Riapre a Roma l’Hotel Mediterraneo. Restaurato uno degli alberghi più affascinanti della Capitale
Parquet, mobili in mogano, ampi e alti soffitti, ambienti e arredo disegnati come un'opera d'arte totale dall'architetto Mario Loreti, lampadari firmati Giò Ponti. A Via Cavour riapre l'Hotel Mediterraneo, un gioiello in stile Art Déco. L'intervista al direttore Maurizio Bettoja
Hotel Mediterraneo, un luogo a suo modo unico a Roma dove le lancette sembrano essersi fermate come per incanto agli Anni ’30. Completamente concepito e realizzato in stile Art Déco, è un’opera d’arte totale firmata dall’architetto Mario Loreti. Ci sono anche dei lampadari firmati Venini. Abbiamo intervistato il Presidente di Bettoja Hotels (di cui fa parte il Mediterraneo), Maurizio Bettoja, in occasione della recente riapertura dopo un impegnativo restauro. Il palazzo è stato vincolato dai Beni Culturali a novembre del 2019. Le immagini che vi mostriamo sono del fotografo Giorgio Benni.
Com’è nato l’Hotel Mediterraneo?
È stato fondato dal mio trisnonno. Prima esisteva un altro albergo, si chiamava “Lago Maggiore”: era una palazzina di 4 piani risalente al 1875, uno dei fabbricati realizzati in Via Cavour subito dopo l’Unità di Italia. Per il ventennale del Fascismo si preparava l’E42, l’esposizione dell’Eur, in quell’occasione venne demolita la vecchia stazione Termini, era prevista la demolizione di tutti i palazzi porticati di Piazza del Cinquecento. Via Cavour doveva diventare l’arteria principale per congiungere il centro di Roma con il nuovo quartiere. Mio nonno Maurizio decise così di ricostruire l’albergo.
A chi affidò il progetto di ricostruzione?
A Mario Loreti, architetto molto noto all’epoca. So che gli sarà presto dedicata una mostra a Varese, città per la quale progettò la piazza civica. Costruì molto anche per lo Stato italiano, come alcune colonie marine sulla costa adriatica.
Il suo progetto dell’Hotel Mediterraneo piacque così tanto che il piano regolatore venne cambiato appositamente per espandere l’architettura: il palazzo vicino di Via Amendola fu espropriato per allargare orizzontalmente il futuro hotel, elevato anche in altezza. Raggiunse infatti 11 piani, diventando l’edificio più alto nel centro storico. Non solo, si trova anche sul colle più alto: l’Esquilino.
Quando si partì col cantiere?
Nel 1938 si cominciò la costruzione, il governo fascista faceva pressioni per promuovere l’immagine dell’Italia all’estero e l’industria turistica: i lavori dovevano terminare entro il 1942, tutto doveva essere pronto per accogliere i visitatori dell’E42. Nello stesso periodo, infatti, Loreti era impegnato nell’edificazione di altri due grandi hotel importanti e ancora oggi attivi: il Bernini Bristol e l’Hassler Villa Medici.
Da dove derivò l’intuizione di chiamare Loreti?
Il fondatore aveva viaggiato molto, anche negli Stati Uniti. Era una cosa insolita all’epoca… mio nonno era interessato a vedere com’erano gli alberghi fuori dall’Italia. Fece mettere l’aria condizionata nei saloni, così l’Hotel Mediterraneo è stato il primo edificio, in assoluto, dotato di aria condizionata in Italia. Fino a poco tempo fa, c’era il vecchio macchinario, ancora funzionante. L’architetto Loreti aveva previsto anche una lavanderia e un rifugio anti-aereo collocato nel secondo scantinato, una delle mie cugine ricorda di essersi dovuta rifugiare lì durante la guerra. Nel 1942 l’hotel era pronto ma nel ’43 arrivarono i tedeschi, occuparono sia l’hotel Massimo D’Azeglio sia il Mediterraneo. Nelle camere libere, dove non soggiornavano i tedeschi, mio nonno nascose molti ebrei. Pensò che i nazisti non avrebbero mai sospettato gli ebrei fossero a due passi, nelle stanze accanto alle loro. Per fortuna, andò proprio così! Mise in piedi una piccola tipografia clandestina per creare documenti falsi ed aiutarli ad espatriare.
