A Milano apre Spazio Amato. Per la prima mostra gli acquerelli di Giorgio Bernasconi
Siamo al numero 20 via Vallarsa, nel grande distretto creativo che si sta creando tra Porta Romana, Fondazione Prada e Corvetto. E la galleria è in un ex rifugio antiaereo.
Al numero 20 di via Vallarsa, a Milano, c’è un palazzo degli anni Quaranta: scendendo verso le fondamenta, si entra in uno spazio di trenta metri quadrati, costruito per essere il rifugio antiaereo del condominio. È questo lo Spazio Amato, un luogo espositivo sperimentale che andrà a ospitare mostre di artisti emergenti, sviluppando una rete di collaborazione e condivisione tra nuove esperienze artistiche. L’inaugurazione dello spazio – che si terrà sia giovedì 16 sia venerdì 17 per via dello sciopero generale previsto per la prima giornata – avviene con la serie di acquerelli di Giorgio Bernasconi, scultore classe 1998, chiamata Possibilité Trouvé: la stessa possibilità che ha permesso a Bernasconi di ottenere lo spazio. La serie di cinque acquerelli su tela di media e grande dimensione realizzati nel 2021 – rispettivamente Possibilità 1, Possibilità 2, Possibilità 3, Possibilità 4 e Possibilità Riflessa – si concentra sul tema della contemplazione come finestra sullo sguardo urbano. E la galleria è curiosamente allestita con una serie di piante (recuperate in un vivaio di quartiere) che richiamano alle foglie che appaiono di qua e di là delle soglie che Bernasconi dipinge.
SPAZIO AMATO A MILANO. LA NASCITA
Bernasconi ha ereditato lo Spazio Amato dall’artista Massimo Uberti, che l’anno scorso aveva tra l’altro creato un’omonima installazione permanente a Capalbio. Tutto cominciò da una telefonata, nel luglio di quest’anno: “‘Pronto? Sono Massimo Uberti’ ‘Ehi ciao Massimo! Come stai?’ ‘Ti ho chiamato per farti una proposta, io ho il mio studio a Milano, vicino a Fondazione Prada, era un bunker antiaereo, se mi aiuti traslocare te lo lascio’. Le parole “bunker antiaereo” mi incuriosivano. […] La data arrivò e dopo un viaggio a Brescia, Massimo mi lanciò le chiavi dello studio, con una mossa da film che non vedeva l’ora di fare, io ero impreparato e le chiavi mi caddero rovinando il momento. Qualche giorno dopo ricevetti un’altra telefonata di Massimo: ‘Giorgio, volevo dirti che quello spazio mi ha portato molta fortuna, ne ha portata anche ai ragazzi che sono stati lì prima di me e sono sicuro che ne porterà anche a te in futuro’. Decisi che quello studio sarebbe diventato uno spazio sperimentale, da vivere, da esplorare, da abitare, sarebbe diventato uno SPAZIO AMATO”. Dopo la personale di Bernasconi, visitabile dal 16 dicembre previa prenotazione a questo indirizzo, saranno ospitati altri artisti nel nuovo spazio in zona Porta Romana. Qualche nome? Giulio Alvigini, Marco Paleari, Marco Chemello e Pietro Guglielmin.
L’ISPIRAZIONE DEGLI ACQUERELLI DI BERNASCONI
Nelle opere di Bernasconi – che vive tra Milano e Seregno – ricorre spesso il motivo della finestra socchiusa, un invito a varcare la soglia della visione. Questo artificio è ispirato allo schema della Pietà di Giovanni Bellini – conservata nella Pinacoteca di Brera, dove Bernasconi ha studiato – in cui la mano di Gesù poggia su una lastra marmorea tentando di superare il confine tra il mondo reale e quello dipinto. A queste illusioni si accostano dei fenomeni di scomposizione, come le fronde di un albero che frammentano la campitura di un edificio o un fiore che interrompe la pennellata di una ringhiera di ferro: per la natura stessa del supporto, l’artista deve lavorare al contrario, cominciando da ciò che è più vicino procedendo verso quel che è più lontano. È così che viene a crearsi questa sovrapposizione, materiale e figurativa.
– Giulia Giaume
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