Il Centro d’arte Dos de Mayo di Móstoles, popolosa cittadina nell’hinterland di Madrid, propone un’idea di museo fluido e aperto, in fieri, pensato per avvicinare la società alle collezioni d’arte pubblica. Si intitola Dialecto CA2M (dall’acronimo del centro) il progetto di museo fittizio semipermanente che, per la prima volta, occupa tutti i 6mila metri quadrati espositivi del moderno edificio al centro della cittadina. Inaugurato nel 2008 per ospitare la Collezione della Comunidad di Madrid e sede di progetti d’arte emergente, dal 2014 il CA2M contiene anche le opere della Fondazione Arco (la fiera dell’arte contemporanea di Madrid). Non a caso, entrambe le collezioni risalgono ai primi Anni Ottanta, epoca di apertura della Spagna post-dittatura al mercato internazionale e di ingresso nella penisola dell’estetica e delle mode emergenti.
UNA STORIA DEL COLLEZIONISMO IN SPAGNA
Il titolo Dialecto allude a un linguaggio informale, popolare, a un registro basso per comunicare i valori estetici del nostro tempo. Pensata dalla periferia verso il centro, ma non priva di nomi internazionali ‒ come Baselitz, Lupertz, Richard Serra, Sol LeWitt, Daniel Buren e Francesco Clemente, solo per citarne alcuni ‒, la mostra raccoglie circa 400 pezzi di 250 artisti: dal preludio delle avanguardie storiche (Picasso, Miró, Calder, Max Ernst, ma anche un piccolissimo ritratto in bronzo di Giacometti) fino ai temi sociali dell’attualità, la memoria storica, la revisione del colonialismo e il femminismo, e ai nomi emergenti della scena spagnola. Il cammino verso la modernità per la Spagna è particolarmente complesso: passa attraverso la Guerra Civile e la dittatura (le voci critiche di Eduardo Arroyo, Tápies o l’Equipo Cronica), la liberazione creativa della Movida madrilena degli Anni Ottanta e le trasgressioni dell’epoca dell’Aids. Ogni opera esposta è il tassello del racconto di oltre quarant’anni di collezionismo in Spagna, con pagine che si prestano a infinite interpretazioni.
FOTOGRAFIA E NUOVE INSTALLAZIONI
Alla sezione dedicata alla fotografia è riservato uno spazio labirintico dove, tra colonne e pilastri, sono appesi scatti di Thomas Ruff e Candida Höfer insieme a un assaggio significativo, anche se meno coinvolgente, della fotografia spagnola degli ultimi anni. Per l’occasione, il CA2M presenta anche due nuove installazioni semipermanenti: sulla terrazza al quarto piano El cuidar de las pequeñas ombras, scultura di Elena Alonso pensata come rifugio per i pipistrelli; e nello spazio della caffetteria l’opera Mudar costumbre, un ironico wallpaper di An Wei Lu Li.
UN PROGETTO PERIFERICO E GRATUITO
Democratizzare l’arte con un progetto periferico, a ingresso libero e gratuito, è senz’altro un’ottima iniziativa voluta dal direttore del centro, Manuel Segade, e realizzata in maniera corale dall’équipe del CA2M di Móstoles. Per facilitare la visita, al pubblico si regala un doppio volumetto che è in realtà un breve compendio di storia dell’arte articolato lungo le 13 sezioni in cui è suddivisa la mostra (peccato, però, senza immagini di riferimento). L’allestimento tuttavia ostenta una trasparenza forse esagerata: nella descrizione minuziosa dei costi sostenuti e persino nelle cifre pagate per le acquisizioni, riportate diligentemente nei cartellini di ogni singola opera.
‒ Federica Lonati
Móstoles // fino al 9 gennaio 2022
Dialecto CA2M
CENTRO DE ARTE DOS DE MAYO
Avda. Constitución 23
www.ca2m.org
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