La collezione d’arte della Banca d’Italia si mette in mostra al Salone Margherita di Roma
Nico Vascellari, Liliana Moro, Marinella Senatore, Eva Marisaldi, Carla Accardi, Namsal Siedlecki sono solo alcuni protagonisti della mostra che mette in dialogo le opere della Collezione Banca d’Italia con il Salone Margherita di Roma, luogo carico di storia e legato al mondo dello spettacolo dal vivo
“Cosa c’è di più naturale che portare l’arte al Salone Margherita, dove l’arte è di casa da oltre cent’anni?” Così esordisce Luigi Donato, Capo del Dipartimento Immobili e appalti della Banca d’Italia, nel testo introduttivo che accompagna la mostra Opere in Scena, curata da Pier Paolo Pancotto. Ed è proprio in questo gioiello dalle cesellature Liberty che le opere di artisti di calibro internazionale si mostrano sicure di sé, mettendo in scena uno spettacolo inedito, visto che alcune non sono mai state esposte prima. Insomma, “tornato dal 2020 nella disponibilità della Banca d’Italia, il Salone Margherita ha sinora ospitato una ricca serie di manifestazioni di utilità sociale”, continua Donato, “ora apre il sipario alle opere d’arte della Banca cosicché possano essere conosciute e ammirate dalla collettività”.
IL SALONE MARGHERITA, UN TUFFO NEL PASSATO
Entrare oggi nel Salone Margherita è come fare un viaggio nel tempo. Stucchi, luci e sedute ci trasportano in un’atmosfera animata da risate e applausi. I velluti che vestono il vecchio teatro raccolgono le impronte polverose di un passato variegato e popolare che non vede l’ora di essere nuovamente abitato. Oggi in questa sede sono riunite alcune opere appartenenti alla Collezione d’arte della Banca d’Italia, inedite sia al grande pubblico sia agli addetti ai lavori, perché solitamente esposte in ambienti privati dell’istituto bancario oppure rimaste per molto tempo presso gli atelier degli artisti.
LA MOSTRA AL SALONE MARGHERITA
“L’articolazione tipologica e la ricchezza semantica della collezione” è messa in evidenza dalla curatela di Pier Paolo Pancotto, il quale dichiara, nel suo testo critico, di “aver focalizzato l’attenzione su una selezione di autori differenti per generazione, cultura e linguaggio posti in dialogo tra loro al fine di porre in evidenza le sorprendenti, talvolta, inattese affinità sintattiche o visive che si possono generare dal loro incontro”. Nella mostra “i lavori sono disposti affiancati o giustapposti tra loro lasciando così affiorare sintonie via via diverse, ora intellettuali ora iconografiche ora iconologiche, in un gioco di rimandi che è alla base del progetto espositivo”, continua il curatore, rapendo lo sguardo dello spettatore.
GLI ARTISTI IN MOSTRA AL SALONE MARGHERITA
Il sipario si apre con Alberto Di Fabio, che si misura con il Paesaggio futurista di Enrico Prampolini, esplicitando tutte quelle radicali sperimentazioni riguardanti la luce e il dinamismo sviluppatesi nel Futurismo. Si passa poi alle sfumature misteriose e avvolte da un clima attonito di Paolo Canevari, in dialogo con Ferruccio Ferrazzi, per poi passare a Liliana Moro che indaga le magiche atmosfere sospese in un limbo spazio-temporale, relazionandosi con Kati Castellucci. Namsal Siedlecki volge lo sguardo verso un’aura classicista, a tratti primitiva, la stessa di “di cui si nutre” l’angelo di Maryla Lednicka. Spazio poi a Carla Accardi che parla con Atanasio Soldati; successivamente arriva Nico Vascellari e il suo nido che, con una certa intimità, affetto e velata malinconia, abbraccia la natura morta romantica di Filippo de Pisis. Il gesto si fa immagine con Marinella Senatore, legandosi al Ritratto di ragazza con mandolino di Carlo Socrate. Eva Marisaldi e Giulio Turcato aprono poi una riflessione concettuale sul piano della scomposizione delle forme e del soggetto, “visione della più comune quotidianità e, dunque, dell’umanità di cui esso è portavoce”, conclude Pier Paolo Pancotto.
– Valentina Muzi
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati