Domenico Grenci – Non ancora buio
Nuova Galleria Morone presenta Non ancora buio (Come labili nebbie vespertine quando caduto è il sole) la seconda personale di Domenico Grenci a cura di Alberto Mattia Martini.
Comunicato stampa
Nuova Galleria Morone presenta Non ancora buio (Come labili nebbie vespertine quando caduto è il sole) la seconda personale di Domenico Grenci a cura di Alberto Mattia Martini.
Il nuovo ciclo delle opere di Domenico Grenci, vede la presenza di elementi naturali, quali fiori e piante, che innescano un dialogo profondo con la sua più consolidata ricerca sul volto. Un percorso nato circa due anni fa, in un periodo socialmente complesso, proiettando Grenci verso l'urgenza di un dialogo intimistico, che ne sondasse il senso di incompiutezza della condizione esistenziale in relazione all'origine di tutte le cose: la natura in rapporto all'umano.
La riflessione sul definito e quindi l'indefinito, che avvolge ogni cosa Come labili nebbie vespertine quando caduto è il sole, si propaga sulle tele di Domenico Grenci, diffondendo una sensazione di steresi, di passaggio ad un altro stato, sfumando, quasi "evaporando", pur mantenendo una forte connotazione identitaria, proprio come avviene e come ci ricorda Novalis, in quel momento della giornata, di passaggio tra il sole e la sera, tra la luce e il buio.
Forse un luogo, o un presupposto, o ancora uno stato d'animo che non si autodetermina con la sola estetica, ma incede verso il senza limiti, quello che apparentemente non esiste; come un fiore reciso, che inevitabilmente svanirà o come un volto malinconico o uno sguardo assorto, che ci accompagnano attraverso il mistero.
Il volto e il fiore assumono la funzione di una sorta di elemento "transizionale", attraverso il silenzio di chi vuol comprendere se siamo ombre o esistenze con un passato, con una provenienza ancestrale, e quindi pronti per poter, se non vivere, almeno immaginare un tempo a venire.
Domenico Grenci (Ardore RC, 1981) vive e lavora a Bologna. La pittura di Domenico Grenci ci proietta verso l'urgenza di un dialogo intimistico, che sonda il senso di incompiutezza della condizione esistenziale in relazione all'origine di tutte le cose: la natura in rapporto all'umano. Negli ultimi anni, a fianco alla sua più consolidata ricerca sul volto, affiorano presenze altre, elementi naturali quali fiori e piante ma anche oggetti e visioni che innescano un dialogo profondo restituendoci un pluralismo residuale, ombre o esistenze che scrutano quella solitudine che ogni giorno emerge da una rete di immagini del mondo immateriali e mutevoli.