Black History Month

Informazioni Evento

Luogo
MURATE ART DISTRICT
Piazza delle Murate, Firenze, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
10/02/2022
Generi
arte contemporanea

Tre mostre co-prodotte per dare voce agli artisti afro-discendenti: “Hazel” doppia videoproiezione di Kevin Jerome Everson, “Come sa di sale lo pane altrui”
lavoro autobiografico di Nidhal Chamekh e il lavoro di ricerca Black Archive Alliance vol. IV di Jessica Sartiani

Comunicato stampa

Si rinnova anche quest’anno la collaborazione tra Murate Art District e Black History Month Florence, il festival – che da quest’anno è stato ribattezzato Black History Fuori Le Mura - dedicato a promuovere la cultura “black” e la diversità delle culture afro-discendenti nel contesto italiano. Per l’edizione 2022 di Black History Fuori Le Mura - iniziativa co-fondata e diretta da Justin Randolph Thompson - il distretto diretto da Valentina Gensini co-produce tre mostre, visitabili dal 10 febbraio al 2 aprile 2022. “Hazel” doppia videoproiezione di Kevin Jerome Everson, “Come sa di sale lo pane altrui” lavoro autobiografico di Nidhal Chamekh e infine il lavoro di ricerca Black Archive Alliance vol. IV di Jessica Sartiani nell’ambito della collaborazione triennale siglata tra MAD e BHFM, sono queste le mostre che troveranno spazio negli ambienti di MAD.

L’inaugurazione delle mostre dell’edizione 2022 di BHFM, intitolata La Fuga, si svolgerà negli spazi di MAD giovedì 10 febbraio a partire dalle 17.30, con la presentazione dei progetti da parte di Valentina Gensini, di Justin Randolph Thompson, di Nidhal Chamekh e della ricercatrice Jessica Sartiani. Nell'occasione verrà presentato anche il nuovo progetto audiovisivo di DeForrest Brown, Jr. e James “Hoff Hobo Ufo V. (The new world)”, che esamina la tumultuosa storia geografica della storia migratoria degli afrodiscendenti in America.

La mostra personale di Kevin Jerome Everson, intitolata Hazel (in Sala Anna Banti), nasce da ricordi collegati all'iconica canzone Maggot Brain dei Parliament Funkadelic. L’opera – una doppia video-installazione sincronizzata - attinge alla memoria dell'artista riguardo a quanto ha ispirato il memorabile assolo di chitarra della canzone che dà il titolo all’album: il ricordo distorto, una finzione progettata per ispirare un'esecuzione appassionata. L'attualità della storia della traccia e gli scambi tra il leader della band, George Clinton, e il chitarrista Eddie Hazel diventano percezioni, intuizioni e immaginazioni alternative, in quest’opera dedicata proprio al chitarrista del gruppo. La dimensione sonora funziona come un elemento familiare ma dissonante, ricordata ma distante.

“Come sa di sale lo pane altrui” (Sala Laura Orvieto), riunisce invece due serie di opere di Nidhal Chamekh che mettono in discussione la nozione dell'archivio come testimone, come spettatore. Le opere a tecnica mista inondano l'abisso di storiografie evacuate, che solo apparentemente fanno fatica a mantenere un'accuratezza puntuale, a mettere in discussione l'ambiguità dell'obiettivo empirico dell'anatomia zoologica, la classificazione delle foto segnaletiche, la precisione dei disegni meccanici con gli indizi personali che le tengono insieme. L'infanzia di Chamekh nei quartieri popolari di Tunisi e la persecuzione della sua famiglia militante hanno un profondo impatto sulla sua arte, situata tra dimensione biografica e politica, mentre disegna ricordi trasformati in testimonianze, investigando la costituzione della nostra identità contemporanea in relazione a eventi storici ed archivi.

Infine il lavoro di ricerca del quarto capitolo di Black Archive Alliance (progetto di ricerca avviato al MAD Murate Art District nel 2018 che raccoglie le testimonianze delle popolazioni e della diaspora dal continente africano raccolte negli archivi e nelle collezioni pubbliche e private italiane) è frutto di una residenza della ricercatrice Jessica Sartiani a MAD iniziata nel dicembre 2021. I documenti di Roberto Bianchi sullo sciopero della fame del 1990, di Mestre Boca Nua sui primi contatti tra fiorentini e capoeira, e frammenti dell'archivio digitale di Jordan Anderson sul Black Queerness in Italia sono messi in connessione con le ricerche di Jessica Sartiani sulla storia coloniale legata in particolar modo con la produzione e il consumo di caffè.