Le mille luci del Macro. Trionfo di neon in sala Enel e pienone di pubblico in terrazza. Fotogallery e impressioni a caldo, da un’inaugurazione “light”. Tra luce e leggerezza

Opening affollato, ieri sera, al Macro. Tre nuove mostre, che arrivano ad affiancare i progetti già allestiti (Vettor Pisani, Pascal Martine Thayou, Bros + Sten e Lex, i quattro studi d’artista), calamitando un fiume di addetti ai lavori: terrazza stracolma, aperitivo prolungato fino a tarda sera e il meglio della Roma cultural-chic, così a suo […]

Opening affollato, ieri sera, al Macro. Tre nuove mostre, che arrivano ad affiancare i progetti già allestiti (Vettor Pisani, Pascal Martine Thayou, Bros + Sten e Lex, i quattro studi d’artista), calamitando un fiume di addetti ai lavori: terrazza stracolma, aperitivo prolungato fino a tarda sera e il meglio della Roma cultural-chic, così a suo agio in versione lounge, tra art gossip, stilettate di sagace critica e sapienti tessiture di rapporti professional-mondani. La solita bella inaugurazione, con la solita buona energia d’inizio estate.
Accanto alle due personali di Claudio Cintoli e Gregorio Botta, anche una grande collettiva acchiappa-pubblico, mostra di qualità ma affatto di nicchia (cosa che non guasta, anzi). Allestita in sala Enel, Neon, La materia luminosa dell’arte è la prima grande esposizione italiana dedicata all’utilizzo creativo del neon, giunta a Roma dopo la tappa parigina alla Maison Rouge: progetto a misura di partner, che sugella la rinnovata collaborazione tra il museo capitolino e la mega azienda elettrica italiana.
A curarla sono David Rosenberg e Bartolomeo Pietromarchi. Non proprio una mostra che potremmo definire di ricerca, ma di certo un excursus di ottimi exempla – tra opere di giovani e big, italiani e internaizonali, ben amalgamate – legati all’utilizzo di questo evergreen dell’arte contemporanea: da Spencer Finch a Maurizio Nannucci, da Mario Merz a Claire Fontaine, da Pedro Cabrita Reis a Massimo Bartolini, da Bruce Nauman a Moataz Nasr, da Joseph Kosuth a Piero Golia, da Dan Flavin a Vedovamazzei, sono decine le possibilità, le intuizioni e le suggestioni che hanno orientato l’uso dell’oggetto-strumento neon. Sempre nel solco di un ferreo concettualismo, a volte algido, altre intriso di sottile poesia. Predominante, ça va sans dire, il gioco con la forma-parola: tutto un tripudio luminoso di frasi, lettere, citazioni, per questo esercizio anomalo di scultura-scrittura, così amato dagli artisti negli ultimi settant’anni. Eccoci qui, con qualche nostro scatto rubato durante l’opening…

– Helga Marsala

www.museomacro.org

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, editorialista culturale e curatrice. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a lungo,…

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