Sergio Nannicola / Marco Pellizzola – Vuoto
Si incentra sul concetto di “svuotamento”, inteso in senso fisico, metaforico ed etico, e si intitola semplicemente VUOTO il progetto espositivo site specific nato dalla riflessione degli artisti Sergio Nannicola e Marco Pellizzola sui temi e sull’eredità simbolica di Piero Manzoni.
Comunicato stampa
Si incentra sul concetto di “svuotamento”, inteso in senso fisico, metaforico ed etico, e si intitola semplicemente VUOTO il progetto espositivo site specific nato dalla riflessione degli artisti Sergio Nannicola e Marco Pellizzola sui temi e sull’eredità simbolica di Piero Manzoni (Soncino, 1933 – Milano, 1963), internazionalmente considerato tra le più geniali e provocatorie figure di intellettuale del XX secolo. Ambientata nello Studio Zecchillo di Milano, ex casa e studio di Manzoni fino alla scomparsa dell’artista, la mostra è allestita in via Fiori Chiari 16, a pochi metri dall’Accademia di Belle Arti di Brera, dove Nannicola e Pellizzola hanno a lungo collaborato come docenti di Decorazione, e si lega strettamente alla scelta del luogo.
Interessati al rapporto tra opera e identità dello spazio espositivo, entrambi gli autori partono infatti, da tematiche e immagini esplicitamente riconducibili alla poetica e alla ricerca del fondatore di Azimuth, declinandole in letture correlate ma indipendenti, che si inseriscono nel proprio percorso espressivo e mantengono ben evidenti le intenzioni comunicative peculiari della loro ricerca individuale. Tre opere di medesimo formato per ciascun autore, installate sulla parete bianca denominata ACHROME realizzata da Piero Manzoni (così come testimoniato dall’artista Arturo Vermi) che domina la stanza, instaurano così un dialogo tra loro e con lo spazio creativo dell’autore. Come scrive il critico Ivan D’Alberto in catalogo “Sergio Nannicola presenta tre lavori che indagano quello svuotamento di valori che hanno ridotto l’Italia ai minimi termini: sia da un punto di vista socio-politico comportamentale che culturale. […] Marco Pellizzola, invece, recupera tre soggetti iconici che hanno segnato la storia dell’artista di Soncino: Base magica/scultura vivente, Merda d’artista e Linea di lunghezza infinita. Le tre forme, dalla riconoscibilità inequivocabile, sono svuotate da ogni riferimento connotativo, da ogni elemento stilistico che caratterizzavano le tre note opere di Manzoni.”
Per Nannicola, le sagome ritagliate in negativo di un’Italia svuotata da ogni contenuto sono una presa di posizione esplicitamente critica rispetto alla situazione attuale del nostro Paese, un gesto accusatorio e emblematico che addita lo svuotamento radicale di contenuti, anche se in una delle tre opere l’apparizione di un fondo oro alle spalle del vuoto sembra segnare un’apertura a una visione più possibilista del cambiamento.
Più intimamente legato alla memoria del luogo, quasi a coglierne gli echi per assenza, Pellizzola riporta sui fondali azzurri tipici del suo lavoro le sagome di opere manzoniane, contornandole con un tratteggio che ricorda gli album da ritagliare per bambini, per suggerire come poco o nulla il pubblico conosca davvero della poetica di un grande pioniere quale è stato Manzoni, al di là della notorietà scandalistica che circonda di un alone provocatorio la celebre Merda d’artista.
Lo studio Zecchillo ha ormai una consolidata storia artistica: antica scuderia del Palazzo dei Conti Panza di Biumo, fu scelto da Piero Manzoni come spazio in cui sviluppare la sua ricerca nel cuore del quartiere di Brera, luogo ricco di incontri e di relazioni tra creativi, e proprio qui l’artista morì improvvisamente nella notte del 6 febbraio 1963 a soli 29 anni; l’appartamento venne allora rilevato da un suo collezionista a ammiratore, il noto baritono del Teatro alla Scala Giuseppe Zecchillo, che lo ha utilizzato come spazio per le prove musicali ma che subito ne ha fatto anche un vivace centro di animazione culturale, iniziative e incontri a sostegno della cultura, tradizione ora portata avanti dal figlio Graziano.