Conoscere Louise Bourgeois in 10 opere (più una)
Ecco un piccolo compendio sulle opere della grande artista parigina, scomparsa poco più di dieci anni fa a New York, tra psicoanalisi, sublimazione della violenza e spinte dai forti caratteri sessuali.
Nata a Parigi il 25 dicembre 1911, Louise Bourgeois ha trascorso gran parte della sua vita a New York prima di morire nel 2010 all’età di 98 anni. Protagonista di una lunga ed elaborata carriera artistica, di cui si ricordano la partecipazione alla documenta del 1992 e alla Biennale di Venezia del 1993, è ricordata come una delle artiste contemporanee più influenti del Ventesimo secolo. Oscillando tra il figurativo e l’astratto ha affrontato tematiche come gelosia, rabbia, paura e solitudine – spesso con toni autobiografici – su una ampia gamma dinamica di media: anche se è nota soprattutto per le sue sculture, ha creato dipinti, installazioni, disegni, incisioni e arazzi. Ecco una piccola selezione delle sue opere.
– Giulia Giaume
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LE PRIME SCULTURE: SENZA TITOLO E FEMME VOLAGE
Triangoli di legno impilati creano la parvenza di una figura umana in una delle prime sculture di Bourgeois, Senza titolo (1950). Le sculture “primitive” del Metropolitan Museum of Art di New York – dove l’artista era approdata nel 1938 dopo gli studi alla Scuola di Belle Arti parigina – potrebbero aver influenzato la sua forma simile a un totem, così come i dipinti degli espressionisti astratti. Nelle opere si vede in nuce la personalità dell’artista: la tensione quasi rabbiosa propria di tutta la sua produzione si materializzano nella scelta del legno grezzo e dell’impilamento asimmetrico. Anche Femme Volage del 1951, che al contrario è stranamente leggera e ricorda un fantasma, mostra nelle sue componenti frastagliate una forma umana ridotta all’essenziale. Acquisita la cittadinanza degli Stati Uniti dopo una prima indagine anticomunista maccartista, fu influenzata dal surrealismo degli emigrati dall’Europa: se inizialmente lavorava il legno, negli anni Sessanta passò al metallo.
FILLETTE
Questa scultura del ‘68 mostra gli esperimenti di Bourgeois con l’anatomia maschile e femminile. Il titolo originale, Fillette, significa “bambina” in francese, cosa che spinge gli spettatori a interpretare la scultura in modo diverso rispetto a una prima occhiata. Il soggetto, infatti, è facilmente identificabile con un fallo, ma osservandolo attentamente si intravvedono due forme rotonde, che potrebbero rappresentare le parti superiori di due gambe attaccate alle loro articolazioni dell’anca. In quest’opera è possibile vedere la convinzione di Bourgeois riguardo agli attributi maschili, ossia che fossero “molto delicati”.
I GRUMI SESSUALI: JANUS FLEURI E CUMUL I
L’opera Janus Fleuri del 1968 non ha una forma ben definita: ad alcuni ricorda dei reni che collassano, ad altri degli escrementi, per alcuni critici si tratta di una rappresentazione della sessualità ripiegata su sé stessa. Lo stesso si può dire della coeva Cumul I, del 1969: anche se l’artista ha affermato di non aver visto rappresentazioni di genitali maschili nell’opera, sono in molti a ravvisarle emergere dal candore del marmo, che nella sua forma “a nuvola” dà il titolo all’opera. Lo stesso istinto smembrante apparirà, molti anni dopo, nella scultura Dea Fragile.
C.O.Y.O.T.E.
Una delle prime sculture su larga scala di Louise Bourgeois, C.O.Y.O.T.E. (originariamente intitolato Il cieco che accompagna il cieco), del 1947-49, nasce dai ricordi d’infanzia dell’artista, e dall’abitudine di nascondersi sotto il tavolo della cucina guardando le gambe dei suoi genitori muoversi per la stanza mentre preparavano la cena. Non è stato fino alla preparazione per una mostra alla Galleria di Xavier Fourcade nel 1979 che Bourgeois ha ridipinto il pezzo nero e rosso in rosa e l’ha ribattezzato C.O.Y.O.T.E., che sta per Call Off Your Old Tired Ethics, tratto da un testo di Margot Saint James in cui si sostiene il diritto delle prostitute a un’organizzazione operaia.
