Appello: il Padiglione Italia alla Biennale Architettura 2023 sia curato da una donna
Dove sono e che ruolo hanno le architette in Italia? Riceviamo e pubblichiamo, in due articoli successivi, proposte e idee rivolte al Ministero della Cultura in vista della 18. Mostra Internazionale di Architettura. A firmarle dodici professioniste del settore architettura
Questo testo approfitta della nomina di Lesley Lokko a curatrice della prossima Biennale di Architettura per portare avanti un dialogo che da RebelArchitette e MariaLuisa Palumbo si apre verso una molteplicità di voci di progettiste, ricercatrici, curatrici di piccoli e grandi eventi: architette in vario modo in prima linea nell’immaginazione e gestione del paesaggio, delle città e degli interni che abitiamo.
Dopo otto edizioni di curatela maschile del Padiglione Italia, da aggiungere alle cinque edizioni precedenti di curatori italiani della mostra generale, ci chiediamo come sia possibile non vedere l’esistenza di un problema: di una inaccettabile mancanza. Dove sono o che posto e che parte hanno le architette in Italia? La domanda di pari opportunità, ovvero di uguale spazio, spazio di rappresentazione, spazio per far sentire la propria voce, ma anche e soprattutto per dialogare con quella degli altri, è, nei confronti di una istituzione esemplare come il Padiglione Italia alla Biennale, più che mai urgente ed essenziale. Chiediamo pertanto al Ministero della Cultura di farsi promotore di una cultura di parità, piuttosto che esempio eclatante di disparità.
PADIGLIONE ITALIA 2023: TRE PROPOSTE PER IL MINISTERO DELLA CULTURA
In questo senso, unendo la nostra voce a quella di chi in passato ha sottolineato il bisogno di individuare meccanismi altri per la scelta della figura curatoriale, ci sembra importante riaffermare che (1) un concorso aperto, non basato sul “passaparola”, ma su un bando pubblico, che renda visibili e condivisibili le proposte e le scelte, sarebbe un primo passo avanti. Riteniamo inoltre essenziale superare la logica dell’incarico individuale, permettendo e favorendo (2) curatele multiple e condivise, e collaborazioni tra figure professionali complementari. Infine, ricordando come la curatela di una mostra sia cosa diversa da un progetto di allestimento, chiediamo sia definitivamente superata la diatriba progettista/accademico: quello che serve, e che andrebbe messo a concorso, è (3) una proposta curatoriale, ovvero, una proposta di discorso, di interpretazione, di visione.
L’ITALIA ALLA BIENNALE ARCHITETTURA DI LESLEY LOKKO
Con l’obiettivo dunque di promuovere il pensiero femminile e di dar voce a figure al di fuori della logica del passaparola, abbiamo chiesto a Sandy Attia, Anna Barbara, Antonella Bruzzese, Cristiana Favretto, Bianca Felicori, Rossella Ferorelli, Paola Galuffo, Olivia Gori e Annalisa Metta, come immaginerebbero un Padiglione Italia capace di dialogare con Lesley Lokko. Come parlare alla Biennale di una architettura capace di costruire condizioni di uguaglianza, benessere e rifugio, di una architettura come pratica critica delle logiche estrattive e delle oppressioni di classe, genere e razza?
Le loro risposte saranno pubblicate in un articolo successivo (N.d.R.). A queste voci ci piacerebbe aggiungerne molte altre. Perché sono tante oggi le architette italiane con curricula più che eccellenti, di tutte le età e provenienze, impegnate in Italia e in giro per il mondo. I loro lavori, le loro voci e i loro volti però sono ancora estremamente sotto rappresentati nei media, nei panel, nelle mostre, nelle giurie, nei ruoli guida di università e istituzioni. Ecco perché è importante che la Biennale dia un segnale: occorre cambiare le regole del gioco per invitare più giocatori a partecipare, creando meccanismi per sostenere la diversità, l’inclusività, le pari opportunità. Millenni di esclusione, di cancellazione, di distorsione non si superano senza una volontà precisa di recuperare, di cambiare le regole e le abitudini che hanno permesso e legittimato l’esclusione.
‒ MariaLuisa Palumbo con Francesca Perani ed Elena Fabrizi
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