Ettore Spalletti a Roma. Il cielo in una stanza a La Galleria Nazionale
Le immagini della retrospettiva dedicata al grande maestro italiano a due anni dalla sua scomparsa
Polvere di marmo, tonalità-pastello cobalto, ceruleo, azzurro, cipria e latte: il cielo, nelle sue sfumature più dolci, si rispecchia nelle opere dell’abruzzese Ettore Spalletti, grande artista scomparso l’11 ottobre del 2019 a Cappelle sul Tavo (Pescara), lì dove era nato nel 1940. La superficie apparentemente tersa e omogenea si anima vista da vicino, come svelata lentamente da una luce soffusa, diventa umana elaborazione della natura, delle forme e dei colori, è arte pura. Ettore Spalletti. Il cielo in una stanza, a cura di Éric de Chassey (dal 2009 al 2015 Direttore di Villa Medici a Roma, nel 2016, Direttore Generale dell’Institut National d’Histoire de l’Art di Parigi) e in collaborazione con lo Studio Ettore Spalletti, ha inaugurato il 25 ottobre 2021 alla Galleria Nazionale di Roma e sarà visitabile fino al 27 febbraio 2022. Tutto il Salone Centrale risulta inondato dai suoi pigmenti; le sagome dei monocromi e le sculture appaiono come sospese, grazie ad un lavoro prezioso sui margini, sul carattere decisivo dei vuoti oltre che dei pieni. Alcune tele sono staccate dalle pareti grazie a triangoli che supportano l’intelaiatura o a matite bianche. Le opere di Spalletti non perdono di qualità né nella prossimità né nella lontananza, quando diventano microcosmi di un sistema relazionale, incubatrici di atmosfera – in maniera diversa ma non meno suggestiva di Air de Paris di Marcel Duchamp.
ETTORE SPALLETTI, LA SUA OPERA
È negli Anni Sessanta che comincia a farsi strada nel mondo dell’arte, le prime installazioni sono in legno e marmo, monocrome e già dense di stratificazioni. La sua poetica viene accostata all’arte cinetica per la sua volontà e capacità di creare un rapporto percettivo ma anche emozionale tra l’opera e il fruitore, la densità cromatica è essenziale in questo gioco. Spalletti affermava di ritenere l’azzurro un “colore atmosferico”, come fosse una condizione ambientale, impalpabile nella sua natura mutevole. La sua idea di azzurro sembra accostarsi, se vogliamo, al concetto di prospettiva aerea di Leonardo Da Vinci: l’aria non è trasparente, infatti, interponendosi la distanza tra l’occhio e le cose, i contorni di queste diventano sfumati e la loro gamma tende verso l’azzurro. Spalletti spiegava inoltre di utilizzare il rosa pensando all’incarnato, la cui tonalità non è mai fissa poiché si alimenta degli umori della persona. Le sculture prendono in considerazione geometrie semplici ma anche forme archetipiche come la colonna, la coppa e il vaso. Nel 1996 ha realizzato delle installazioni permanenti per l’obitorio dell’Hôpital Poincaré di Garches, nel 2004 il monumento Fontana innanzi il Palazzo del Tribunale di Pescara, mentre nel 2017 insieme alla moglie, l’architetta Patrizia Leonelli, ha rinnovato la Cappella della clinica Villa Serena a Città Sant’Angelo. Ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti come la Laurea Honoris in Architettura, ha esposto alla Biennale di Venezia (1982, 1993, 1995, 1997), alla Documenta di Kassel (1982, 1992), gli sono state dedicate importanti personali a Parigi, New York, Anversa, Strasburgo, Napoli, Leeds e, nel 2014, una triplice retrospettiva organizzata in coordinata al Maxxi di Roma, alla GAM di Torino e al Museo Madre di Napoli.
-Giorgia Basili
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