Deimantas Narkevičius – The Fifer
L’installazione The Fifer è composta da minimi e semplici elementi che prendono la forma di un video olografico, di una scultura di un flauto e di due fotografie incorniciate in b/n ed inoltre da una melodia emessa tramite due apposite casse.
Comunicato stampa
Base / Progetti per l'arte presenta venerdì 3 dicembre 2021, dalle ore 17:00 alle ore 20:00, il progetto dal titolo The Fifer che Deimantas Narkevičius, artista lituano, aveva ideato prima della pandemia appositamente per lo spazio non profit di Firenze - spazio fondato e gestito dal 1998 da un collettivo di artisti di differenti generazioni - e che dopo la presentazione di sue differenti versioni a Parigi e a Vilnius approda finalmente a Firenze nel luogo dove era destinato fin dall'inizio.
L'installazione The Fifer è composta da minimi e semplici elementi che prendono la forma di un video olografico, di una scultura di un flauto e di due fotografie incorniciate in b/n ed inoltre da una melodia emessa tramite due apposite casse. Il flauto si presenta nella sua essenza – o come suo fantasma – in quanto proposto come fusione in bronzo del suo interno ed esposto su di una mensola con i quattro pezzi che lo costituiscono in sequenza. Lo schermo olografico permette, invece, la manifestazione dell'immagine volumetrica di un usignolo, che vola dentro e fuori dal nostro campo visivo. Questo volatile digitale riproduce i ritmi e le melodie degli usignoli in natura, mescolandosi però ai suoni naturali imitati da un flauto. Il dialogo tra naturale e artificiale, tra copia e originale si intrecciano senza soluzione di continuità. La stessa tensione è messa in scena anche dalle due fotografie esposte, una delle quali è un pezzo d’archivio degli anni '20, l'altra la ricostruzione digitale della simulazione della scena vista dall'esterno, ovvero da fuori la finestra.
Il progetto che Deimantas Narkevičius ha pensato per lo spazio di Base scaturisce, in una libera interpretazione poetica, dall'osservazione attenta di una fotografia d'archivio in bianco e nero degli anni '20. Il soggetto è un giovane vestito in uniforme militare che suona un flauto in una stanza scarsamente illuminata, mentre, seduto sulla sua sedia, sta guardando verso l'orizzonte attraverso il vetro ghiacciato della finestra. All'esterno si intravede un giardino d'inverno di una serra vetrata, luogo dove ipoteticamente l'artista immagina che viva l'usignolo del suo video. E' come se Narkevičius con la sua mostra avesse voluto dare forma a un luogo insolito in cui è possibile immaginare i tipi di melodie o i suoni prodotti da questo giovane che suonava per un pubblico immaginario. I temi della progettazione del futuro, della solitudine, dei doveri verso lo stato, ma anche la questione della leggibilità delle tracce che il singolo essere umano lascia con la sua esistenza a favore del sapere collettivo sono centrali in questo progetto che, dopo la pandemia, acquista nuove implicazioni di senso.
Il centro propulsivo di questa mostra, come accade per tutti i progetti dell'artista lituano, è ravvisabile nella necessità di riattivare una memoria pubblica latente con cui riflettere sui termini attuali di comunità e di appartenenza. Tale sfida è sempre all'insegna del non voler incedere nella malinconia del ricordare il tempo che fu, bensì nell'individuare una nuova ritualità collettiva con cui superare dei momenti di crisi che possono essere sia personali che pubblici.
Deimantas Narkevičius (1964, Utena, Lithuania. Vive e lavora a Vilnius) con la sua formazione da scultore inizia ad usare la pellicola all'inizio degli anni Novanta. La telecamera gli ha offerto la possibilità di esplorare diverse narrazioni, permettendogli di giocare con i vari livelli del concetto di tempo. Le disgiunzioni tra parole, suoni e immagini nei film di Narkevicius rendono manifesta l'impossibilità di un documentario oggettivo. I personaggi centrali delle sue narrazioni sono spesso assenti dallo schermo, sostituiti da oggetti, disegni e altri elementi che puntano a una narrazione corale e in progress. Tra le sue molte mostre collettive sono da segnalare: Eurasia - A Landscape of Mutability, MHKA, Antwerpen, 2021; The Missing Planet: Visions & Revisions from Soviet Times, Museo Pecci, Prato, 2019; The Future Is Certain; It’s the Past Which Is Unpredictable, Blaffer Art Museum, Huston, Texas, 2018; The Future of Memory, Kunsthalle, Vienna, 2015; Manifesta 10, San Pietroburgo, 2014; The Way of the Shovel: Art as Archeology, MCA, Chicago, 2013; Performing Histories, MoMA, New York, 2012; 29th Biennale di Sao Paulo, 2010; 11th Biennale di Istanbul, 2009; Skulptur Projekte Münster, 2007; Utopia Station, 50th Biennale di Venezia, 2003.
