Le Chêne et les Noyers, l’opera dell’artista Fabrice Hyber per Fondazione No Man’s Land in Abruzzo
Una nuova installazione si aggiunge al parco d’arte della Fondazione No Man's Land a Loreto Aprutino: è la volta di Fabrice Hyber con “La Quercia e i Noci”, ispirata a un’opera del Marchese de Sade
La Fondazione No Man’s Land lo scorso ottobre ha inaugurato a Loreto Aprutino, in Abruzzo, l’installazione permanente di Fabrice Hyber Le Chêne et les Noyers/ La Quercia e i Noci, a cura di Zerynthia Associazione per l’Arte Contemporanea OdV. La Fondazione – che persegue l’obiettivo di sviluppare il territorio grazie all’arte quale attivatrice sociale, motore di innovazione, di valorizzazione del paesaggio e delle sue tradizioni – ha preso il via nel 2016 con No Man’s Land, progetto di Land art realizzato da Yona Friedman con Jean-Baptiste Decavèle che ha interessato due ettari del parco donato da Mario Pieroni, fondatore di RAM – Radio Arte Mobile e di Zerynthia, tra i protagonisti più attivi dell’arte sonora. In contemporanea con la presentazione de La Quercia e i Noci, all’interno del Museo Acerbo delle Ceramiche di Castelli – sempre a Loreto Aprutino – è stato aperto un nuovo spazio espositivo per accogliere le creazioni in ceramica degli artisti Alberto Garutti, Felice Levini, H. H. Lim, Fabrice Hyber e Donatella Spaziani.
FABRICE HYBER PER NO MAN’S LAND
L’installazione di Fabrice Hyber (1961, vive tra la Vandea, suo luogo di nascita, e Parigi) attiva, o meglio, diventa un tutt’uno con una quercia che ha colpito il suo immaginario, risvegliando il ricordo di un vecchio disegno. Le Chêne et les Noyers è infatti il concretizzarsi di un’idea salvata nella memoria del foglio e tracciata ben 25 anni fa: il soggetto prende spunto da Conversazione tra il prete e il moribondo, testo filosofico del Marchese de Sade, in cui compaiono Babbo Natale e l’Omino Michelin. “Da questa opera è stato realizzato un video la cui locandina raffigurava un albero ai cui rami erano appesi alcuni oggetti: una boa, un’altalena, un cappello di Babbo Natale, tutti elementi che ho riportato anche nell’opera realizzata per la Fondazione No Man’s Land”, racconta l’artista francese che nel 1997, con l’installazione realizzata per il Padiglione Francese alla 47a Biennale di Venezia, si è aggiudicato il Leone d’oro. Lo abbiamo intervistato.
Come è cambiato il tuo lavoro dal 1997 a oggi? Quali reputi siano i tuoi traguardi? Tratteggiavo già i miei progetti sulle tavole e continuo a fare la stessa cosa, solo che i disegni dei progetti diventano paesaggi mentali a volte corrispondenti a paesaggi reali. I miei obiettivi sono orientati verso la costruzione di paesaggi in cui le mie opere saranno allestite per il pubblico e le scuole. La trasmissione è fondamentale per capire tutte le possibilità in cui il mondo si manifesta, divenendo diversi mondi. La gioia di scoprire altri pensieri…
Parlaci del tuo studio in Vandea in Francia, in particolare della foresta che hai aiutato a far crescere.
La valle e la foresta sono il mio progetto più importante ed è un vero luogo di esperienze. Osservare le piante, gli animali, le correnti d’aria e d’acqua, le loro interazioni è sufficiente per comprendere come il mondo si relaziona e si esprime. È un luogo di apprendimento, una scuola di vita. Un luogo d’ispirazione unico. La foresta è costituita da tantissimi alberi che ho fatto nascere piantando i loro semi. Inventare un paesaggio, creare un biotopo con l’essere umano incluso è una soddisfazione unica.
Le Chêne et les Noyers riflette un disegno di 25 anni fa e si basa sul testo filosofico Conversazione tra il prete e il moribondo del Marchese de Sade. Come ha avuto origine l’opera?
Conversazione tra il prete e il moribondo è un testo filosofico che coinvolge e parte da alcune credenze per poi superarle. Tutte le possibilità di comportamento vanno oltre le convenzioni sociali e sono gli artisti a creare altre possibilità di comportamento.
Ci sono altre tue opere che sono nate in questo modo “istintivo”?
Non è istintivo, per me sono disegni che esistono prima della realtà, questa situazione si presenta di frequente… Cerco spesso la realtà dei miei disegni.
Usi spesso opere filosofiche e letterarie come base d’ispirazione, oltre alla natura stessa?
A volte, ma anche le scienze biologiche, il know-how e il commercio sono fonti di ispirazione.
Com’è nato il rapporto con la No Man’s Land Foundation e la famiglia Pieroni? Quasi 30 anni fa, durante un evento ornitologico a Paliano. Da allora, i nostri progetti si sono incrociati. Avevamo creato un’organizzazione per sviluppare legami tra compagnie e artisti al fine di produrre e promuovere questi due mondi.
– Giorgia Basili
Fondazione No Man’s Land
FABRICE HYBER
Le Chêne et les Noyers / La Quercia e i Noci
[email protected]
Contrada Rotacesta, Loreto Aprutino (Pe)
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