Il nuovo Parco Museo del Teatro Brancaccio, un’oasi dedicata all’arte sul Colle Oppio a Roma
Ha aperto a Roma, sopra il Teatro Brancaccio, un parco culturale con vocazione artistica: teatro, danza, circo, musica, arte contemporanea, arti performative. È in corso la doppia personale visual HAIKU|OLIVETTI poems ma i progetti in cantiere sono molti.
Il Parco del Teatro Brancaccio ha aperto l’8 settembre con la mostra visual HAIKU|OLIVETTI poems, doppia personale di Francesco Thérèse & Hiromi Suzuki. Il nuovo spazio culturale – pur avendo alle spalle una storia di più di 100 anni – ha una vocazione legata alle arti, all’insegna della contaminazione e della polifunzionalità: teatro, danza, circo, musica, arte contemporanea, arti performative. “È un luogo sacro dove il tempo si sospende per lasciare spazio all’esperienza artistica e al respiro”, spiega Sveva Manfredi Zavaglia, responsabile dei progetti legati all’arte contemporanea. Nel parco saranno lanciate attività di formazione artistica per le nuove generazioni e proposte occasioni di residenza artistica. La cura dell’ambiente è un focus imprescindibile, sostiene la curatrice: particolare attenzione sarà posta alla meditazione, allo yoga, all’incontro con diverse culture nel mondo e ai molteplici linguaggi artistici. Per il primo progetto internazionale Art Conversation, artisti da tutto il mondo sono invitati a creare opere site-specific come sculture, installazioni luminose e interventi di street art. Parco Museo apre proprio accanto al nuovo polo culturale di Palazzo Brancaccio, mega impresa nata dal connubio tra Contemporary Cluster di Giacomo Guidi e Giorgia Cerulli e SPAZIO FIELD di Andrea Azzarone. “Creeremo residenze d’arte dove gli artisti potranno esprimersi liberamente ricollegandosi con la natura che li circonda, tutto eco sostenibile e con un occhio particolare all’ambiente. Il Covid ha difatti bloccato nel marzo 2020 la sua apertura e rallentato l’avvio del percorso immaginato…. In luglio è stata realizzata la prima edizione del Futuro Festival di danza contemporanea che si arricchirà nella prossima edizione della presenza delle altre arti”, ricorda Manfredi Zavaglia alla Redazione.
LA MOSTRA DI INAUGURAZIONE DELLO SPAZIO
Il Parco Museo del Teatro Brancaccio ha aperto i battenti a settembre con la doppia personale di Francesco Thérèse & Hiromi Suzuki. Così ne parla Azzurra Immediato, alla guida del progetto: “L’esposizione si propone come un intreccio sincopato e metamorfico in cui Francesco Thérèse e Hiromi Suzuki inscenano una fluttuazione che affida ai sensi la lettura delle opere, alla memoria la reminiscenza di tradizioni antiche e contemporanee, filtrate da un presente che accade nella distanza continentale, che si concretizza nella conoscenza surreale di prospettive che l’arte unisce senza che gli sguardi si siano mai davvero incontrati. Sono le opere, però, a parlare per gli artisti, a conoscersi per interposta identità e sono le opere, ancora, le loro tracce nel qui ed ora, a dialogare con il pubblico. Giappone e Italia non sono mai stati così vicini e nel centro di Roma, sull’Oppio, hanno trovato nuova mappatura, nel nuovo spazio espositivo del Parco Museo di Teatro Brancaccio, piccola oasi, giardino nascosto che da questa mostra in avanti diventerà luogo di progettazione artistica site specific”.
LA MOSTRA DI APERTURA
La mostra è nata dall’incontro tra due artisti di cultura diversa ma operanti nel campo della cinematografia: Thérèse è assistente regista e autore di video sperimentali mentre Suzuki è poetessa, sceneggiatrice e artista con base a Tokyo. Entrambi partono dal concetto di haiku: Thérèse scompone l’immagine video in tre sezioni-bande orizzontali in rapporto 5:7:5, proporzione che segue il numero di sillabe (o più correttamente “more”) del componimento poetico giapponese. Queste 3 porzioni creano un’immagine in movimento sinfonica dove anche l’audio risulta fondamentale; l’artista compone con lacerti di realtà un accordo di tonalità, forme e consistenze materiche. Suzuki crea, dal canto suo, delle poesie visive disponendo le lettere in modo da suggerire forme, traslitterazioni, scivoli di parole e altalene di senso. Agisce sul foglio grazie ad uno strumento particolare: una macchina da scrivere Olivetti, trovata casualmente da un rigattiere. I due artisti si incontrano grazie all’essenzialità dell’haiku, dando adito ad uno scambio di energie, un dialogo che trova compimento ora nel “giardino segreto” sopra il Teatro Brancaccio.
-Giorgia Basili
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