Antonio Passa – Homo faber verso l’infinito 2010-2021
La mostra presenta i lavori che l’artista ha realizzato nell’ultimo decennio proseguendo nel filone principale della sua ricerca, che affonda le proprie radici nella Pittura Analitica, esplorando in questa nuova occasione l’ampio universo pitagorico.
Comunicato stampa
Si aprirà al pubblico il 6 novembre Homo faber, verso l’infinito 2010 - 2021 la personale di Antonio Passa al Museo Hendrik Christian Andersen, diretto da Maria Giuseppina Di Monte e afferente alla Direzione Musei Statali della Città di Roma, diretta da Mariastella Margozzi.
L’esposizione, a cura di Maria Giuseppina Di Monte, è patrocinata dall’Accademia di Belle Arti di Roma in collaborazione con la Fondazione Filiberto e Bianca Menna, con il Tomav experience e con la ditta di progettazione e design Supermateria.
La mostra presenta i lavori che l’artista ha realizzato nell’ultimo decennio proseguendo nel filone principale della sua ricerca, che affonda le proprie radici nella Pittura Analitica, esplorando in questa nuova occasione l’ampio universo pitagorico. Un percorso lungo quello di Antonio Passa, sul quale eminenti critici d’arte e teorici hanno scritto e riflettuto, primo fra tutti Giulio Carlo Argan, oltre a Filiberto Menna, al quale l’artista è stato legato da profonda stima e amicizia.
Fra le menti più lucide e avvedute Passa adotta il suo sofisticato linguaggio di sempre, approfondendo in questi nuovi cicli di lavori, alcuni aspetti del suo discorso nella direzione della rivisitazione delle intuizioni pitagoriche legate ora alla tetraktýs, ora alla struttura pentalfica. In questo viaggio fra arte, scienza e filosofia Passa incontra Pitagora, filosofo e matematico, continuando a verificare i meccanismi percettivi e a marcare il rapporto fra telaio, tela e colore, ragionando sulle loro relazioni e interazioni, quali elementi di base costitutivi della pittura. Su di essi l’artista fonda infatti il proprio discorso poetico nel senso greco del termine ovvero quello di poiein, il fare costruttivo e creativo.
Un viaggio fra “costruire e conoscere” direbbe il Paul Valéry di Eupalinos o l’architetto, il dialogo fra Socrate e Fedro incentrato sul tema dell’eternità e della ricerca della verità rispetto alle creazioni umane, siano quest’ultime artistiche o filosofiche. Il testo, che fu pubblicato in Francia un secolo fa, nel 1921, appare alquanto appropriato a illustrare il fulcro intorno a cui la mostra si muove ovvero l’artista come costruttore e conoscitore.
Antonio Passa
Antonio Passa nasce a Cava de’ Tirreni l’8 marzo 1939. Muove i primi passi nel mondo dell’arte frequentando la bottega del maestro Matteo Apicella. Si diploma all’Istituto di Belle Arti e al Magistero di Napoli. Frequenta l’Accademia di Belle Arti di Napoli. Trasferitosi a Roma nel 1970, dove tutt’oggi risiede, segue i corsi di Storia dell’arte di G.C. Argan. Si laurea, poi, al DAMS di Bologna. Giulio Carlo Argan e Filiberto Menna sono stati i punti di riferimento che hanno accompagnato la sua ricerca artistica. Un legame, quello con Filiberto Menna, che resta vivo e forte vista l’adiacenza del suo studio con quello dell’artista Tomaso Binga (alias Bianca Menna, moglie del critico e attiva, impegnata, esponente della poesia visiva, sonora e performativa contemporanea). Una sua recente esposizione Tutto Passa, in tre mesi (2018) è stata infatti organizzata proprio a Roma nella sede della Fondazione Filiberto e Bianca Menna, già Archivio Menna-Binga. Sono seguite mostre in diverse città italiane fra le quali rimarchevole quella negli spazi dell’Archivio dell’Architettura Contemporanea di Salerno. Nella sua lunga carriera artistica è presente in decine di manifestazioni, mostre collettive (Quadriennale di Roma, Biennale di Venezia, ecc.) e personali. Docente di Decorazione in varie Accademie italiane, per oltre dieci anni (1993-2004) ha diretto l’Accademia di Belle Arti di Roma. Attualmente è Presidente dell’Accademia di Belle Arti di Carrara. Su di lui è in uscita una monografia di Antonello Tolve per le Edizioni Kappabit di Roma.