Between my flesh and the world’s fingers

Informazioni Evento

Luogo
RICHTER FINE ART
vicolo del Curato, 3 , Roma, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

dal lunedì al venerdì dalle 15 alle 19, o su appuntamento

Vernissage
14/12/2021

ore 16

Artisti
Katarina Janeckova, Jay Miriam, Grgur Akrap, Loren Erdrich, Marlon Wobst
Generi
arte contemporanea, collettiva

La Galleria Richter chiude il 2021 con Between my flesh and the world’s fingers: mostra collettiva.

Comunicato stampa

La Galleria Richter chiude il 2021 con Between my flesh and the world’s fingers: mostra collettiva con i lavori di Grgur Akrap, Loren Erdrich, Katarina Janeckova, Jay Miriam, Marlon Wobst.

L’ispirazione che dà vita alla mostra, in apertura il prossimo 14 Dicembre, e al titolo della collettiva si riferisce a un documentario su Mary MacLane, scrittrice americana, soprannominata “Wild Woman of Butte”. Era considerata selvaggia e fuori controllo, una reputazione che lei stessa nutriva, fervente femminista, dalla sessualità fluida e libera, divenne molto popolare scandalizzando i lettori con le sue prime memorie, dando vita a un vero best seller.

“Mi piace credere che il fare arte sia anche il risultato di un atto impetuoso, fuori controllo e non di un pensiero razionale. – afferma Tommaso Richter - Between my flesh and the world’s fingers si propone di mostrare il lavoro di artisti e artiste che affrontano l'intensità della spontaneità e la bellezza dell'imprevisto”.

Nonostante le differenti modalità d’approccio e le diverse ricerche personali, i cinque artisti, appartenenti tutti alla generazione degli anni ‘80, sono guidati dall’urgenza di trasmettere una visione comune. “Cinque artisti molto diversi tra loro, ma accomunati da un medesimo sentire: che la pittura si intreccia con il mondo, dalla cui “carne” essa esplode, proprio come vi si intreccia il corpo vivente e percipiente dell’artista. – Scrive Giuseppe Armogida nel testo critico che accompagna la mostra -. Del corpo la pittura condivide anzitutto la natura enigmatica, ambigua e indecidibile: né del tutto soggettiva né del tutto oggettiva, ma intreccio di vita e inerzia, di originalità e ripetizione meccanica, di realtà e immaginazione. Ma corpo e pittura si apparentano, soprattutto, per la loro comune essenza espressiva; di entrambi è fondamentale il gesto, la capacità ostensiva, l’indicazione di qualcosa d’altro oltre la semplice presenza. È come se nelle loro opere questi artisti abbiano voluto captare e tradurre in immagini quelle parole sorde, quella lingua intramata di “sottintesi”, ma soprattutto di silenzio, che il mondo mormora e che essi ascoltano”.