzata da riflessi e cromie dell’inchiostro Blu Bic, che riveste ogni sasso, al fine di trasferire in esso l’essenza concettuale della parola scritta. Ha un’anima propria la Sedia Samling di Buono, che evoca il contrasto tra il concetto di attivismo popolare e la staticità dell’osservatore immobile, alludendo ai contemporanei internauti. Una profonda riflessione di carattere socio-politico, che si arma di un puntatore laser verde, posizionato sul bracciolo. Eikóna, di Mondini, è un’opera su tela che sfrutta il potere della luce per attivare la vibrazione cromatica del metallo, catturando lo sguardo stupito del visitatore. Ispirata alla tradizione artistica bizantina, risveglia l’immaginazione, grazie a una epifania dei sensi.
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