La scuola cattolica. Ovvero il film che tutti dovrebbero vedere
Stefano Mordini torna al cinema con La scuola cattolica, tratto dall’omonimo romanzo di Edoardo Albinati. Questo è il film che tutti dovrebbero vedere per riflettere sull’educazione maschile di ieri e di oggi, per fare in modo che la violenza non si ripeta.
Prima un libro, e ora un film che dovrebbero leggere e vedere tutte le donne per comprendere il mondo maschile e tutti gli uomini per evitare le trappole più assurde, amorali, violente in cui rischia di cadere. Si tratta de La scuola cattolica, che dalle pagine di Edoardo Albinati (Premio Strega nel 2016) ha oggi nuova vita sul grande schermo con la regia di Stefano Mordini. Il film, presentato Fuori Concorso alla 78esima Mostra del Cinema di Venezia, arriva nelle sale italiane dal 7 ottobre con Warner Bros. La scuola cattolica è un film che si rivolge a tutti, che tutti dovrebbero vedere e che tutti dovrebbero provare a comprendere fino in fondo, apprezzando la scrittura universale di una storia che risale al 1975 e che ha portato con sé l’oscuro, triste e raccapricciante massacro del Circeo.
LA SCUOLA CATTOLICA
La scuola cattolica, per chi non conosce il contenuto del libro, è una grande analisi antropologica e sociologica dei ragazzi di quel tempo, nello specifico della Roma borghese. Un racconto personale dello stesso autore che ha condiviso scuola e amici con i colpevoli del massacro del Circeo. Una storia di ragazzi, che in un contesto diverso avrei definito di “formazione” ma che qui è di vera deformazione. Una storia in cui l’universo maschile è descritto, indagato, percorso con una lucidità impressionante. Il racconto reale che Albinati fa è costernato da elementi di quegli anni, anni in cui lo schieramento politico era forte e violento e in cui la droga la faceva da padrone anche tra gli adolescenti. La storia di cui si fa testimone per il cinema Mordini è la stessa che si trova nel libro ma con una grande e intelligente differenza. Non ci sono fascisti dichiarati o abuso di droga visibile. Ci sono però i loro atteggiamenti instabili, pericolosi, estremi. Il lavoro di Mordini e degli autori, oltre che del tutto il cast per la maggior parte esordiente, è veramente equilibrato, lucido, chiaro e riguarda uno schema non dichiarato ma visibilissimo che vede muoversi responsabili e colpevoli.
LA SCUOLA CATTOLICA: DAL 1975 AL 2021 È CAMBIATA L’EDUCAZIONE MASCHILE?
La scuola cattolica mostra come i responsabili portano i colpevoli ad esserlo. Il film ha una prima parte sulla famiglia e sulla educazione e solo dopo conduce alla cronaca, alla strage del Circeo. Albinati prima e Mordini adesso raccontano e mostrano una scuola dove le donne non c’erano. I maschi le incontravano solo a casa o comunque all’esterno dal luogo primario dell’educazione. “Abbiamo fatto una scelta inconscia, portare ad oggi il più possibile una storia di ieri allontanandoci dall’ideologia. L’ideologia assolve e non può essere così. La supremazia maschile non è ideologia”, spiega Stefano Mordini. Il film ha un momento molto forte che arriva come un crescendo, come un pugno allo stomaco in uno zig zag nella struttura narrativa. Il racconto non è lineare in quanto il tempo assume in questa storia reale un senso diverso, e soprattutto nella parte dedicata agli avvenimenti del Circeo. “Abbiamo lavorato su ciò che sapevamo. Quello che non abbiamo visto non lo abbiamo voluto ricreare. Una forma di rispetto per quello che è avvenuto. La famosa distanza con la macchina da presa riguarda in questo caso il rispetto del dolore. Non volevamo spettacolarizzare”, afferma il regista. La prima parte del film, quella sull’educazione di questi ragazzi, sulla loro libertà incontrollata, sulle finte punizioni, sulle relazioni con i loro genitori è uno schiaffo morale a quello che tutti abbiamo sotto gli occhi e che non vogliamo vedere. Che non si voleva vedere nel 1975 e ancora nel 2021 non è molto diverso. Cosa succede a questi ragazzi, chi sono, perché arrivano a tanta violenza, perché si sentono padroni di tutto e del corpo femminile? Non è solo un fatto di ricchezza e agiatezza… In un discorso sociale più ampio, per intervenire contro la violenza sulle donne, è proprio dall’educazione che si deve partire. Un’educazione che non deve essere fatta di finzione, imposizione, di preconcetti. La scuola cattolica è un film che tutti dovrebbero vedere per aprire gli occhi su queste verità, che ci sono e sono forti e viziate.
