Risorge la Serra Moresca a Villa Torlonia. Intervista alla responsabile dei Parchi Anna Paola Agat
Un altro luogo di bellezza assai particolare viene restituito alla Capitale. La Serra Moresca a Villa Torlonia e il suo caleidoscopio di colori. Diventerà un centro di conservazione e cura delle piante
Per la festa dell’Immacolata, nel Parco di Villa Torlonia ha riaperto il complesso della Serra e Torre Moresca, progettato da Giuseppe Jappelli per Alessandro Torlonia nel 1839 e arricchito con le decorazioni di Giacomo Caneva nel 1841.
Il padiglione da giardino si distingue per una struttura in peperino, per l’uso di ferro e ghisa – stesso materiale dell’incredibile Palm House dei Kew Gardens londinesi – e per le luminose vetrate policrome che regalano giochi di colore. L’architetto aveva in realtà già sperimentato la soluzione della ghisa per Villa Treves a Padova, mentre per la fantasia della Serra Moresca si era ispirato all’Alhambra di Granada.
LA SERRA MORESCA A ROMA. A COSA SERVIVA?
Già, ma a cosa serviva la Serra Moresca di Villa Torlonia? Cosa intendeva farci il committente Alessandro Torlonia della ricca famiglia che in quegli anni scalava le classifiche del potere – anche economico – a Roma? Oltre ad ospitare piante rare ed esotiche, la Serra accoglieva eventi speciali, come dimostra un vano seminascosto destinato all’orchestra, e una grotta artificiale pensata come Nymphae Loci. Il 7 dicembre 2021, per l’inaugurazione, la musica ha riecheggiato di nuovo tra le piante, insieme a degli effetti scenici luminosi. Abbiamo intervistato Anna Paola Agati, Sovrintendente Capitolina ai Beni Culturali, Responsabile delle Ville e Parchi Storici, tra cui Villa Torlonia.
Come nasce questa serra?
Nasce insieme ad un progetto più ampio che Jappelli aveva portato a termine per Alessandro Torlonia. Quest’ultimo, grazie ad alcuni viaggi in Inghilterra, aveva avuto occasione di apprezzare i giardini inglesi e aveva deciso che avrebbe voluto sperimentare, anche nel suo giardino, questo tipo di realizzazioni. Conosce Jappelli alla Villa di Saonara e tgli chiede di venire a Roma per progettare un giardino all’inglese, utilizzando le terre che aveva da poco acquistato nel versante sud della Villa.
Il complesso della Serra Moresca è inserito in un progetto ambizioso…
Jappelli realizza una serie di edifici come la Capanna Svizzera che è stata la forma embrionale della Casina delle Civette, il Campo dei Tornei, un lago e dei pavimenti di terra con cui aveva modellato una collinetta… una serie di interventi piuttosto ampi.
Qual è il concept alle spalle?
Jappelli sposa l’idea di raccontare una storia, come fossimo all’interno di una scenografia teatrale; il riferimento letterario è l’Ariosto. La Serra è da identificare nell’accampamento dei Mori mentre, di fronte, il Campo dei Tornei medievale costituisce l’accampamento dei Cristiani, la grotta è la Grotta di Merlino, la Capanna Svizzera è la Casa dell’Eremita: sono tutti personaggi e scene appartenenti al poema cavalleresco. C’è una sorta di divertissement a lanciarsi in citazioni colte, sorprendendo i visitatori con architetture anche molto diverse l’una dall’altra. In questo caso, si guarda al mondo arabo: Jappelli, a causa di contrasti molto forti con Alessandro Torlonia, andrà via dalla Villa e lascerà indicazioni scritte al pittore Giacomo Caneva, suo amico padovano, per completare in stile moresco questo luogo.
Jappelli aveva pensato ad un sistema meccanico per stupire i convitati nella Torre Si, era anche un ingegnere idraulico, la sala aveva al centro un divano che poteva sollevarsi verso il soffitto, diventando una specie di baldacchino, mentre dal piano sottostante saliva un tavolo imbandito per impressionare e sorprendere gli ospiti del Principe Torlonia. Lo sappiamo tramite il racconto di un cronista dell’epoca… nel soffitto ci sono anche gli inserti dove passavano le funi.
Quanto è durato il restauro, perché si apre proprio in questo momento storico?
Il restauro è stato eseguito in due momenti differenti. Il primissimo, tra il 2007 e il 2013, ha ridato forma a questa struttura che era completamene distrutta; da quando i Torlonia erano andati via dalla Villa, di fatto, era totalmente abbandonata. Poi c’è stata una “pausa di riflessione” in cui abbiamo cercato di capire quale poteva essere la destinazione di questi spazi, concordando infine che si potesse riproporre una serra per piante esotiche – come la definiva Jappelli – con una collezione di palme, agavi, aloe e ananas, sostanzialmente le piante che, secondo i documenti, furono utilizzate nel progetto originario. Nella seconda fase, di messa a punto del progetto di allestimento (6-8 mesi di lavoro), abbiamo dato il contenuto a questa forma.
Quali sono gli spazi di questo nuovo edificio?
Gli spazi sono 4: l’ingresso dell’emiciclo dove abbiamo realizzato il bookshop e la biglietteria; lo spazio della serra; la finta grotta, che è stata restaurata ma già nel 1905 aveva subito grossi crolli, con laghetti e cascatelle; e la torre moresca, che non è normalmente aperta al pubblico essendo molto piccola (potrebbero esserci problemi di flussi), alla quale si potrà accedere con visite guidate ad hoc. Al primo piano abbiamo allestito un piccolo spazio per la didattica sul verde, specifica sulle attività che si possono svolgere con le piante.
Coinvolgerete anche artisti a questo proposito?
Non è quello l’obiettivo, ma le possibilità che potremmo incontrare saranno diverse e le valuteremo di volta, in volta. Vorremmo fosse un luogo dedicato allo studio e alla conservazione delle piante, al nostro patrimonio arboreo.
– Giorgia Basili
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