Patrick Zaki libero. Il contributo del mondo dell’arte in questi mesi
Una storia complessa, lunga, dominata dalla paura. Ma anche dalla solidarietà espressa in mille modi, creatività inclusa. L’epilogo lieto per Zaki sembra avvicinarsi. Mentre il mondo supporta con commozione la ritrovata libertà di uno studente disposto a difendere i propri diritti e i propri valori.
Uscirà dal carcere, Patrick Zaki. Libero, ma non assolto. Oggi, 7 dicembre 2021, è arrivata la notizia dell’imminente rilascio, a 22 mesi di distanza da quel 7 febbraio 2020 che segnò l’inizio di un inspiegabile calvario. Per l’ormai trentenne egiziano, dal 2019 studente di un prestigioso master internazionale all’Università di Bologna, si spera sia un primo segnale di ammorbidimento da parte del Tribunale di Mansura, in direzione di quell’assoluzione che il mondo da due anni invoca. Arrestato all’alba, non appena atterrato al Cairo per una breve visita a casa, Zaki aveva un profilo non proprio rassicurante per al-Sisi e il suo regime: dalle battaglie per i diritti umani e civili alla militanza nell’associazione Egyptian Initiative for Personal Rights, fino al sostegno alla campagna elettorale di Khaled Ali, avvocato e attivista politico, che dietro intimidazioni governative fu costretto ad abbandonare la sua candidatura per le presidenziali del 2018.
PATRICK ZAKI. LE ACCUSE ANCORA IN PIEDI
Gravissime le accuse formalizzate dal Governo egiziano contro il giovane ricercatore: istigazione alla protesta, al rovesciamento del regime e all’uso della violenza, propaganda sovversiva e terroristica, gestione di un account social pericoloso per la sicurezza pubblica. Al centro della contesa un articolo sulla persecuzione dei Copti, i cristiani d’Egitto, e dieci post su Facebook, con valore probatorio, di cui Zaki non ha mai riconosciuto la paternità. Per le istituzioni egiziane il materiale sarebbe stato sufficiente a inchiodarlo in quanto sobillatore e dissidente politico. Reati gravi, via via decaduti, con un unico capo d’imputazione ancora rimasto: “diffusione di notizie false”, per cui Zaki rischia fino a 5 anni di galera. Una prigionia da scontare in quei penitenziari egiziani di cui anche il Parlamento europeo si è occupato, in uno studio che ne stigmatizzava metodi e condizioni di detenzione. Nel dossier, dedicato allo stato di deterioramento progressivo dei diritti umani e civili in Egitto, l’Europa “deplora […] con la massima fermezza la continua e crescente repressione, per mano delle autorità statali e delle forze di sicurezza egiziane, ai danni dei diritti fondamentali e di difensori dei diritti umani […] e chiede la liberazione immediata e incondizionata di Patrick George Zaki e il ritiro di tutte le accuse a suo carico”.
La nuova udienza è attesa per il primo febbraio 2022. Una data che Zaki potrà attendere in libertà, senza sottovalutare – a proposito di abusi, sparizioni, persecuzioni di Stato – i rischi eventuali per la sua sicurezza personale. E salta all’occhio intanto l’assenza di obbligo di firma nella misura di scarcerazione emessa: così riporterebbero diverse fonti. Il che potrebbe suggerire per lui la possibilità di tornare in Italia, di allontanarsi, di non dover trascorrere nel sospetto e nella paura i mesi che lo separano dal prossimo appuntamento giudiziario.
ARTE E CREATIVITÀ PER ZAKI
Nel corso di quasi due anni, la mobilitazione a sostegno di Zaki è stata straordinaria, incessante, corale. Forme di solidarietà trasversale, sul piano delle istituzioni, dell’informazione, della comunicazione, delle iniziative popolari, dell’associazionismo, della diplomazia – con l’Italia in testa, visti i legami tra il ricercatore e la città di Bologna – e anche della creatività. Non si contano le iniziative artistiche, le petizioni firmate da musicisti e attori, i contest e le opere che, tra un piano più dilettantesco e uno professionale, sono stati realizzati e lasciati circolare in rete, tra le strade, sui giornali. Anche questo un contributo all’azione di pressione politica e sociale che ha tenuto sotto i riflettori il governo di al-Sisi, non risparmiandogli critiche durissime, atti d’accusa e prese di distanza ufficiali da parte dei vertici europei.
È così che un ritratto di Patrick Zaki, opera dell’artista Francesca Grosso, promossa dall’associazione InOltre – Alternativa Progressista, è stato esposto nell’atrio del rettorato dell’università di Bologna e in varie sedi pubbliche in giro per l’Italia: il volto sorridente è composto unicamente di lettere, tirate fuori da una fra le tante missive inviate al carcere di Tora per chiedere la liberazione del ragazzo. Il testo, scritto in 16 lingue differenti, è divenuto materia grafica e sostanza visiva, nella corrispondenza tra la parola solidale e la stessa condizione esistenziale di Zaki.