Parliamo ora del fiore all’occhiello dell’hotel, l’arredo…
Venne tutto disegnato da Loreti. L’illuminazione, su suo disegno, venne affidata a Fontana Arte, mentre le lampade in vetro sono di Venini. Tutto il mobilio venne realizzato su progetto di Loreti e realizzato nello stabilimento di costruzione del padre. Tutte le componenti sono in stile Déco, lucidate a spirito e gommalacca. Un Sovrintendente che è passato recentemente ha esclamato “è la Pompei degli anni ’30”! Molti film d’epoca sono stati girati all’interno del Mediterraneo, come il recente sceneggiato su Carosone.
E poi ci sono i mosaici…
La Sala del Mosaico prende il nome dalla grande composizione che rappresenta una caccia medievale. Nella Sala San Giorgio, invece, in continuità con l’arredo della Sala delle Polene, è presente un mosaico che rappresenta il San Giorgio dell’artista sloveno, nato triestino, Augusto Černigoj. Ancora due mosaici si trovano sopra le porte degli ascensori e rappresentano la partenza e il ritorno di Ulisse: il sole nel mosaico di Ulisse in procinto di partire è a est, mentre è posizionato ad ovest nell’episodio del ritorno. Entrambi i mosaici sono opera di Franco d’Urso.
È stato affrontato in questi anni un importante lavoro di restauro, nel rispetto degli ambienti originali, come?
Con mia sorella Georgia abbiamo scelto di far restaurare la Sala del Mosaico: sono state riposizionate le applique e rifatti nuovamente gli intarsi. Gianni De Maria – falegname, ebanista e restauratore che lavora per il Mediterraneo – ha lucidato i pannelli intarsiati del Bar e della Sala del Camino. È stata anche restaurata la grande mappa su pergamena del Mediterraneo, uno dei gioielli dell’hotel, sulla fiancata di una nave abbiamo trovato la firma dell’artista. Si tratta di Achille Capizzano, artista che ha lavorato al Foro Italico ed è morto giovane, dopo la Seconda Guerra Mondiale: è stato lui a fornire i cartoni sia per i mosaici che per gli intarsi. Prima non ne avevamo idea! Abbiamo contattato subito la famiglia, scoprendo che i parenti hanno conservato i i disegni preparatori. Ci hanno persino regalato alcune opere di Capizzano, vorremmo porle in evidenza.
Per quanto riguarda gli intarsi?
Sono una serie di intarsi in legno. Su uno di questi è delineata iconicamente la storia della scrittura, dai geroglifici egizi al Romanticismo. Sopra il camino si trova un intarsio con la figura di Prometeo. Nella sala del Bar sono collocati sia un pannello con Bacco e i vignaioli, sia un tondo su cui è rappresentato un grande rebus misterioso, non abbiamo idea di cosa significhi: si distinguono, su un lato, una donna e un diavolo che la tenta…mentre delle forbici tagliano i capelli di un’altra donna.
Abbiamo parlato degli spazi comuni. Ma cosa si trova l’ospite nella sua stanza? Sono presenti i mobili originali. Ne abbiamo aggiunti altri provenienti da un vecchio albergo, il San Giorgio, disegnati dall’architetto triestino Gustavo Pulitzer-Finali che ha progettato molti interni di transatlantici.
Il lucidatore si è accorto che, tirando fuori i cassetti da alcune scrivanie, è possibile leggere delle scritte a matita. Alludono ad episodi di guerra: alcuni sono dei messaggi di ringraziamento da parte degli ebrei che sono stati salvati da mio nonno. Pare, inoltre, che mio zio Roberto abbia cacciato via un ufficiale tedesco ma nessuno ricorda l’accaduto!
Qual è uno dei pezzi di design che preferisci in questa “Pompei degli Anni Trenta”?
Un orologio disegnato da Loreti nella Sala della Mappa: il quadrante assomiglia ad un sole, mentre la base che lo sostiene simula le onde del mare.
-Giorgia Basili
https://www.romehotelmediterraneo.it/
http://www.achillecapizzano.it
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