Pandemia e fruizione museale: cosa è cambiato e quali strumenti servono?
Gli effetti della crisi si sono fatti sentire anche in ambito museale, modificando necessità e modalità di fruizione di mostre e percorsi di visita. E le aziende produttrici di strumenti come audioguide, app e tecnologie immersive non sono rimaste indietro. Orpheo Group ne è un esempio
La pandemia ha modificato il lavoro di tutte le aziende che operano nel settore dei beni culturali. Le chiusure forzate e le restrizioni adottate per accedere a musei e a mostre temporanee hanno cambiato l’approccio alla fruizione degli spazi culturali e accelerato una serie di iniziative e soluzioni che magari non erano mai state prese in considerazione. Questo è il punto di vista di Marzia Rainone, Business Developer & Communication manager per Orpheo Group, multinazionale leader del settore, che abbiamo intervistato
Come è cambiato il vostro lavoro durante le fasi più acute della pandemia e nei mesi successivi?
La pandemia ha sicuramente modificato il nostro lavoro, come quello di tutte le aziende che lavorano nel settore dei beni culturali. Le chiusure forzate e le restrizioni adottate per poter effettuare una visita a musei e a mostre temporanee (queste ultime quasi assenti in questa fase) hanno di certo cambiato l’approccio alla fruizione degli spazi culturali e fatto attivare ‒ se così possiamo dire ‒ una serie di iniziative e soluzioni che magari fino a quel momento non erano state prese in considerazione.
Sono mutate le esigenze dei committenti e le vostre proposte?
Se prima la maggior parte delle richieste dei committenti si concentrava ‒ per effettuare una visita standard ‒ su supporti tradizionali quali le “sempreverdi” audioguide, oggi a questa richiesta vengono con sempre più frequenza affiancati strumenti digitali quali app e web app, che il visitatore più tecnologico può usare con il proprio smartphone.
In questa ottica la nostra proposta variegata, sia in termini di device più tradizionali che di soluzioni multimediali, ci ha fatto trovare pronti e preparati ad affrontare la situazione in maniera mirata e tempestiva.
PANDEMIA E FRUIZIONE MUSEALE
C’è stato quindi un considerevole aumento di richieste da parte di musei e istituzioni magari fino a due anni fa reticenti a investire in questi prodotti?
Le reticenze maggiori ‒ in epoca pre Covid ‒ erano rivolte non tanto alla distribuzione di device tradizionali quali audioguide, videoguide, sistemi radio per i gruppi, già ampiamente utilizzati da realtà grandi e piccole, ma soprattutto verso quelle soluzioni tecnologiche come app e web app che hanno riscontrato un grande successo in questo ultimo anno e mezzo.
Il nostro reparto di sviluppo tecnologico aveva già avuto modo di realizzare dei prodotti che, soprattutto in Italia, non avevamo avuto modo di testare su larga scala e che invece adesso sono richiestissimi da tanti clienti. Questi ultimi, anche se non hanno mai abbandonato del tutto il device tradizionale, hanno avuto modo di testare sul campo le infinite potenzialità delle nostre proposte digitali, che permettono di continuare a divulgare i contenuti tradizionali ma ‒ allo stesso tempo ‒ di implementarli con contenuti visivi, immersivi, oltre a utilizzare i nostri strumenti per fini di marketing e comunicazione.
Vi siete domandati perché le audioguide tradizionali siano ancora tanto richieste?
Ce lo siamo chiesti molte volte. Ciò che è emerso, infatti, è che la tecnologia tradizionale, nata negli Anni Ottanta, figlia del walkman, non viene mai sostituita in toto dalle nuove proposte tecnologiche, piuttosto affiancata. Questo perché, secondo la nostra esperienza, il pubblico che frequenta mostre, musei e spazi culturali è molto eterogeneo, composto da persone di età differenti, con predisposizione diversa alla tecnologia o anche con un approccio culturale differente, che lo induce a voler utilizzare o meno lo smartphone anche durante una visita culturale.
LE COLLABORAZIONI DI ORPHEO GROUP
Tra le vostre più recenti collaborazioni c’è anche quella con l’Accademia di San Luca e con il MAXXI, per cui avete inserito anche audio-descrizioni pensate per un pubblico non vedente e video in LIS per i sordi. Come avete elaborato i testi e i video? Vi avvalete di collaborazioni stabili con esperti e seguite una particolare metodologia per il progetto Arte per tutti?