Tanti i murales e gli stencil spontanei apparsi sui muri qui e là, su tutti quello dello street artist Laika, realizzato lungo la via Salaria, a Roma, la notte del 10 febbraio 2020, a pochi passi dell’ambasciata d’Egitto. L’immagine, particolarmente efficace, misto di tenerezza e di crudeltà, ritrae Giulio Regeni che abbraccia Patrick Zaki, confrontandolo con una frase: “Stavolta andrà tutto bene”. La vicenda del giovane italiano, rapito al Cairo nel 2016 e ucciso barbaramente per motivazioni simili a quelle che hanno portato in galera Zaki, non può che accendere una specie di sinistro déjà vu, nella speranza che l’epilogo, in questo caso, abbia tutt’altro sapore.
FUMETTISTI E ILLUSTRATORI PER ZAKI
Fortunato, e con una diffusione immediatamente virale, il disegno del bravo illustratore Gianluca Costantini, anche lui attivista per i diritti umani, impegnato con i suoi disegni in un costante lavoro di sensibilizzazione culturale. Patrick è abbozzato con poche linee e con un tratto fresco, rapido, essenziale: “Il disegno l’ho fatto d’istinto il 7 febbraio del 2020, il giorno del suo arresto”, ha raccontato su Vita.it, “poi ho aggiunto quel filo spinato simbolo di una sofferenza continua che non ti uccide ma che ti ferisce incessantemente. Alcuni amici attivisti egiziani mi chiamarono per dirmi che un ragazzo che arriva dall’Italia era stato fermato, imbavagliato e forse anche torturato per molte ore: quel ragazzo era Patrick Zaki”. Costantini lo ha successivamente trasformato in installazione, replicandolo 150 volte in forma di silhouette cartonate, poste sulle sedute dell’imponente sala consultazione della Biblioteca Universitaria di Bologna (una sorta di “siamo tutti Patrick Zaki” pensato per gli studenti), per poi usarlo anche sulla cover di Patrick Zaki, Una storia egiziana, opera di graphic journalism realizzata insieme alla cronista Laura Cappon. 128 pagine di parole e illustrazioni, edite da Feltrinelli Comics.
E a proposito di illustrazioni, al volto di Zaki ha dedicato la copertina nel numero di settembre 2021 Linus, con un ottimo lavoro di Roberto Baldazzini, mentre dieci poster d’autore sono stati affissi a febbraio 2021 in alcuni comuni italiani, dietro adesione spontanea. Un’iniziativa lanciata da Amnesty International Italia con il festival salentino Conversazioni sul futuro e l’associazione Diffondiamo idee di valore, patrocinata dell’Alma Mater Studiorum di Bologna e del Comune di Bologna, e in collaborazione con il Festival dei Diritti Umani di Milano e l’Associazione Articolo 21. Si trattava di un concorso per artisti e illustratori, chiamati a interpretare graficamente la complessa vicenda di Zaki. Obiettivo? Attraverso le migliori immagini creare un tam-tam visivo e una piattaforma di partecipazione collettiva. Novecento schizzi sono giunti da 50 paesi di tutto il mondo, mentre il bouquet selezionato da una giuria internazionale ha visto trionfare Moises Romero (Messico), Zlatan Dryanov (Bulgaria), Christopher Scott (Ecuador), Rashid Rahnama (Iran), Andrea Rodrigues e Rita Reis (Portogallo), insieme agli italiani Mattia Pedrazzoli, Massimo Dezzani, Arianna Posanzini, Michele Carofiglio.
Infine, tra le decine e decine di spunti e racconti possibili, un gesto in tempo reale è giunto da Roma, subito dopo la notizia della scarcerazione: Più libri più liberi, la fiera della piccola e media editoria ospitata all’interno della Nuvola dell’Eur, ha chiesto ai più noti fumettisti e illustratori presenti – Zerocalcare, LRNZ, ZUZU, Rita Petruccioli, Antonio Pronostico e Sergio Algozzino – di realizzare un veloce ritratto di Zak. Pochi tratti su un foglio, come un commento a caldo, in uno slancio di solidarietà e di testimonianza. Una maniera per stringersi intorno al giovane attivista e per contribuire alla commossa ondata di partecipazione. Con un pensiero rivolto a Giulio Regeni e ai tanti che, nella feroce opera di negazione dei diritti umani perpetrata in troppi luoghi del mondo, non sono riusciti a trovare ascolto, riscatto.
IL PRESIDENTE EGIZIANO AL – SISI CONCEDE LA GRAZIA A PATRICK ZAKI
Dopo la condanna in via definitiva a 3 anni di carcere (di cui 14 mesi erano ancora da scontare), il presidente egiziano al – Sisi ha concesso la grazia a Patrick Zaki. La sentenza della corte speciale di qualche ora fa aveva alimentato ulteriormente l’acredine che la comunità italiana nutre da anni dei confronti delle posizioni inamovibili delle autorità egizie, tanto che la prima a farsi sentire è stata la street artist romana Laika, con un murale Ennesima ingiustizia apparso a Roma nella notte tra il 18 e il 19 luglio su Via Salaria, davanti l’ambasciata d’Egitto. Lo stesso muro che aveva ospitato l’abbraccio iconico tra Giulio Regeni e Patrick Zaki, ora vede lo studente egiziano con indosso l’uniforme del carcere e in mano un pennello intriso di vernice gialla, la stessa con la quale “imbratta” il muro con la scritta BASTA!, riferendosi alle ingiustizie subite dal 2020 ad oggi.
– Helga Marsala
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