LA SCUOLA CATTOLICA: IL FILM È STATO CENSURATO
La scuola cattolica è il film che tutti dovrebbero vedere. Eppure, nella nostra Italia così contraddittoria, è stato censurato. Il film non potrà essere visto al cinema dai minori di 18 anni. Il Ministero censura una storia vera. Una storia crudele che riguarda il passato ma che vive una intollerabile attualità ripetuta. Censurando al cinema La scuola cattolica, si sceglie di censurare un film che denuncia la violenza sulle donne. La Commissione per la classificazione delle opere cinematografiche incaricata dalla Direzione generale Cinema e audiovisivo del Ministero della Cultura ha così motivato la sua decisione: “Il Film presenta una narrazione filmica che ha come suo punto centrale la sostanziale equiparazione della vittima e del carnefice. In particolare i protagonisti della vicenda, pur partendo da situazioni sociali diverse, finiscono per apparire tutti incapaci di comprendere la situazione in cui si trovano coinvolti. Questa lettura che appare dalle immagini, assai violente negli ultimi venti minuti, viene preceduta nella prima parte del film da una scena in cui un professore, soffermandosi su un dipinto in cui Cristo viene flagellato, fornisce assieme ai ragazzi, tra i quali gli omicidi del Circeo, un’interpretazione in cui gli stessi Gesù Cristo e i flagellanti vengono sostanzialmente messi sullo stesso piano. Per tutte le ragioni sopracitate la Commissione a maggioranza ritiene che il film non sia adatto ai minori di anni diciotto“.
LA SCUOLA CATTOLICA CENSURATO: LO SCONCERTO DEL REGISTA
Una decisione in netta contrapposizione con quanto affermato lo scorso aprile dal Ministro Franceschini che, alla firma del decreto che istituì la nuova Commissione per la classificazione delle opere cinematografiche, commentò: “Abolita la censura cinematografica, definitivamente superato quel sistema di controlli e interventi che consentiva ancora allo Stato di intervenire sulla libertà degli artisti’’. “Non riesco a trovare delle ragioni valide per questa censura e se mi sforzo di trovarle, mi inquietano”, commenta così Stefano Mordini. “Nella motivazione della commissione censura si lamenta il fatto che le vittime e i carnefici siano equiparati, con particolare riferimento a una lezione di un professore di religione, ma questo è esattamente il contrario di quello che racconta il film, e cioè che, provenendo dalla stessa cultura, è sempre possibile compiere una scelta e non deviare verso il male. Una delle due vittime, all’epoca, era minorenne e il nostro è un film di adolescenti interpretato da adolescenti. Trovo assurdo che oggi si vieti ai ragazzi anche solo di vedere, attraverso un libero mezzo di espressione, quello che due ragazze come loro anni fa hanno subito, questo atto censorio priva una generazione di una possibile presa di coscienza che potrebbe essere loro utile per difendersi da quella violenza spesso protagonista nella nostra cronaca. E questo perché alcune delle ragioni di quella tragedia sono purtroppo ancora attuali“.
-Margherita Bordino
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati