Il lavoro di registrar: cos’è e come funziona
Linda Pacifici, Senior Registrar alla Fondazione Palazzo Strozzi di Firenze e Presidente di Registrarte, Associazione nazionale dei Registrar, racconta in cosa consiste la sua professione e approfondisce i contenuti del master dell’Accademia Aldo Galli di Como
Spiegare a chi ti chiede che mestiere fai è sempre complicato, e certo la definizione, sconosciuta ai più, di registrar non aiuta. La difficoltà sta nel fatto che la nostra professione, che si svolge in ambito culturale, non ha limiti precisi. Il restauratore, il curatore, l’architetto hanno compiti che si intuiscono facilmente, quello del registrar invece è un mestiere a tutto tondo che tocca tanti ambiti, da quello legale a quello storico artistico, richiede conoscenze tecniche nel campo delle assicurazioni e dei trasporti ma anche nozioni di restauro. Per tale ragione la formazione di un registrar è complessa e in Italia è sempre avvenuta sul campo, grazie magari alla preziosa esperienza di chi ci ha preceduto. La necessità di costruire un Master come Professione Registrar nasce dalla voglia di strutturare tutto questo sapere pratico in un autentico insegnamento, allineandosi così ad analoghe esperienze internazionali.
QUALI SONO I COMPITI DEL REGISTRAR
Dovendo dare una definizione sintetica, il registrar si occupa della movimentazione delle opere, ma movimentare un’opera d’arte è qualcosa di estremamente complesso che richiede molto più del semplice incarico a un trasportatore. Innanzitutto le opere non si muovono solo per i prestiti alle mostre: ci sono tanti spostamenti interni al museo, ad esempio per il riallestimento delle collezioni, oppure per la necessità di un restauro o l’esecuzione di nuove fotografie. Ogni movimento, sia pure minimo, richiede documentazione, il coinvolgimento di professionisti e soprattutto la valutazione del rischio. Infatti il compito di maggior responsabilità per un registrar è valutare il rischio a cui viene sottoposta un’opera e capire come mitigarlo, sia attraverso l’utilizzo di figure professionali specifiche sia, in ultima istanza, con l’attivazione di una specifica copertura assicurativa.
Ogni movimento, sia pure minimo, richiede documentazione, il coinvolgimento di professionisti e soprattutto la valutazione del rischio.
Ricordo che anni fa, durante un tirocinio al Walters Art Museum di Baltimora, partecipai alla vivace vita delle opere del museo, che ai più appare invece statica. In sole tre settimane una collezionista portò uno strumento musicale del Settecento per una donazione e curatore, registrar e restauratore furono chiamati a esaminarlo, tutto il dipartimento fu coinvolto nel controllo dell’inventario per capire se i dati nel database erano aggiornati, si dovettero controllare le condizioni conservative di alcuni gioielli antichi che tornavano da una mostra, organizzarono il ricambio di alcune vetrine non più sicure per la conservazione facendolo coincidere con una nuova campagna fotografica di alcuni pezzi che avevano foto non aggiornate. Insomma, un’attività tutt’altro che statica o noiosa.
IL REGISTRAR PER LE MOSTRE, LE FONDAZIONI, LE COLLEZIONI
Ma se fino a poco tempo fa si parlava di registrar solo in ambito museale, oggi sempre più collezioni private, fondazioni bancarie, studi di artisti e gallerie si stanno dotando di questa figura. Da qui la necessità di offrire una formazione ricca che renda lo studente già capace di lavorare autonomamente, senza la necessità di imparare il mestiere da qualcun altro, che in questi casi può non esserci. Nelle ultime esperienze di mostre che abbiamo avuto a Palazzo Strozzi con artisti come Marina Abramović, Tomás Saraceno o Jeff Koons, ci siamo sempre interfacciati con i registrar che lavorano in pianta stabile in questi grandi studi e abbiamo trovato la stessa professionalità che si trova nei musei.
Un ambito che invece ormai da alcune decine di anni impiega in modo massiccio i registrar è ovviamente quello delle mostre temporanee. In questo caso si parla di exhibition registrar e il ruolo spesso si amplia fino all’interazione con il curatore per la richiesta dei prestiti o con l’artista. Come tutti sanno le grandi mostre implicano trasporti internazionali che richiedono la massima cura e ci vuole una grande attenzione per non farsi sfuggire alcun dettaglio.
Un ambito che da alcune decine di anni impiega in modo massiccio i registrar è quello delle mostre temporanee.
Concludendo, il registrar deve essere capace di interfacciarsi con tutte le figure professionali che gli ruotano intorno. Per questo deve imparare a parlare un po’ la lingua di tutti, da quella legale che regola i contratti di prestito a quella del restauratore per capire e valutare eventuali situazioni che possono risultare dannose per le opere. Deve poter leggere una polizza assicurativa o una garanzia di stato ma anche capire tecnicamente come è protetto lo spazio e quali sono le richieste per la sicurezza. Si devono quindi possedere nozioni teoriche ed altre molto più pratiche e questo schema di formazione è ripetuto nelle lezioni del Master, che vedranno alternarsi lezioni in aula a esperienze sul campo e a tirocini formativi.
‒ Linda Pacifici
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