BASE / Progetti per l’arte è un’idea di artisti per altri artisti. BASE è un luogo unico per la pratica dell’arte in Italia, la cui attività iniziata nel 1998, viene curata da un collettivo di artisti che vivono e operano in Toscana e che si fanno promotori di presentare a Firenze alcuni aspetti, tra i più interessanti dell’arte del duemila. BASE è un dialogo sulla contemporaneità aperto ad un confronto internazionale. Attualmente fanno parte del collettivo di BASE / Progetti per l’arte: Mario Airò, Marco Bagnoli, Massimo Bartolini, Vittorio Cavallini, Yuki Ichihashi, Paolo Masi, Massimo Nannucci, Maurizio Nannucci, Paolo Parisi, Remo Salvadori, Enrico Vezzi. Fino adesso si sono tenute a BASE mostre di Sol Lewitt, Marco Bagnoli, Alfredo Pirri, Cesare Pietroiusti, Jan Vercruysse, Niele Toroni, Michael Galasso, Luca Pancrazzi, John Nixon & Marco Fusinato, Heimo Zobernig, Ingo Springenschmid, Paolo Masi & Pier Luigi Tazzi, Antonio Muntadas, Robert Barry, Luca Vitone, Gino De Dominicis, Liliana Moro, Claude Closky, Remo Salvadori, Pietro Sanguineti, Liam Gillick, Massimo Bartolini, Mario Airò, Eva Marisaldi, Rainer Ganahl, François Morellet, Bernhard Rüdiger, Nedko Solakov e Slava Nakovska, Olaf Nicolai, Giuliano Scabia, Kinkaleri, Steve Piccolo & Gak Sato, Rirkrit Tiravanija, Matt Mullican, Michel Verjux, Elisabetta Benassi, Pedro Cabrita Reis, Pietro Riparbelli, Simone Berti, Jeppe Hein, Gerwald Rockenschaub, Jonathan Monk, Peter Kogler, Carsten Nicolai, Surasi Kusulwong, Franz West, Tino Sehgal, Nico Dockx, Grazia Toderi, Armin Linke, Davide Bertocchi, Pierre Bismuth, Olivier Mosset, Stefano Arienti, Erwin Wurm, Thomas Bayrle, Hans Schabus, Maurizio Mochetti, Lawrence Weiner, BASETALKS(!) (Gum Studio, Brown Project Space, 26cc, Sottobosco, Trastevere 259), Amedeo Martegani, Gianni Caravaggio, Piero Golia, David Tremlett, Franco Vaccari, RADICALTOOLS (UFO, Gianni Pettena, Archizoom, Zziggurat, Remo Buti, 9999, Superstudio), Koo Jeong-A, Christian Jankowski, Giuseppe Gabellone, Martin Creed, Ken Lum, BASEOPEN (Margherita Moscardini, Francesco Fonassi, Giuseppe Stampone, Giulio Delvé, Gaia Geraci, Marcello Spada, Jacopo Miliani, Riccardo Giacconi, Jaya Cozzani/Marco Andrea Magni/Agostino Osio), Jirí Kovanda, Nicole Miller, Luca Trevisani, Richard Long, Roman Ondak, Ryan Gander, Gerhard Merz, Ian Kiaer, vedovamazzei, Karin Sander, Francesco Arena, Michael Snow, Cesare Viel, Patrick Tuttofuoco, Jose Dávila che hanno presentato progetti inediti pensati per lo spazio di BASE. Prossime mostre: Simon Fujiwara, Pierre Huyghe, Rosa Barba, Adrian Paci, ....
BASE / Progetti per l’arte, Via di San Niccolò 18r, 50125 Firenze, è uno spazio non profit la cui attività, coordinata da Lorenzo Bruni, è promossa e sostenuta dagli artisti fondatori con il contributo della Regione Toscana, per il progetto Toscanaincontemporanea 2021 e dell’Associazione BASExBASE.