I dimenticati dell’arte. Paola Masino, la scrittrice amata dagli artisti
Scrittrice e traduttrice, Paola Masino fu vicina alla cerchia di intellettuali di Pisa e Roma prima di essere perseguitata dal regime, che la costrinse a continui spostamenti
Fin da piccola aveva respirato cultura: nata a Pisa nel 1908 dal matrimonio tra Enrico Masino, funzionario del Ministero dell’Agricoltura, e la nobile Luisa Sforza, Paola Masino (Pisa, 1908 ‒Roma, 1989) era stata avviata giovanissima all’interesse verso l’arte e la letteratura. La famiglia lasciò ben presto Pisa per trasferirsi a Roma, dove il padre portava con sé la figlia alle mostre e negli studi degli artisti, e le consigliava la lettura dei classici come Dostoevskij e Shakespeare. Non stupisce quindi che la giovane abbia cominciato a scrivere il dramma Le tre Marie a soli 16 anni, prima di subire lo smacco di venire rimandata, in seconda liceo, in fisica e matematica: un’onta che la convinse a smettere di studiare, ma non di scrivere.
LA STORIA DI PAOLA MASINO
Nel 1927 incontrò lo scrittore Massimo Bontempelli e cominciò una appassionata relazione con lui, che aveva trent’anni più della giovane, nonostante l’opposizione dei familiari. Questa condizione privilegiata le permise di viaggiare e incontrare artisti e intellettuali del calibro di Alberto Moravia, Giorgio de Chirico, Filippo Tommaso Marinetti o Luigi Pirandello, oltre a intrattenere relazioni epistolari con figure femminili come Alba De Cespedes, Natalia Ginzburg, Anna Maria Ortese o Sibilla Aleramo. La sua attività di scrittrice procedette a ritmo indefesso, con collaborazioni costanti alla rivista 900, che aveva fondato insieme al compagno, con il quale si trasferì a Parigi nel 1929 per tre anni. All’ombra della Tour Eiffel divenne amica di Josephine Baker e Kiki de Montparnasse, e venne immortalata da Filippo De Pisis con uno dei rari ritratti femminili di mano del pittore. Ritornata a Roma la Masino pubblicò nel 1933 il romanzo Periferia, vicino alle atmosfere della pittura del Realismo Magico, che ottenne il secondo premio al Viareggio ma non risultò gradito al regime, che vi colse una critica al fascismo.
PAOLA MASINO E IL REGIME
Il critico letterario Leandro Gellona stroncò il romanzo e definì l’autrice “una scribacchina”, ricevendo da Mussolini un telegramma di congratulazioni. Come Paola, anche Bontempelli cominciò a prendere le distanze dal regime: dopo qualche anno venne espulso dal partito e mandato in esilio a Venezia, dove andò a vivere insieme alla sua compagna nel Palazzo Contarini delle Figure nel 1939. Sulla laguna la Masino terminò il romanzo Nascita e morte di una massaia, che fu pubblicato a puntate su un settimanale ma venne stampato in forma di libro solo più tardi. Nel 1943 Massimo e Paola tornarono a Roma, per scoprire di essere stati entrambi condannati a morte dalla Repubblica di Salò. Nascosti a casa di amici, ritrovarono la pace soltanto nel 1944, quando fondarono con un gruppo di intellettuali il settimanale Città e si avvicinarono al partito comunista, dopo essersi trasferiti a Milano.
PAOLA MASINO E LA SCRITTURA
Sono anni molto fecondi per Paola, che seguì il Festival del Cinema come inviata, fino a far parte della giuria del Festival nell’edizione del 1949. Tornati a Roma l’anno seguente, la Masino cominciò una serie di attività a tutto campo: tradusse opere di scrittori come Balzac, Cocteau e Stendhal, scrisse libretti d’opera e compose un’ampia e articolata autobiografia, Album di vestiti. L’ultimo suo testo fu il poema Ninna nanna, pubblicato nel 1966, da allora fu del tutto ignorata fino alla morte. Solo negli ultimi anni la scrittura di Paola Masino è stata rivalutata grazie a una mostra e un convegno a lei dedicati presso la Casa delle Letterature a Roma nel 2015, grazie al sostegno della Fondazione Arnoldo Mondadori.
‒ Ludovico Pratesi
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