Il progetto Arte per tutti fa parte ormai da anni della nostra mission ed è un progetto a cui teniamo molto e a cui dedichiamo tanto del nostro tempo e delle nostre energie.
Rendere l’arte accessibile a un numero sempre più elevato di fruitori, abbattendo le barriere architettoniche, sensoriali e comunicative che spesso condizionano la visita di musei e istituzioni, è uno dei nostri obiettivi quotidiani e siamo contenti di condividere questa volontà con sempre più realtà con cui siamo soliti lavorare, dalle grandi istituzioni culturali ‒ come quelle citate ‒ alle piccole associazioni.
I nostri progetti di accessibilità, come per esempio Unmute Art, sono stati inoltre riconosciuti a livello internazionale ricevendo premi che ci hanno resi ancora più orgogliosi del lavoro fatto e dell’impegno profuso. Nel realizzare i progetti dedicati al pubblico non vedente o alle persone sorde ci affidiamo solitamente a grandi professionisti del settore specializzati nella messa a punto di progetti di accessibilità, con cui sviluppiamo le nostre proposte in base alle esigenze degli spazi e del percorso espositivo.
Quanto è importante lo scambio, il rapporto con i committenti? Riuscite a lavorare a stretto contatto con curatori e allestitori o solitamente presentate un prodotto finito?
Per realizzare i nostri progetti il rapporto con il committente è fondamentale, in tutte le fasi della produzione, partendo dalla stesura dei testi alle sessioni di registrazione in studio. Il nostro lavoro è quello di rendere reali e concrete le idee di visita che ha il committente, su cui ovviamente interveniamo mettendo a disposizione tutto il nostro know how; è uno scambio costante e continuo che ha portato a realizzare i grandi progetti che hanno poi sempre ottenuto molto apprezzamento da parte dei singoli visitatori, dagli appassionati ai neofiti, dai grandi ai bambini.
MOSTRE E MUSEI A MISURA DI BAMBINO
Come si è evoluto il settore delle proposte per i più piccoli?
Anche in questo settore possiamo tranquillamente affermare di essere tra le aziende che pongono maggiore attenzione a questo tipo di proposta. Negli anni i musei e le istituzioni culturali hanno capito l’importanza di proporre percorsi e attività culturali dedicati esclusivamente al pubblico dei più piccoli; è infatti ormai rarissimo non trovare tra le proposte didattiche di un museo un percorso audioguidato per i bambini o le famiglie. Noi dedichiamo molta attenzione a questo aspetto, collaborando con scrittori di testi di narrativa per l’infanzia e con sceneggiatori specializzati in libri di divulgazione per bambini, al fine di realizzare contenuti creativi che riescano a sviluppare la fantasia dei piccoli visitatori, rendendo possibile e facilitando il loro pieno coinvolgimento durante il percorso di visita, facendo vivere un’esperienza formativa e ludica al tempo stesso.
Come agite, nel concreto?
Oltre alla parte relativa alla sceneggiatura, siamo soliti coinvolgere doppiatori/attori professionisti specializzati in voci per cartoni animati, per rendere il racconto sonoro ancora di più “a misura di bambino”. Inoltre, l’introduzione di soluzioni tecnologiche come app e videoguide ha anche in questo caso fornito nuove possibilità di coinvolgimento dei piccoli visitatori, che non solo possono fruire di percorsi audioguidati coinvolgenti e appassionanti, ma anche approcciare la visita al museo attraverso giochi e quiz interattivi.
Voi siete una multinazionale, in cosa si differenziano le proposte italiane da quelle di altre nazioni?
Orpheo è una multinazionale con il cuore in Europa, ma ormai radicata davvero in tutto il mondo. Per quanto riguarda la nostra proposta, quello su cui puntiamo è mantenere sempre alto il nostro livello sia da un punto di vista informatico che narrativo. Lo storytelling è sicuramente uno dei nostri punti di forza, oltre ad avere un reparto informatico e ingegneristico che ci fa sempre essere tra i più competitivi sul mercato. Ovviamente ogni filiale adatta le caratteristiche aziendali a quelle che sono le esigenze del Paese, e soprattutto del mercato in cui opera, come per esempio quello statunitense che ‒ prima di tutti gli altri ‒ si è mostrato più ricettivo rispetto all’introduzione di app e web app per la fruizione dei percorsi di visita anche prima di Paesi considerati più avvezzi alla tecnologia come il Giappone, che, invece, si è dimostrato più tradizionalista nella fruizione culturale.
Annalisa Trasatti
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