DESTRUCTION OF THE FATHER
Gli eventi dell’infanzia di Bourgeois sono diventati un tema comune per tutta la sua carriera: la cura della madre, malata e poi morta di spagnola, la relazione del padre con la sua tata Sadie Gordon Richmond. In quest’opera del 1974, Destruction of the Father (Distruzione del Padre), la sua prima installazione, culminano tutte le tensioni sul corpo sviluppate negli anni precedenti: nella scultura del padre, sdraiato a pezzi sul tavolo da pranzo di famiglia, Bourgeois ci porta in una realtà di carne e dolore rancoroso. L’artista ha affermato che questo pezzo le ha permesso di affrontare il tradimento del padre e di elaborare i sentimenti velenosi di aggressività a cui si è aggrappata durante la sua vita adulta. Bourgeois ha anche scritto il libro del 2000 Distruzione del padre/Ricostruzione del padre, con scritti, disegni e interviste raccolti per tutta la vita.
CELL
Tra le sue installazioni più esplicitamente autobiografiche, le Cell – realizzate tra il 1989 e il 1993 – ricreano architetture che Bourgeois ricordava fin dall’infanzia. Questa serie di opere è forse la sua più famosa, e per i critici probabilmente la migliore: interni densi, claustrofobici, densi di associazioni. Se guardiamo per esempio The Last Climb, vedremo una serie di oggetti simbolici che l’artista ha collezionato nel corso della vita, tra cui la scala dello studio di Brooklyn che è stata costretta a lasciare. Questo lavoro doveva essere interattivo, consentendo allo spettatore di entrare nella cella, ma a causa della sua fragilità è vietato durante le mostre.
SAINTE SEBASTIENNE
Se l’arte di Louise Bourgeois è nella maggior parte dei casi iperuranica, è stata anche un’artista nella sua accezione più tradizionale, e nello specifico una scultrice. Consapevole della tradizione, il disegno e la scultura Sainte Sebastienne (1992) vanno a ripercorrere la statuaria agiografica europea di San Sebastiano – martire ucciso con una scarica di frecce – trasponendo l’immagine piena di desiderio e sofferenza in una sorta di bambola dai vistosi caratteri corporei.
MAMAN
“Il ragno è un’ode a mia madre”, ha spiegato Bourgeois. “Lei era la mia migliore amica. Come un ragno, mia madre era una tessitrice. La mia famiglia si occupava di restauro di arazzi e mia madre era la responsabile del laboratorio. Come i ragni, mia madre era molto intelligente. I ragni sono presenze amichevoli che mangiano le zanzare. Sappiamo che le zanzare diffondono malattie e sono quindi indesiderate. Quindi i ragni sono utili e protettivi, proprio come mia madre”. Maman (1999) è una delle opere più iconiche di Louise Bourgeois, e appartiene alla serie di sculture che vedevano il ragno al centro delle sue opere. Con un’altezza di quasi 10 metri, Maman è composta di acciaio e marmo, e permette agli spettatori di interagirvi camminando in mezzo alle sue gambe.
PEAUX DE LAPINS, CHIFFONS FERRAILLES A VENDRE
Il tessuto era parte integrante della vita giovanile di Louise Bourgeois, dato che la sua famiglia teneva un’attività di restauro di arazzi (cosa che emergeva già nelle sculture totemiche di Quarantania, negli anni Quaranta, che rappresentavano le spole da tessitura). A 12 anni aveva iniziato a disegnare le sezioni mancanti degli arazzi che richiedevano riparazioni. Quest’opera del 2006, Peaux de lapins, chiffons ferrailles à vendre, recupera questi ricordi nei frammenti eterei di tessuto – appesi in modo tale da somigliare a dei genitali – mescolandoli nel titolo a una canzone tradizionale dei venditori ambulanti francesi del primo Novecento.
10 AM IN WHEN YOU COME TO ME
Gran parte del lavoro di Louise Bourgeois è caratterizzato da crudi temi riguardanti la sessualità, la psicoanalisi e il tradimento, ma questa serie del 2006, 10 am is when you come to me (10 del mattino è quando vieni da me), mette in mostra il lato più morbido dell’artista: sono dieci versioni uniche di un’opera con 20 spartiti musicali dipinti a mano, che raffigura la mano di Bourgeois con il suo assistente, Jerry Gorovoy. Il corpo di lavori celebra calorosamente i 30 anni di amicizia tra i due: amico, assistente e confidente dell’artista, Bourgeois dipinge spesso Gorovoy come una specie di ancora di salvezza dall’isolamento.
THE COUPLE
Questa l’unica scultura di Louise Bourgeois esposta in uno spazio pubblico non museale in Europa. Si trova nel Parco delle Sculture di Origgio, città nel varesotto nota per la fonderia artistica 3V di Walter Vaghi, ed è stata fatta realizzare apposta per questo spazio e donata dall’artista alla fine dei suoi anni: l’installazione e la realizzazione di The Couple sono nate nello studio newyorchese dell’artista, in virtù della forte amicizia che aveva con l’artista Giovanni Rizzoli.
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