Romina Bassu – Archè
Archè, riflette sulla rappresentazione degli archetipi intesi come radice dell’identità femminile.
Comunicato stampa
AlbumArte, spazio indipendente per l’arte contemporanea di Roma, presenta dal 30 novembre al 31 dicembre 2021, la mostra personale di Romina Bassu (Roma 1982) dal titolo Arché, che, oltre alla fase espositiva, comprenderà una serie di laboratori, visite guidate e dibattiti che coinvolgeranno varie comunità attive sul territorio.
L’iniziativa è finanziata con fondi della Regione Lazio.
L’archetipo è un contenuto dell’inconscio collettivo, che determina la tendenza a reagire e a percepire la realtà secondo forme tipiche, costanti nei vari gruppi culturali e periodi storici. Gli archetipi, contenuti nei livelli più profondi dell’inconscio, non risultano mai accessibili direttamente, ma affiorano nel linguaggio figurato, nei miti, nei simboli onirici, nelle rappresentazioni folcloriche, tutte manifestazioni che possono essere utilizzate nella terapia analitica per indagare il modo in cui l’inconscio collettivo modella le forme fondamentali dell’adattamento, perciò diventano condizionamenti sociali.
In linea con la ricerca dell’artista visiva Romina Bassu, che da sempre si occupa di modelli e stereotipi sociali, cercando di analizzarli da più punti di vista e l’attenzione che AlbumArte ha sempre riservato all’espressione artistica e alla condizione femminile e di genere, la mostra personale Archè, riflette sulla rappresentazione degli archetipi intesi come radice dell’identità femminile. Per Archè verranno prodotte opere inedite: sette dipinti, che vorranno ognuna corrispondere simbolicamente ad un archetipo e un insieme di acquarelli e disegni.
L’artista intende entrare in contatto profondo con queste figure della mitologia, relazionandosi ad ognuna per sintetizzarla e tracciare in maniera poetica un percorso di riabilitazione dello stereotipo e di profonda auto-cura, preziosa in questo momento molto difficile nel quale tutti ci siamo resi più fragili e turbati, perché ritrovare e legittimare le dee all’interno della propria personalità, rappresenta un enorme potenziale per la lettura di se stessi e delle interazioni sociali. Il mito, infatti, rievoca immagini, che, anche se non comprese nell’immediato, come nei sogni, rimangono importanti sul piano simbolico. La mitologia greca rispecchia la società patriarcale di allora, che però ha continuato in varie forme fino a tempi recenti. In questo progetto analizzeremo l’influenza che questi miti hanno avuto nello sviluppo della psicologia femminile, interrogandoci su quali fossero le Dee, o i loro tratti, che la nostra cultura non sostiene - ad esempio Afrodite sminuita per la sua sensualità e condannata a rappresentare, nel tempo, semplicemente la prostituta.
In questa serie, ogni dipinto vuole corrispondere simbolicamente ad un archetipo: Artemide, dea della caccia, rappresenta la concentrazione sulla meta e l’indipendenza; Atena, dea della saggezza e dei mestieri é il simbolo del pensiero logico e della strategia, archetipo orientato alla realizzazione; Estia, dea del focolare, punta l’attenzione all’interno e al centro spirituale della personalità; Era, dea del matrimonio, rappresenta il ruolo tradizionale di moglie; Demetra, dea delle messi, nel mito che la riguarda viene esaltato il ruolo di madre; Persefone, figlia di Demetra vive sempre in nell’ambivalenza bambina-donna; Afrodite, dea dell’amore e della bellezza, porta con sé sensualità intesa come energia creativa e selvaggia.
Attivare gli archetipi dentro di sé e metterli in dialogo tra di loro significa effettuare una ricognizione dell’identità in contrapposizione agli stereotipi ideologici consegnati dalla tradizione storica. Ritrovare e legittimare le dee all’interno della propria personalità rappresenta un enorme potenziale per la lettura di se stesse e delle interazioni sociali, questa consapevolezza si fissa nelle relazioni con gli altri, dando luogo all’etica della responsabilità collettiva.
Il progetto prevede un’intensa interazione con il territorio e le comunità, attraverso una fitta agenda di appuntamenti nel corso della mostra, che coinvolgeranno tra gli altri, alcune delle partecipanti del progetto Donne (non più) anonime. Confronto sul femminicidio, che daranno vita a due dibattiti diretti e coordinati da Daniela Trincia, riguardo “gli archetipi in relazione al ruolo sociale delle donne”. La Casa delle Donne Lucha Y Siesta di Roma sarà coinvolta in un laboratorio di pittura tenuto dall’artista. Gli studenti e le studentesse dell’Accademia di Belle Arti di Roma - corso di Menagement per l’arte, docente Marta Silvi- e di un Istituto tecnico statale di Roma, parteciperanno ad un incontro con la psicologa sul tema “Jung e l’archetipo”.
Saranno realizzate speciali visite guidate partecipate, dove si attiverà il confronto tra gli studenti, universitari, della RUFA - Rome University of Fine Arts di Roma - corsi di Installazioni multimediali e Tecniche performative, docente Simone Cametti - dell’Accademia di Belle Arti di Frosinone - Corso di Museologia del contemporaneo, docente Adriana Polveroni. Visita partecipata e focus sui miti e gli archetipi, per gli Artisti Residenti della Real Academia de Espana en Roma.
Si ringrazia Casale del Giglio per la degustazione dei vini durante l’opening della mostra.