Il Padiglione Italia alla Biennale ha troppi pochi soldi. “Ma li raddoppiamo”
600mila euro sono una cifra insignificante per una mostra così importante, strategica, cruciale. E infatti curatori e artisti sono costretti a raccogliere fondi ulteriori a destra e a manca. Ma le cose potrebbero presto cambiare
È stato presentato – come potete leggere in questo articolo – il Padiglione Italia alla prossima Biennale d’Arte di Venezia. Non vediamo l’ora di percorrerlo e di catapultarci nell’avventura immersiva proposta dall’artista Gian Maria Tosatti e dal curatore Eugenio Viola. La conferenza di presentazione del Padiglione, svoltasi a Roma al cospetto del ministro Dario Franceschini e del direttore generale Ninni Cutaia, è stata un momento utile per riflettere su una faccenda in particolare. Una faccenda di soldi.
QUANTO VIENE FINANZIATO IL PADIGLIONE ITALIA ALLA BIENNALE?
All’insegna della massima trasparenza, nella prima parte della conferenza si è parlato dei finanziamenti pubblici e privati che permetteranno al Padiglione di coprire i costi di allestimento, trasporti, professionisti, maestranze. È emerso che il Padiglione quest’anno verrà a costare qualcosa di più di 2 milioni di euro e che oltre il 70% di questa somma verrà erogata da privati. Lo Stato, come si sa e come avviene anche in occasione della Biennale Architettura, ci mette un gettone fisso di 600mila euro. Il resto? Deve essere recuperato dagli assegnatari.
Ora, chi scrive è forse uno dei maggiori fautori dell’intervento dei privati nella cultura, del loro coinvolgimento, dello stimolo costante a far sì che investano e che restituiscano parte di quanto ottengono dalla loro attività economica. Qui però forse si è smarrito il corretto equilibrio. Per quale motivo lo stato non mette su questa partita una cifra più idonea, sensata, corretta? Dove sarebbe il grave problema di bilancio di mettere un milione o due milioni su una cosa così rilevante come il Padiglione Italia alla Biennale? Non si appostano forse cifre simili ad esempio per la nuova (lodevole) iniziativa di Capitale Italiana della Cultura? Forse che il Padiglione Italia a Venezia ha inferiore importanza di Procida 2022? Qualcuno potrebbe eccepire che 600mila euro non sono pochi e che tutto sommato si tratta di una mostra. Già, una mostra. Innanzitutto parliamo forse della più importante mostra d’arte che lo stato promuove direttamente; sicuramente della mostra più strategica a livello internazionale. E poi se davvero 600mila euro non sono pochi, perché ogni volta devono essere raddoppiati o triplicati da sponsorship private? Evidentemente i denari non sono sufficienti, non in un contesto come Venezia, non per una mostra di quella complessità, di quella lunghezza, concepita in tempi così contenuti.
CURATORI E ARTISTI NON SONO FUNDRAISER
Costringere il curatore (e perfino l’artista!) a impegnative sessioni di fundraising giocoforza distogliendoli dalla preparazione di una mostra che è oltretutto realizzata in pochi mesi non appare una scelta efficiente. Oltretutto quando poi magari c’è una pandemia in pieno corso e i supporters non si trovano (vedi lo scorso padiglione alla Biennale Architettura), allora si è costretti a riciclare i precedenti allestimenti pur di risparmiare un po’).
Per l’amor di dio, bellissimo vedere l’impegno di realtà straordinarie del Made in Italy come Sanlorenzo e Valentino (alcuni degli sponsor del Padiglione) nel sostenere iniziative culturali, ma non è giunto il momento di riequilibrare un po’ le forze in campo? Anche perché sponsor e donatori, per quanto distaccati e intellettualmente onesti possano essere, capita che a volte vogliano legittimamente qualcosa in cambio. E confezionare padiglioni a misura di sponsor (sia per quanto riguarda i contenuti che la scelta degli artisti) potrebbe rappresentare a lungo andare un rischio concreto.
“RADDOPPIAMO IL FINANZIAMENTO AL PADIGLIONE ITALIA”
Abbiamo chiamato il Direttore Generale per la Creatività del Ministero della Cultura Ninni Cutaia a pochi istanti dalla fine della conferenza per domandargli se non fosse anche lui dello stesso avviso e se non condividesse le nostre conclusioni sulla necessità di un finanziamento più alto per un appuntamento così cruciale come il Padiglione Italia. Cosa ci ha risposto? “Certo, avete ragione, lo facciamo. È verissimo che la somma è rimasta un po’ troppo ferma negli anni, per cui ci stavo già lavorando, la pandemia ha rallentato un po’ e poi i bilanci di un ministero prevedono procedimenti lunghi, ma già dalla prossima edizione della Biennale, quella di Architettura, se tutto andrà come deve andare passeremo da seicento mila euro a un milione. Se non ad un raddoppio netto e quindi un milione e due”. Boom. Neppure la soddisfazione di aver smosso le acque con questo articolo, stavano già provvedendo… E così il buon Cutaia, dopo aver operato per realizzare finalmente un padiglione con un solo artista (come fanno quasi sempre tutte le altre ‘grandi potenze’ artistiche globali) ha anche messo una pezza all’anomalia dei pochi investimenti pubblici su un progetto così decisivo per il posizionamento internazionale della nostra arte contemporanea. Bene così.
-Massimiliano Tonelli
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